Il fatto è avvenuto nel torneo Provincial Golden Glove Championship di Victoriaville, Quebec: ecco cosa sappiamo delle vicenda che sta facendo discute il mondo del pugilato, e non solo
La detentrice del titolo Katia Bissonnette avrebbe deciso di non combattere contro l’avversaria una volta saputo che era transessuale
Al Provincial Golden Glove Championship di Victoriaville, Quebec Katia Bissonnette avrebbe deciso di non combattere contro la sfidante. Il motivo? A quanto riportato in primis dal Daily Mail e di seguito da molte testate internazionali e italiane nel sopracitato torneo, Katia Bissonnette – detentrice della cintura – avrebbe deciso di non salire sul ring contro l’avversaria, una volta saputo – a ridosso della sfida – che era transgender. Di conseguenza, Bissonnette ha perso il titolo, poichè con un così breve preavviso il torneo canadese non è riuscito a trovare una sostituzione. Mya Walmsley – questo il nome dell’avvarsaria dalla Bissonnette – ha così vinto il titolo, pur non disputando il match in programma con la detentrice.
L’episodio porta alla luce le tanto dibattute dinamiche riguardanti l’inserimento delle sportive transessuali non mondo dello sport. Tali questioni, oltre ad essere giustamente sempre più dibattuto nell’ambito sportivo, toccano sempre più spesso anche il mondo degli sport da combattimento (con prencedenti episodi anche nel mondo delle MMA), dove uno squilibro fisico può creare serie conseguenza. Si andrebbe a creare infatti una dinamica in cui un atleta transessuale – ergo: alla nascita di sesso maschile ma che ha affrontato o sta affrontando una transizione verso il genere femminile – compete contro delle atlete femminili. Katia Bissonnette ha deciso di non combattere, poichè avrebbe affrontato un’avversaria la quale, date le proprio caratteristiche biologiche, avrebbe dato il via ad un match impari, squilibrato. Bissonnette ha motivato ulteriormente la sua scelta, parlando della sua incolumità. La boxer canadese ha deciso di non combattere citando uno studio dell’Università dello Utah secondo cui un colpo proveniente da un uomo può essere il 163% più forte di quello dato da una donna. La fighter ha poi dichiarato – stando a quanto riportato da Reduxx – che “le donne non dovrebbero sopportare i rischi fisici e psicologici portati dalle decisioni di un uomo riguardo alla sua vita personale e alla sua identità“. E riguardo le sopracitate dinemiche, per lei “dovrebbero esserci due categorie: maschili e femminili biologici“.
Una scelta presa per la propria sicurezza? Ecco quanto ha dichiarato la sfidante Mya Walmsley
Sempre da quanto riportato dal Daily Mail, è possibile ricostruire anche il punto di vista e quanto dichiarato dall’altra protagonista della delicata vicenda, ovvero Mya Walmsley. La sfidante ha inizialmente dichiarato di non aver apprezzato molto la decisione della detentrice del titolo, la quale avrebbe deciso di far presente la sua decisione di ritiro dal combattimento senza essersi prima confrontata con lei, nel tentativo di trovare una soluzione. Successivamente, una volta che la Bissonnette ha motivato le decisioni del suo ritiro, Mya Walmsley ha dichiarato che il comportamento dell’avversaria spiegando che un comportamento del genere potrebbe esporre gli atleti transessuali a delle esclusioni o peggio ancora a delle ripercussioni personali.
Cosa dice la Boxing Canada e il Comitato olimpico internazionale sull’argomento?
In un dibattito così delicato, cosa dicono gli organi ufficiali? Stando a quanto afferma la Boxing Canada, se un pugile transessuale ha avviato la transizione prima dell’età puberale, allora tale scelta non dovrebbe essere resa pubblica, in modo da evitare eventuali discriminazioni. Per il Comitato Olimpico Internazionale le donne transessuali hanno la possibilità di competere in una categorie femminili qualora decidano di abbassare il livello di testosterone ad una determinata soglia. Va detto che Mya Walmsley, stando sempre a quanto riportato dalla testata straniera, non si sia sottoposto a tale trattamento prima della sfida per il titolo contro la Bissonnette. La sfidante ha definito tale tale regola del Comitato Olimpico Internazionale non necessaria e invasiva.