Giorgio Furlani CEO del Milan è stato ospite del Social Football Summit, dove si è concentrato sullo stato di salute del club rossonero ma soprattutto del calcio italiano. Durante il suo intervento in particolare ha parlato delle gravi difficoltà nel costruire un nuovo impianto nella zona di San Siro, ufficializzando di fatto che quella soluzione non è più percorribile e che il club si sposterà nella zona di San Donato vicino ad Assago per la sua nuova casa. Ha anche lanciato un allarme a chi vorrebbe togliere le agevolazioni del decreto crescita.

Furlani sulla crescita del progetto Milan e il nuovo stadio

Giorgio Furlani si prende la soddisfazione di elencare i successi sportivi ottenuti dal club da quando è partito il suo rilancio con il passaggio prima ad Elliot e poi a Red Bird:

“Siamo passati da una situazione iniziale di insolvenza è grave crisi finanziaria nel 2015, ora con Red Bird siamo passati a una fase di forte crescita. Siamo passati da anni 6-7 posto fino a ritornare in Champions League e vincere lo scudetto. Questo è il core di quello che facciamo e vogliamo continuare. Questa è solo la prima parte del nostro percorso. Il progetto si basa sul successo sportivo, sono convinto che si debba basare su questo. Il successo sportivo crea successo finanziario e noi lo abbiamo visto. Mi sembra stano dover ripetere che le risorse create dal business vengono reinvestite sul calcio. Vogliamo arrivare a successi sportivi, odio fare pronostici e spererei di avanzare tra tre anni il progetto stadio. Il fulcro del Milan sarà sempre il calcio, siamo parte della comunità della serie a e dobbiamo lavorare insieme per far crescere il prodotto calcio italiano. Le sfide sono la lotta alla pirateria e gli stadi”

Sul progetto del nuovo stadio del Milan sembra che la parola fine a un San Siro 2 sia stata messa definitivamente:

“C’è stato un piano abbastanza chiaro, dovevamo tornare a performare a livello sportivo. Numero due i costi, numero tre gli investimenti commerciali. Questi sono stati i fattori del successo. Il quarto fattore voleva essere il nuovo stadio, dopo anni per il progetto San Siro 2 che ad oggi non è più fattibile. Ci siamo buttati sul progetto a San Donato comprando una società dentro un progetto per un’arena. Il percorso è a quella direzione, purtroppo l’esperienza mi dice che non è facile fare progetti stadi in italia”.

Il decreto crescita unico vantaggio sui campionati esteri

Giorgio Furlani poi lancia l’allarme sull’ipotesi che possa venire meno il decreto crescita che tanto ha aiutato i club di serie A a riportare nel nostro paese grandi campioni:

“Noi come calcio italiano abbiamo tante forze contrarie, le difficoltà sugli stadi e la pirateria. Poi ci sono cose più piccole che rendono il calcio italiano meno competitivo. Il calcio italiano ha un solo vantaggio che lo rende competitivo ed è il decreto crescita, il calcio non è un giocattolo bensì un’industria con cui il paese ha un ritorno di immagine. Noi riusciamo ad attrarre talenti e abbiamo avuto successo in Europa. Noi oggi come società abbiamo incrementato partnership con capitali di sponsorizzazioni stranieri”.

Il CEO del Milan risponde poi alle accuse che il decreto crescita sia stato un freno per la Nazionale italiana:

“Non abbiamo fatto i mondiali 2022, ma neanche nel 2018 con il decreto crescita abbiamo avuto grandi risultati. Se su guardano le nazionali giovanili abbiamo avuto ottimi risultati. Se si pensa che il decreto crescita impatti sui vivai ci si può sedere e trovare modo di risolvere il problema. Noi come Milan siamo disposti ad investire per portare avanti ragazzi sulle giovanili. Questa è una priorità, ma tagliare il decreto crescita vuol dire ridurre risorse”

Il dirigente milanista si sofferma poi sul perché l’idea di un canale della Lega Serie A è naufragato a favore dell’accordo con DAZN:

“L’idea di fare il canale della Serie A è un’idea innovativa, ma non è senza rischi. Non ci sono prove che sia la strada giusta e non è stata fatta un’analisi abbastanza approfondita. È interessante, ma non eravamo pronti. Abbiamo firmato per cinque stagioni, non sappiamo tra 5 anni come cambierà il mondo”.