Continua il dibattito sulla violenza di genere e sui femminicidi scatenato dalla terribile morte di Giulia Cecchettin, la ragazza di soli 22 anni uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta a Vigonovo, provincia di Venezia.

La morte di Giulia ha infatti impresso una decisa accelerazione tanto della discussione pubblica su come debellare la violenza di genere dalla nostra società tanto nell’azione delle Istituzioni, al lavoro non solo per approvare il prima possibile il Codice rosso rafforzato ma anche per introdurre nelle scuole dei percorsi di educazione in grado di prevenire l’insorgere di così dolorosi eventi.

Violenza di genere e femminicidi, Bandecchi (AP): “Alla base dell’educazione vi è la famiglia. Ed è da lì che dobbiamo ripartire”

Un contributo deciso a questo dibattito sulla violenza di genere e sui femminicidi arriva nuovamente anche da Stefano Bandecchi, coordinatore nazionale di Alternativa Popolare e sindaco di Terni, il quale ha già fatto più volte sentire la sua voce per sollecitare un’azione concreta delle Istituzioni sul tema.

Auspicando un maggior rafforzamento del settore Giustizia – cruciale per far sì che le denunce delle donne non cadano nel vuoto – e maggiori interventi nelle scuole, Bandecchi oggi propone una riflessione sul fondamentale ruolo che anche le famiglie sono chiamate a svolgere in questo auspicato e necessario cambiamento culturale.

Secondo il sindaco di Terni, infatti, «la base da cui muovere rimane la famiglia, ovvero il nucleo dove si apprendono quei modelli che sembra siano, giorno dopo giorno, indeboliti».

Bandecchi (AP): “Sempre più spesso assistiamo a episodi compiuti da giovani disabituati al rispetto dell’altro”

Non volendo generalizzare, Bandecchi premette nella sua riflessione come i responsabili della violenza di genere e dei femminicidi non siano solo giovanissimi, come nel caso della triste storia dell’omicidio di Giulia Cecchettin.

Allo stesso tempo, per il coordinatore nazionale di AP, non si può tuttavia ignorare «come troppi brutti episodi di cronaca riguardino le nuove generazioni» le quali appaiono agli occhi di Bandecchi come drasticamente «disabituate al rispetto dell’altro e al pagare le conseguenze delle proprie azioni». Un esempio fra tutti, per Bandecchi, è il caso dello stupro di Palermo quest’estate.

Bandecchi (AP): “I genitori che giustificano sempre i figli fanno un danno sia ai ragazzi che alla società”

Uno dei gravi problemi che compromette l’educazione di questi ragazzi è, per Stefano Bandecchi, «l’iper protezione offerta da alcuni genitori. Basti pensare che se oggi un figlio viene bocciato la colpa viene data ai professori».

Questa volontà di giustificare sempre, ad ogni costo, i propri figli è per il coordinatore nazionale di Alternativa Popolare non solo dannosa per i ragazzi stessi, ma anche per la nostra società, costretta poi a fare i conti «con ‘i bravi ragazzi’ che si tramutano in bestie».

Violenza di genere e femminicidi, Bandecchi (AP): “Ai ragazzi va insegnato che si può ricevere un no. L’eccessiva indulgenza è un errore imperdonabile”

Per combattere violenze di genere e femminicidi, serve per Bandecchi che le famiglie, insegnino ai ragazzi a essere uomini e a «trattare le donne come si deve, con rispetto».

Affrontando un punto più volte espresso, Bandecchi sottolinea poi come ai giovani debba essere insegnato a gestire la frustrazione che deriva da un no o da un fallimento.

Io sono stato educato che le donne vanno rispettate nel loro sì e nei loro no. Le donne vanno protette e questa cosa me l’ha insegnata mia mamma.

La riflessione di Bandecchi si conclude, poi, con un invito alle parti politiche affinché smettano di strumentalizzare una simile tragedia.

Questo, infatti, è il momento per riflettere su tanti aspetti, tra cui i modelli educativi che sono vigenti nella nostra società. Secondo il coordinatore nazionale di AP, infatti, «eccessiva indulgenza, permissivismo e lassismo sono tutti errori imperdonabili che disabituano il giovane all’errore e al senso del limite».