Susan Sarandon è stata scaricata dall’agenzia UTA dopo alcune dichiarazioni in cui aveva mostrato sostegno alla popolazione palestinese. Nelle scorse settimane, la popolare attrice aveva partecipato ad alcune manifestazioni in cui aveva espresso chiaramente la sua posizione. Tra le frasi che avevano scatenato particolare indignazione c’era quella che l’attrice aveva pronunciato a New York durante una manifestazione avvenuta venerdì scorso: “Ci sono molte persone che hanno paura di essere ebree in questo periodo e stanno avendo un assaggio di quello che vuol dire essere musulmano in questa nazione”.

Parole che hanno indignato non solo l’opinione pubblica ma anche la sua agenzia United Talent Agency di Hollywood che ha deciso di cacciarla. La notizia è stata confermata da Page Six.

Susan Sarandon Palestina, ecco perché è stata silurata dall’agenzia

La notizia del licenziamento di Susan Sarandon non è stato un fulmine a ciel sereno. Nei mesi scorsi, l’attrice aveva partecipato a numerose manifestazioni a sostegno della Palestina. In un’occasione, aveva addirittura intonato il coro “dal fiume al mare” invocando di fatto l’eliminazione dello Stato di Israele e la creazione di uno Stato palestinese che si estendesse dal fiume Giordano al Mediterraneo.

In rete era finito anche un video in cui si vedeva l’attrice incoraggiare la folla a protestare contro gli ebrei: “La gente si sta interrogando, sta scendendo in piazza, si sta istruendo e soprattutto si sta allontanando dal lavaggio di cervello che ci hanno fatto sin da bambini”. L’attrice aveva espresso sul web anche altre volte posizioni molto critiche nei confronti della guerra condotta da Israele, postando accuse di genocidio, atrocità e crimini di guerra e in un’occasione aveva repostato su Twitter post pro-palestinese di Roger Waters dei Pink Floyd che negli anni era stato criticato per i suoi commenti antisemiti.

Le dichiarazioni dell’attrice avevano sollevato polemiche in rete. La giornalista americana Asra Nomani aveva risposto ai commenti dell’attrice in un lungo post su Twitter: “Per favore, non minimizzare l’esperienza degli ebrei americani sottovalutando l’inferno che è per i musulmani che vivono nei Paesi musulmani e diffamando l’America per la vita e le libertà che offre alle famiglie musulmane come la mia. Prova a vivere da donna musulmana in un Paese musulmano. Tornerai in America e bacerai la terra sotto i tuoi piedi”.

Erano dieci anni ormai che la Sarandon era seguita dall’agenzia UTA che dura gli interessi di star come Johnny Depp, Harrison Ford, Charlize Theron e registi come i fratelli Coen, M. Night Shyamalan e Wes Anderson. In precedenza, la Sarandon era stata cliente di ICM Partners per oltre 25 anni.

L’appello delle star di Hollywood a Biden

Susan Sarandon era stata anche la firmataria di una lettera indirizzata al Presidente americano Biden in cui si chiedeva di porre fine alla “devastante perdita di vite umane e agli orrori che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi”. Lettera che era stata firmata anche da Andrew Garfield, Kristen Stewart, Susan Sarandon, Oscar Isaac, Quinta Brunson, Ayo Edebiri, Cate Blanchett, Hasan Minhaj, Jeremy Strong, Joaquin Phoenix, il rapper Macklemore.

Gli attori di Hollywood avevano inviato a Biden anche un’altra lettera esortandolo a chiedere un cessate il fuoco in Israele e Palestina devastata dai bombardamenti nella striscia di Gaza: “Siamo a favore della libertà, della giustizia, della dignità e della pace per tutte le persone e del profondo desiderio di fermare altri spargimenti di sangue. Ci rifiutiamo di raccontare alle generazioni future la storia del nostro silenzio, del fatto che siamo rimasti a guardare senza fare nulla”.

La lettera era proseguita ringraziando Biden per la sua convinzione morale e il suo sostegno al popolo ebraico e palestinese: “Vogliamo tutti la stessa cosa: la libertà per israeliani e palestinesi di vivere fianco a fianco in pace”.