“Sono un uomo normale“. Sorridente e divertito, il coordinatore nazionale di Alternativa popolare e sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, lo ripete spesso. Tra gli ospiti de “L’aria che tira” su La7, il fondatore dell’Università “Niccolò Cusano” infatti “sta al gioco” e risponde colpo su colpo al giornalista David Parenzo, specificando sin da subito: “No, non ho mai fermato un treno in vita mia“.

Stefano Bandecchi (Ap) ospite in tv: “La politica italiana è ferma”

Mentre sul maxischermo passa la replica sul “caso” del treno Torino-Salerno fermato a Ciampino del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, Bandecchi spara a zero sull’attuale classe politica. La prima provocazione, tuttavia, è proprio sul Consiglio comunale di Terni, che secondo il primo cittadino “è molto mal frequentato. L’unico sano è il sindaco, gli altri sono inopportuni, disoccupati in cerca di stipendio“.

Allargando l’attenzione sul Parlamento, “negli ultimi trent’anni siamo passati dall’essere la quinta forza industriale, in cui mangiavano tutti, a sedicesima o diciassettesima. La politica oggi in Italia è ferma e noi siamo qui a parlare di Lollobrigida”. Tornando dunque sull’opinione che “il governo è lontano dalle istanze popolari”. “Ma lei si deve mettere nei panni degli italiani che, da quanto dice il ministro, da oggi potranno fermare un treno in ritardo parlando semplicemente col capotreno”, rintuzza Parenzo. “Proprio perché mi metto nei panni degli italiani dico queste cose”.

“I parlamentari della Prima Repubblica giustamente parlavano poco, quelli di oggi sono ladri di futuro”

“I parlamentari della Prima Repubblica parlavano poco. Per fare bella figura o per non farla. Quelli di oggi sono ladri di futuro“, dice il coordinatore nazionale di Alternativa popolare che sulla vicenda Lollobrigida nel complesso la vede così: “Se è vero che il ministro è salito a Roma su un treno con un’ora e un quarto di ritardo e poi è sceso a Ciampino, mi domando quale organizzazione avesse alle spalle. Mi sembra che a Napoli si può scendere anche in macchina”.

“Sì – dice rispondendo con una battuta a un’altra domanda – ho il numero dell’Ad di Trenitalia ma non lo chiamerei per una cosa del genere, io sarei saltato dalla vettura in corsa”.

Infine, Bandecchi mette a modo suo una pietra sopra la vicenda: “Quante storie e che toppa a fiori ha messo! Avrebbe fatto prima a dire ‘L’appuntamento era importante e non pensavo di far scoppiare questa storia. Scusate’. Punto e basta”.

C’è spazio infine per il caso dei 22 milioni sequestrati, su cui Bandecchi è lapidario: “E sorrido, perché me li restituiranno con gli interessi e tante scuse”.