In Italia circa sette milioni di donne hanno sperimentato, almeno una volta nella loro esistenza, situazioni di violenza fisica o sessuale. Nei recenti quarantacinque giorni, quindici donne sono state tragicamente uccise, corrispondenti a una ogni tre giorni.
Violenza sulle donne, la nuova infografica Unicusano
Il dato preoccupante che emerge dallo studio dell’Unicusano è che ogni tre giorni in Italia vengono uccise quindici donne, arrivando a un totale di 101 vittime nel 2023. Circa l’80% delle violenze si verifica tra le mura domestiche, di cui il 50% per mano di partner o ex partner.
Le violenze di genere in Italia sono numerose: una donna su due ha subito violenza fisica o sessuale o stupro, mentre una su cinque ha subito molestie di natura sessuale. Il fenomeno stia assumendo aspetti preoccupanti, poiché si è registrato un aumento sensibile delle vittime nel 2022, con 324 donne uccise, rispetto ai 287 del 2020.
La percentuale di casi denunciati supera il 50% in tutti i Paesi, con un incremento preoccupante in Grecia, Portogallo e Italia. Le donne sono particolarmente esposte a questo rischio: se nel 2020 erano 119, nel 2022 sono salite a 127, con un incremento nel periodo gennaio-novembre di nove casi più nel 2023.
L’infografica Unicusano sottolinea anche come la vittima di violenza si sente spesso intimidita a chiedere l’aiuto che lei, la sua famiglia, gli affetti e la comunità le devono. Anche oggi, a causa della paura della società e delle ripercussioni del proprio aguzzino, le donne imparano a chiedere l’aiuto di cui hanno bisogno, ogni giorno di più.
Il tema della violenza sulle donne non dovrebbe conoscere colori politici né discriminazioni di sorta, eppure ci sono voluti 32 anni per arrivare a questa conclusione, passando per le prime collaborazioni con i centri antiviolenza (2001), l’inasprimento delle pene per la violenza sessuale e l’introduzione del reato di stalking (2009).
Cos’è la violenza sulle donne?
La violenza contro le donne è ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che in quella privata.
Questo è ciò che, ancora, la maggior parte delle donne italiane stenta a comprendere. Lo dimostrano i dati: poco più della metà delle vittime non denuncia il suo carnefice e non lo fa perché, come spiega la psicologa e psicoterapeuta Erica Pugliese, affoga in un rapporto di dipendenza affettiva dal quale non può e non vuole riconoscere i sintomi della propria condizione.
Le conseguenze del silenzio sono devastanti. Da un lato fisiche e dolorose, dall’altro psicologiche e subdole. Dal disturbo da stress post traumatico alla depressione, dai problemi cardiaci al sanguinamento vaginale (in caso di abusi sessuali).
Il profilo del carnefice tipo non è chiaro e standardizzato, ma presenza fattori comuni che possono fungere da campanello d’allarme nella potenziale vittima: scarsa autostima, tratti antisociali di personalità, manie manipolatorie, ossessione per i ruoli di genere. È quest’ultima, invece, a non riconoscere ceti sociali o gerarchie: da un lato vulnerabili e facenti parte di minoranze, dall’altro in carriera e dal carattere forte. Non ha importanza la provenienza: più sarà difficile la sfida dell’addomesticamento, più sarà vista attrattiva dagli occhi del carnefice.