Ultimi giorni prima della scadenza del 30 novembre 2023 per la cessione dei bonus edilizi e del superbonus mediante l’istituto della remissione in bonis. Tra i vari quesiti posti dai creditori che non riescano a vendere il proprio credito, vi è il dubbio di come fare la cessione direttamente all’impresa fornitrice che ha svolto gli interventi di efficientamento energetico e di ristrutturazione. Una sorta di sconto in fattura che, in ogni modo, ha le sue regole e che, pertanto, non sempre è possibile anche se l’impresa stessa si sia dichiarata favorevole all’acquisto dei bonus. 

Altre situazioni possono verificarsi nel momento in cui si renda indispensabile presentare una nuova asseverazione all’Enea per la presenza di un errore nella prima presentazione, quella che andava effettuata entro la fine di marzo scorso. Infine, altri errori possono verificarsi per delle spese che non sono state incluse, per dimenticanza o per errore, in una precedente comunicazione relativa ai lavori edilizi. 

Cessione bonus edilizi, ultimi giorni remissione in bonis: si può vendere il credito all’impresa fornitrice? 

Ultimi dieci giorni di tempo per effettuare la cessione dei crediti d’imposta e degli sconti in fattura dei bonus edilizi e del superbonus mediante l’istituto della remissione in bonis. Tale istituto prevede di poter presentare in ritardo all’Agenzia delle entrate la comunicazione dell’opzione della quale avvalersi – cessione del credito d’imposta o dello sconto in fattura – pagando una sanzione di 250 euro. Tuttavia, i campi di applicazione di questa possibilità sono marginali e occorre verificare tutte le possibili soluzioni per potersi liberare del bonus maturato. 

Una delle situazioni abbastanza frequenti è quella nella quale chi ha fatto effettuare dei lavori agevolati dai bonus edilizi o dal superbonus cerchi di vendere il credito maturato all’impresa che ha svolto gli interventi. Questa strada normalmente si tenta quando non si sono trovati istituti bancari o assicurativi disposti ad acquistare il credito stesso. 

In questa situazione, è possibile vendere il bonus all’impresa solo se esisteva già un accordo entro la scadenza originaria di presentazione della comunicazione all’Agenzia delle entrate, ovvero entro il 31 marzo 2023. In caso contrario, non è possibile cedere il bonus perché l’impresa non rientra nel novero dei soggetti a regime controllato (banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari) abilitati alle operazioni ex novo della remissione in bonis 2023. 

Cessione bonus e superbonus, remissione in bonis entro il 30 novembre 2023: caso di asseverazione Enea 

La stessa situazione si presenta anche quando la cessione del credito avvenga a favore della propria società, di cui il creditore sia socio. Se l’accordo ha data certa risalente a prima del 31 marzo 2023, la cessione del credito è possibile mediante la remissione in bonis e pagando la sanzione di 250 euro

Può verificarsi anche un errore nell’asseverazione Enea su una cessione del credito con data certa entro la scadenza dello scorso 31 marzo. Nel caso in cui il contribuente abbia presentato l’asseverazione Enea in data successiva (ad esempio, a ottobre scorso), e non potendosi correggere la comunicazione originaria trasmessa all’Agenzia delle entrate, l’alternativa che si presenta è quella di presentare una nuova comunicazione entro il 30 novembre 2023 con pagamento della sanzione. A cambiare è il codice identificativo impresso sulle due asseverazioni Enea presentate. 

Vendita credito del superbonus, cosa fare se si dimenticano delle spese? 

Infine, può capitare il caso in cui un committente di lavori si sia dimenticato di includere nella comunicazione dei vecchi interventi realizzati, alcune spese relative all’anno 2021. La possibilità di recuperare queste spese, anche con la remissione in bonis, è negata perché questo istituto deve essere effettuato nel termine di presentazione della prima dichiarazione dei redditi in scadenza susseguentemente alla scadenza prevista per presentare la comunicazione di cessione del credito. In tal caso, le spese dimenticate nel 2021 dovevano essere “sanate” con la remissione in bonis del 2022.