47 anni e un’accusa di omicidio volontario pluriaggravato a carico: chi è Stefania Russolillo, la donna finita a processo davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Napoli per aver ucciso la mamma 72enne del salumiere tiktoker Donato De Caprio, re del tormentone social “con mollica o senza”.

Chi è Stefania Russolillo, accusata dell’omicidio della mamma del tiktoker Donato

Stefania Russolillo ha 47 anni e da qualche mese si trova in carcere a Pozzuoli con le accuse di omicidio volontario pluriaggravato e tentata distruzione di cadavere per aver ucciso Rosa Gigante, la madre 72enne del tiktoker Donato De Caprio. È successo a Pianura, nel Napoletano, lo scorso aprile.

La vittima era stata trovata senza vita all’interno della sua abitazione, nel complesso popolare di via Vicinale Sant’Aniello, da alcuni vicini di casa, che avevano poi dato l’allarme, chiedendo ai soccorsi di intervenire.

I primi accertamenti avevano permesso di escludere un incidente domestico: l’anziana presentava diverse ferite alla testa, segni di strangolamento al collo e di bruciatura alle mani, come se dopo il delitto il killer avesse provato a dar fuoco al cadavere, con l’intento di disfarsene.

Le indagini avevano subito portato alla 47enne, che era stata arrestata, ammettendo le proprie responsabilità. L’ipotesi degli inquirenti è che sia salita dall’anziana per commettere un furto, pensando che custodisse il denaro frutto del successo del figlio, che sui social conta milioni di followers.

Il movente dell’omicidio di Rosa Gigante a Pianura

Dalla scena del crimine Russolillo avrebbe portato via una fede nuziale e circa 150 euro in contanti. Per questo, dopo la chiusura delle indagini, le è stato contestato anche il reato di rapina. Oggi, 21 novembre, si è aperto il processo a suo carico.

Per l’occasione in aula a Napoli era presente anche il figlio tiktoker della vittima, tra i primi ad arrivare sul posto dopo la notizia della morte della 72enne. I suoi vicini di casa avevano testimoniato contro Russolillo, dichiarando che tra le due c’erano continue liti per motivi condominiali, legati alla posta.

La donna, che in passato era stata in cura presso il centro di igiene mentale per i suoi problemi con l’alcol, sarebbe affetta da un disturbo di “personalità dipendente”. Gli esperti che l’hanno visitata l’hanno però giudicata capace di intendere e di volere.

Il suo gesto aveva lasciato esterefatta la comunità locale, che stimava e amava nel profondo la vittima, chiamata da tutti “la nonna”. Lo aveva ribadito anche il marito a La Vita in Diretta subito dopo i fatti:

La mia vita si è fermata là. Ho perso tutto – aveva dichiarato -. Stefania tornò a casa, venne nella stanzetta di mio figlio. Sembrava, tremava, e mi disse: ‘Ho fatto un guaio, ho ammazzato la signora Rosa’. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Stavo malissimo.

Il caso di Milano

La vicenda che ha coinvolto Rosa Gigante, per cui ora i familiari chiedono giustizia, supportati dagli avvocati Hilarry Sedu e Mariagrazia Santosuosso, ricorderà a molti quella, più recente, di Marta Di Nardo, uccisa e fatta a pezzi dal vicino di casa per “motivi economici”. La donna, 60 anni, risultava scomparsa quando, lo scorso ottobre, era stata trovata morta dietro all’intercapedine di un soppalco della cucina di Domenico Livrieri, a Milano.

L’uomo, con problemi di tossicodipendenza, avrebbe dovuto essere ricoverato in una Rems perché “socialmente pericoloso”, ma era tornato in libertà a causa dell’assenza di posti all’interno della struttura scelta per lui da un giudice chiamato a stabilire la giusta pena per precedenti reati. Sarebbe affetto da diversi problemi psichiatrici.

Lo ha confermato il fratello, che da quando è stato arrestato ha preso parte a diverse trasmissioni televisive per mettere in luce il fatto che Domenico avrebbe potuto essere fermato prima. Riportavamo le ultime notizie sul caso in questo articolo: Omicidio Marta Di Nardo a Milano, convalidato il fermo di Domenico Livrieri. Il gip: “Efferato, resti in carcere”.