Cos’è il colesteatoma? Il recente ricovero d’urgenza presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma di due gemelline di 5 anni ha posto in risalto questa patologia particolarmente violenta.

L’équipe medica del reparto di Audiologia e Otochirurgia ha ritenuto necessario sottoporre le due bambine ad una delicata operazione chirurgica al fine di salvare il loro udito ed impedire che la malattia lesionasse in maniera permanente i tessuti e le ossa delle loro orecchie.

Cos’è il colesteatoma: caratteristiche principali e diverse tipologie

Il colesteatoma colpisce l’orecchio medio e nella porzione confinante con l’osso mastoideo. È caratterizzato da un anomalo accumulo di cellule epiteliali e sostanze squamose o a base di cheratina nella zona vicina al timpano e alle piccole ossa incudine, staffa e martello.

Generalmente si verifica in conseguenza ad un’otite cronica, associata quasi sempre dalla perforazione del timpano.

Non è una malattia tumorale ma se non trattata per tempo può provocare danni irreversibile alla struttura interna dell’orecchio e di conseguenza compromettere la funzione uditiva.

Esistono due forme differenti di colesteatoma: primaria o secondaria. La prima tipologia non è conseguenza di una patologia pregressa e può essere invece causata da un’alterazione congenita. Può essere infatti legata ad un malfunzionamento della tuba di Eustachio che causa a sua volta costante pressione negativa nell’orecchio medio.

Questa pressione deforma il timpano e genera così su di esso dei piccoli avvallamenti entro cui si deposita il tessuto epiteliale oltre che la cheratina. A lungo andare questo meccanismo deteriora il timpano e i tre ossicini, diminuendo l’udito.

Il colesteatoma di tipo secondario invece è correlato alla lesione dell’orecchio medio in conseguenza ad un trauma esterno o ad un’altra patologia come ad esempio un’otite acuta o cronica. In questo caso la perforazione del timpano determina un deterioramento delle cellule dell’orecchio medio fino a un irreversibile intaccamento delle strutture ossee.

Sintomi e diagnosi

Per capire cos’è il colesteatoma è bene sapere che la maggior parte dei pazienti non presenta alcun sintomo fino a quando la patologia non ha aggredito l’orecchio medio. Per questo motivo la diagnosi risulta abbastanza difficile. Spesso infatti le prime avvisaglie della malattia possono essere banalmente confuse con altre patologie dell’orecchio.

Quando il colesteatoma arriva nella sua fase più aggressiva, nel paziente si manifestano:

  • diminuzione sensibile delle capacità uditive;
  • straniamento e senso di vertigini;
  • acufene;
  • eventuale secrezione dal dotto uditivo esterno.

Qualora l’accumulo di materiale epiteliale nell’orecchio medio produca un’infezione, il paziente proverà dolore acuto.

La diagnosi deve essere eseguita da un medico specializzato in otorinolaringoiatria. Il medico procederà dunque ad un’analisi visiva della membrana attraverso un otoscopio o con il supporto di una TAC per individuare eventuali complicanze in atto.

Complicanze e trattamento terapeutico

Se non curato in tempo, il colesteatoma può dare luogo a complicazioni anche di grave entità.

Il paziente può andare incontro a:

  • instabilità posturale o vertigini per l’insorgenza di labirintite,
  • paralisi del nervo facciale,
  • mastoidite, ovvero grave infezione all’osso mastoide,
  • lesioni ai nervi della stessa zona e conseguente difficoltà di movimento del cranio.

Nei casi più gravi l’infezione può estendersi anche a livello del cervello e causare così tromboflebite delle vene cerebrali, ascessi o meningiti.

Poiché si tratta di una patologia molto aggressiva, il colesteatoma viene trattato mediante intervento chirurgico. L’operazione medica ha così l’obiettivo non solo di rimuovere la causa della malattia, ma anche le zone ormai irrimediabilmente attaccate e successivamente di ricostruire il timpano.

Quest’ultima operazione può essere di tipo chiuso o aperto. A differenza della tecnica di tipo aperto, la procedura chiusa salvaguarda la parete posteriore del condotto uditivo esterno, ma espone il paziente ad un alto tasso di recidiva della malattia. 

Quando l’infezione è estesa anche all’osso mastoideo, l’équipe medica dovrà valutare la necessità di asportarlo con la successiva ricostruzione, tramite protesi, della catena ossiculare.