Avrebbe acquistato dell’acido corrosivo non per sfregiare la sua ex come ipotizzato dagli inquirenti, ma perché avrebbe “perso le chiavi della catena” con cui aveva legato il suo motorino: fanno discutere le motivazioni dello stalker arrestato ieri a Milano al culmine di un’inchiesta della Procura.
L’uomo, un 33enne di origini romane, si è difeso così dalle accuse nei suoi confronti. Motivazioni che non reggono e che appaiono inaccettabili soprattutto in un momento come questo, dopo l’ultimo, tragico caso di femminicidio collegato alla morte di Giulia Cecchettin.
Gli inquirenti, del resto, hanno appurato la “inquietante strategia di ossessivo controllo e logoramento psicologico” operata dal 33enne nei confronti della sua ex fidanzata. Gliene aveva combinate di tutti i colori: l’aveva perseguitata sui social, aveva messo a soqquadro la sua casa mentre lei era all’estero per lavoro. Avrebbe persino “sventrato il materasso, il divano e il letto con un coltello”.
Lo stalker arrestato a Milano aveva costretto la sua ex a trasferirsi a Roma
Decine gli episodi di stalking finiti sotto la lente d’ingrandimento della giustizia. A tal punto che la donna ha deciso di trasferirsi, andando a vivere a Roma dai genitori. Troppa la “paura” nei confronti del suo aguzzino, che l’ha portata “ad alterare le proprie abitudini di vita”.
La vittima non usciva più di casa: non andava nemmeno a lavoro, preferendo lo smart working nel timore di subire “aggressioni”. Aveva anche dovuto bloccare “carte di credito, carte di debito e pin di accesso al conto”, dopo che lui si era appropriato delle sue password.
E così, il Gip ha determinato nei confronti dell’uomo un potenziale “pericolo di commissione di reati con uso di mezzi di violenza“. Nel mirino due telefonate effettuate dal 33enne, intercettato, a due diversi negozi di ferramenta: chiedeva “un acido corrosivo” che fosse in grado di “sciogliere pure dei metalli“.
L’accusa: “Personalità sempre più fuori controllo”
E così si torna al principio della storia: l’accusato, finito in manette, si è difeso davanti agli investigatori spiegando di aver “perso le chiavi della catena” della moto. A suo dire, l’acido sarebbe servito a romperla.
Durante il resto nell’interrogatorio, però, l’uomo ha ammesso quasi tutti gli innumerevoli episodi di stalking commessi. Ha spiegato di aver “perso completamente la testa” dopo la decisione di lei di lasciarlo, dando il via agli atti persecutori.
L’accusa sostiene che il 33enne presenti “una personalità che appare sempre più fuori controllo“: non riuscirebbe ancora ad accettare la fine della relazione. Ora la palla passa alla difesa, che per il momento non ha ancora avanzato istanza di scarcerazione.