Il tema della sicurezza è molto importante, in ambito blockchain. La possibilità che qualcuno prenda il controllo della catena e conduca a termine la doppia spesa, ovvero l’impiego di uno stesso token per due transazioni diverse, agita da sempre i sonni dei criptofans.
Il motivo di questo aperto terrore è in fondo molto semplice: ove ciò avvenga può essere messo in circolazione l’equivalente delle banconote false per le valute fiat. Il danno sarebbe non solo di carattere finanziario, ma anche in termini di immagine.
Proprio per questo ormai da anni gli sviluppatori si dedicano alla messa a punto di nuovi meccanismi di sicurezza. Tra quelli che hanno riscosso il maggior consenso una menzione di merito spetta a Delayed Proof-of-Work.
Delayed Proof-of-Work: di cosa si tratta?
La Delayed Proof of Work (dPoW) è un meccanismo di sicurezza inizialmente progettato nell’ambito della blockchain di Komodo. In buona sostanza può essere considerata una versione modificata del tradizionale Proof-of-Work, ottenuta tramite lo sfruttamento dell’hash power della blockchain di Bitcoin in modo tale da conferire ulteriori dosi di sicurezza al sistema.
Utilizzandolo, gli sviluppatori di Komodo sono riusciti a rendere più sicura non soltanto la catena principale, ma anche quelle delle terze parti che sono integrate nel suo ecosistema o che potrebbero decidere in tal senso nel futuro. Il meccanismo, infatti, può essere implementata all’interno di qualsiasi progetto che utilizzi un modello UTXO.
Come funziona la Delayed Proof-of-Work?
Per quanto riguarda proprio Komodo, il Delayed Proof-of-Work è stato sviluppato e implementato nel codice di Zcash, in modo tale da permettere una privacy zero knowledge, andando al contempo ad incrementare i livelli di sicurezza del network proprio grazie all’hash rate di Bitcoin.
Il funzionamento prevede che la blockchain interessata sia “fotografata” ad intervalli di dieci minuti, per poi procedere alla trascrizione dell’immagine in un blocco nel network di Bitcoin. Il processo in questione è definito come “notarizzazione” e si traduce all’atto pratico nella creazione di un backup dell’intero sistema Komodo, il quale verrà messo al sicuro all’interno della blockchain di BTC.
I nodi delegati a fingere da notai all’interno della community di Komodo, provvedono a loro volta alla creazione di un block hash da ciascuna blockchain protetta dal meccanismo all’interno del suo registro, procedendo all’esecuzione di una transazione sulla catena. L’archiviazione del singolo block hash su Komodo, in particolare, avviene tramite l’utilizzazione del comando OP_RETURN.
Il motivo per cui i nodi che ricoprono la funzione notarile selezionano un block hash ogni dieci minuti è da collegare alla necessità di far sì che l’intero network possa concordare sulla validità del blocco. I network di ciascuna blockchain raggiungono a loro volta il consenso per i blocchi, mentre i nodi notai provvedono semplicemente alla registrazione di un block hash da un blocco minato in precedenza.
Una volta condotta in porto il processo di notifica su BTC, i nodi notai di Komodo provvedono a diffondere i dati del blocco dalla blockchain di Bitcoin ad ognuna delle catene collegate. Ove qualcuno provi a modificare un blocco sottoposto al processo, sarà il network a bloccare l’operazione.
I vantaggi del dPoW
Il vantaggio assicurato dal meccanismo Delayed Proof-of-Stake è da ravvisare nella crescita in termini di sicurezza che può derivarne per le blockchain che decidono di adottarlo.
A renderlo possibile è proprio l’hash rate di Bitcoin, ovvero la sua potenza di elaborazione. Per poterne avere una quantità sufficiente per poter attaccare una blockchain impostata sul Proof-of-Stake servirebbe una quantità enorme di risorse finanziarie.
Proprio lo sforzo economico richiesto, tale da richiedere una lunga fase di controllo del sistema attaccato, garantisce da eventuali tentativi che con ogni probabilità non riuscirebbero a ripagare l’hash rate affittato per condurli. Proprio per questo motivo il Delayed Proof-of-Work è considerato dagli esperti una buona risposta alle esigenze di sicurezza sempre presenti in ambito blockchain.