Accordo raggiunto tra Israele e Hamas su uno scambio di prigionieri e ostaggi. I leader internazionali reagiscono positivamente alla tregua dai combattimenti stabilita contestualmente al patto, e sperano che dia il tempo alla diplomazia di intervenire con maggior decisione e spazio di manovra nel conflitto.

Ostaggi Hamas, l’accordo con Israele prevede il ritorno a casa di 50 israeliani

Alla fine, il governo israeliano ha approvato l’accordo che prevede uno scambio di prigionieri con i miliziani di Hamas, che consentirà a 50 cittadini israeliani di riabbracciare le loro famiglie.

Ha prevalso, dunque, il buon senso. Sono venute meno, infatti, le dichiarazioni rilasciate dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, anche degli ultimi giorni, che lasciavano presagire una linea più dura nei confronti della trattativa. Parole probabilmente motivate dalla retorica di guerra.

Cosa prevede l’accordo?

L’accordo prevede il rilascio di 30 bambini rapiti, 8 madri e altre 12 donne durante un cessate il fuoco di quattro giorni. A questo si aggiunge la possibilità per il personale della Croce Rossa di visitare gli ostaggi non ancora rilasciati.

In cambio, l’esercito israeliano rilascerà 150 prigionieri palestinesi. Anche in questo caso, si tratta principalmente di donne e bambini, al momento detenuti in Israele.

La conferma dell’accordo arriva anche dal Qatar, che ha rimarcato come la tregua sarà annunciata nella giornata di oggi, 22 novembre 2023, lasciando aperta una porta per una possibile proroga rispetto ai quattro giorni previsti.

L’accordo è stato votato anche da rappresentanti dell’opposizione al governo di Netanyahu, come Yair Lapid, che in queste settimane di guerra non ha mancato di criticarne, anche duramente, la gestione del premier.

Parere favorevole è stato espresso anche dal Presidente israeliano, Isaac Herzog, che ne ha sottolineato la difficoltà e, al contempo, la necessità.

Si tratta di un obbligo morale ed etico che esprime correttamente il valore ebraico e israeliano del riscatto dei prigionieri e spero che sarà un primo passo significativo per riportare a casa tutti i rapiti”.

Solo due voti contrari, di cui uno, tuttavia, pesante, in quanto espresso dal ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir, leader del partito israeliano di estrema destra Otzma Yehudit (Potere ebraico).

In una nota ufficiale, Netanyahu ha comunque ribadito che la tregua non significa una fine delle ostilità e che l’esercito israeliano continuerà a combattere con l’obiettivo di liberare tutti gli ostaggi rapiti da Hamas dopo l’attacco del 7 ottobre.

“Il governo di Israele è obbligato a riportare a casa tutti gli ostaggi. Stasera il governo ha approvato lo schema della prima fase per raggiungere questo obiettivo, secondo il quale almeno 50 ostaggi – donne e bambini – saranno rilasciati nell’arco di quattro giorni, durante i quali si terrà una pausa nei combattimenti. Il rilascio di altri dieci ostaggi comporterà un giorno di pausa in più. Il governo di Israele, l’esercito israeliano e i servizi di sicurezza continueranno la guerra per riportare a casa tutti gli ostaggi, completare l’eliminazione di Hamas e garantire che non vi sia alcuna nuova minaccia per lo Stato di Israele da Gaza”.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Abu Mazen il quale, tuttavia, ha rimarcato la necessità di giungere a soluzioni a lungo termine e, soprattutto, che prevedano una “legittimità internazionale“.

Soddisfazione di Biden: “Straordinariamente grato per il ritorno a casa degli ostaggi”

Immediate le reazioni della diplomazia e dei leader internazionali, a partire dal presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto e per la liberazione degli ostaggi.

“Jill e io abbiamo tenuto tutti coloro che erano tenuti in ostaggio e i loro cari vicini ai nostri cuori in queste settimane, e sono straordinariamente gratificato che alcune di queste anime coraggiose, che hanno sopportato settimane di prigionia e una prova indicibile, saranno riunite con le loro famiglie una volta che questo accordo sarà pienamente attuato”.

Dopo la soddisfazione, Biden ha espresso la sua gratitudine nei confronti di chi ha reso possibile il raggiungimento di questo risultato. A partire dallo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani del Qatar e il presidente Abdel-Fattah Al-Sisi dell’Egitto, impegnati in prima linea nel tentare di raggiungere un compromesso tra le due parti in causa.

E poi allo stesso premier israeliano Netanyahu, sia per la tregua concessa, sia per la garanzia di assistenza umanitaria concessa alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.

Russia e Unione Europea: “Accordo accolto con favore”

Tramite l’agenzia di stampa RIA, arrivano anche le parole della portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova, che esprimono il parere favorevole all’accordo umanitario raggiunto tra Israele e Hamas.

Parere condiviso anche dall’Unione Europea che, attraverso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, esprime tutta la sua soddisfazione per il rilascio degli ostaggi e la gratitudine a coloro che si sono impegnati sul fronte diplomatico. Aggiunge, inoltre, come la tregua dai combattimenti sarà occasione per rilanciare le operazioni di aiuto umanitario ai civili nella Striscia di Gaza.

“La Commissione europea farà del suo meglio per utilizzare questa pausa per un’ondata umanitaria a Gaza”.

Posizione condivisa anche dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, la quale, su Twitter, si augura che la tregua dia spazio anche a un intervento diplomatico di più ampio respiro, che metta le basi per la fine del conflitto.

“Ora dobbiamo raddoppiare gli sforzi per riportare a casa tutti gli ostaggi rimasti, intensificare gli aiuti umanitari e utilizzare questo barlume di speranza per trovare una soluzione duratura e sostenibile e una visione reale di pace che ricostruisca l’orizzonte politico”.