Filippo Turetta, l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, è stato arrestato in Germania ed è in attesa di estradizione in Italia. Nel frattempo, cambia parte del suo collegio difensore: l’avvocato che curerà la sua difesa in aula non sarà più Emanuele Compagno ma il docente e penalista padovano Giovanni Caruso.

A pesare sulla scelta probabilmente le uscite mediatiche infelici di Compagno, che a molti sono apparse come un tentativo di sminuire l’omicidio ed il sequestro di Cecchettin per mano di Turetta.

Chi è Giovanni Caruso, il nuovo avvocato difensore di Filippo Turetta

Nato nel dicembre 1969 a Conselve, in provincia di Padova, Giovanni Caruso esercita l’avvocatura dal 1999 ed è iscritto alla Camera Penale di Padova dal 1997. Oltre alla laurea in giurisprudenza (ottenuta nel 1996), Caruso ha anche un diploma di dottore di ricerca in Filosofia del Diritto.

Dopo aver fatto parte del Comitato di redazione della Rivista nazionale di dottrina e giurisprudenza Notiziario Penale, inizia negli anni 2000 una collaborazione con l’Università di Padova, diventando professore ordinario di Diritto Penale dal 2016. Negli anni ha pubblicato anche diversi articoli su riviste del settore, insegnando anche al corso di formazione dell’Ordine degli avvocati di Padova per l’idoneità alla difesa di ufficio.

Le polemiche su Emanuele Compagno, il vecchio avvocato di Turetta

Emanuele Compagno era finito al centro delle polemiche giornalistiche a causa di alcune sue frasi sul comportamento di Filippo Turetta e su un video YouTube in cui parlava della violenza di genere.

Nel primo caso l’avvocato indicava che era possibile una perizia psichiatrica per il suo assistito (suggerendo in qualche modo uno scarico di responsabilità per Turetta), avevano destato scalpore anche il commento secondo il quale

Filippo amava Giulia, le faceva i biscotti.

Alcuni utenti di YouTube hanno trovato sulla piattaforma un vecchio video nel quale Compagno parlava di violenza di genere: l’avvocato riteneva che

L’alcol è una scusante per la donna, mentre non lo è per l’uomo. Una totale deresponsabilizzazione della donna, come fosse un oggetto incapace di auto-determinarsi.