Italo Calvino ha fatto la storia della cultura italiana del Novecento e, cogliendo l’occasione del centenario della sua nascita, l’Università Niccolò Cusano e quella di Tor Vergata hanno unito le forze per dedicare alla sua poliedrica figura intellettuale un convegno internazionale.
Italo Calvino, 100 anni in un convegno che ne ricostruisce la complessità del pensiero e del suo lavoro
Il barone rampante, Il visconte dimezzato, Il sentiero dei nidi di ragno o Le cosmicomiche. Titoli di libri che risuonano nella memoria di chiunque – anche di coloro che non li hanno letti e che dovrebbero correre a farlo – a sottolineare la grandezza di una figura intellettuale tra le più vivaci, intraprendenti e avventurose della cultura italiana del Novecento.
Italo Calvino avrebbe compiuto 100 anni proprio in questo 2023, il 15 ottobre, per l’esattezza. Tante le iniziative per celebrare la ricorrenza, tra cui una mostra – ‘Favoloso Calvino’, fino al 4 febbraio alle Scuderie del Quirinale a Roma – dedicata al suo genio e all’impatto che ebbe e ha tutt’ora nella cultura del nostro Paese.
E all’anniversario è stato dedicato anche un convegno internazionale che ha visto unire le forze l’Università Niccolò Cusano e Tor Vergata, dal titolo ‘La memoria del mondo in una nuvola di fumo: Italo Calvino a cento anni dalla nascita’.
Calvino parla al presente e al futuro
Un evento in due giorni, 21 e 22 novembre, dedicati a rilanciare una riflessione sui molteplici scenari e spunti di analisi che l’opera di Calvino è in grado di stimolare.
Un punto d’incontro e di ritrovo tra studiosi e ricercatori per indagare e approfondire la complessità del pensiero di Calvino e la multidisciplinarietà del suo lavoro. Perché, oltre all’attività di scrittore – non solo di romanzi e racconti, ma anche per teatro, radio e cinema – Calvino è stato giornalista, collaboratore di Einaudi, critico e saggista.
Una poliedricità che rende necessario un approccio multidisciplinare all’indagine e all’insegnamento di Calvino, come spiega il prof. Angelo Favaro di Tor Vergata in uno degli interventi.
La modernità dell’intellettuale si incontra con la classicità della sua opera di scrittore, che lo rende immortale e capace di parlare al presente se non al futuro. Lo ricorda la professoressa Daniela Privitera dell’Unicusano, nel suo panel – ‘A futura memoria: la lezione di Calvino su sostenibilità e globalizzazione’ – nel quale emerge come Calvino abbia lasciato riflessioni valide ancora oggi su alcuni dei temi di più pressante attualità.
Non potrebbe essere altrimenti, per un intellettuale che ha sempre svolto la sua attività nella considerazione delle possibilità della letteratura di narrare il mondo e la società, muovendo verso un loro miglioramento. Un ‘razionalismo’ che, però, passa attraverso il territorio della favola, o del romanzo di formazione – come ne Il sentiero dei nidi di ragno – in un rapporto con il fantastico che viene esaminato dal professor Andrea Velardi nel panel intitolato ‘Un razionalismo fantastico ed eccentrico. Sulla peculiare epistemologia narrativa di Calvino’.
Tutti elementi e caratteristiche tipiche dei classici, categoria che lo stesso scrittore analizza e con cui si confronta – nel suo lavoro di editore per Einaudi – a partire da Ippolito Nievo, sua grande passione, sviscerata nelle sue influenze nell’opera calviniana da Roberta Colombi di Roma Tre.
Classico lo è anche Calvino, nonostante, per ‘understatement’, non si riconoscesse nella definizione.
E il convegno dell’Unicusano e di Tor Vergata è un’occasione in più per ricordare quanto lo scrittore scrisse in un famoso articolo su ‘L’Espresso’ del 1981, e cioè che “leggere i classici è meglio che non leggere i classici“.