Arrivano gli aumenti degli stipendi dei lavoratori bancari per 1.750 euro nella busta paga di dicembre 2023 in caso di accordo tra le parti sociali per il rinnovo del contratto di categorie, scaduto a fine 2022. Con il nuovo contratto, gli importi sarebbero adeguati in più tranche e gli arretrati versati già prima di Natale, con un incremento anche nella tredicesima mensilità.
Un compromesso sul nuovo contratto dei dipendenti bancari che conta, in tutto, 270mila lavoratori, sul quale le parti interessate andrebbero a spalmare i 435 euro di aumenti al lordo su più mensilità. E, su questo aumento, iniziare a versare i primi arretrati, la prima tranche comprendente cinque mensilità.
Aumenti stipendi bancari di 1.750 euro, busta paga dicembre 2023 con nuovo contratto: ecco gli importi e arretrati
Arriva alle battute finali il rinnovo dei contratti dei lavoratori bancari, con un’ipotesi di aumento degli stipendi complessivo nella busta paga di dicembre 2023 di 1.750 euro. Si conferma l’aumento di retribuzione di 435 euro mensili al lordo, in riferimento al livello medio. Ma l’incremento retributivo si spalmerebbe in più tranche. Infatti, nel cedolino di busta paga di dicembre 2023 si andrebbe a versare di aumento a regime i primi 250 euro lordi mensili, che andrebbero a essere calcolati anche come incremento della tredicesima mensilità.
Sul tema degli arretrati, anche in questo caso si avrebbero più tranche di versamento. A dicembre, i lavoratori del settore bancario riceverebbero i primi cinque mesi di conguaglio, calcolati con l’incremento parziale previsto per dicembre (ovvero di 250 euro al mese). Pertanto, l’importo medio degli arretrati da luglio a novembre 2023 sarebbe di 1.250 euro, ai quali si aggiungerebbero 250 euro di aumento della retribuzione mensile e 250 euro di aumento della tredicesima. In totale, dunque, i dipendenti del settore delle banche avrebbero una busta paga lievitata di 1.750 euro nella mensilità di dicembre 2023, in attesa dei successivi incrementi.
Aumenti stipendi bancari dicembre 2023, la più alta di sempre tra aumenti e arretrati, ecco perché
Dall’incontro che si è tenuto ieri tra l’Associazione bancaria italiana (Abi) e i sindacati del comparto (Lando Maria Sileoni per Fabi, Riccardo Colombani per First Cisl, Susy Esposito per Fisac Cgil, Fulvio Furlan per Uilca ed Emilio Contrasto per Unisin), il nuovo contratto dovrebbe avere una durata di poco più di tre anni, con decorrenza da gennaio 2023 fino al mese di marzo 2026. Mediamente i lavoratori del settore riceveranno aumenti di 435 euro, ma occorre verificare la forbice degli incrementi tabellari che va da circa 250 euro del livello retributivo più basso a più di 700 euro previsto per i quadri direttivi. Quest’ultimo livello e la terza area del quarto livello concentrano la maggior parte dei lavoratori del settore, pari al 61 per cento.
La questione degli arretrati è quella più spinosa per arrivare alla firma definitiva del nuovo contratto, che potrebbe arrivare anche nella giornata di oggi, 23 novembre. Allo stato attuale, le parti sarebbero arrivate al punto di incontro di far decorrere gli arretrati da luglio a novembre 2023, per cinque mensilità sull’aumento dei 250 euro mensili.
Ripresa trattative rinnovo contratto la prossima settimana: ecco le condizioni
Sulla questione dell’orario settimanale di lavoro, ci sarebbe un dietrofront sulle ipotesi iniziali. Infatti, nella piattaforma che la scorsa primavera i sindacati avevano predisposto per il rinnovo del contratto dei lavoratori bancari, si ipotizzava una riduzione di mezz’ora al giorno, per un totale di ore settimanali in discesa da 37,5 a 35 ore. L’ultima versione dell’accordo al quale starebbero arrivando le parti è quella di un orario settimanale di 37 ore, con una riduzione di mezz’ora a settimana.
Novità sono attese anche sul Fondo per l’occupazione (Foc), che dovrebbe autofinanziarsi con i contributi versati dagli stessi lavoratori. Il meccanismo di finanziamento dovrebbe prevedere la rinuncia di 7,5 ore di lavoro delle 23 ore che scaturiscono dalla riduzione dell’orario all’anno con il passaggio da 37,5 a 37 ore a settimana. I dirigenti dovrebbero versare anche un contributo aggiuntivo, pari al 4 per cento della retribuzione fissa.