Prosegue l’emergenza granchio blu in Veneto ed Emilia Romagna. La situazione è attualmente drammatica, la massiva presenza del crostaceo ha messo a repentaglio il lavoro di numerose famiglie, tra cui pescatori ed imprenditori locali delle città di Porto Tolle e Goro.
I granchi blu si cibano di numerosi alimenti della nostra tradizione, tra cui cozze, ostriche, gamberetti, esemplari della loro stessa razza e soprattutto vongole, il cui pescato è uno dei più a rischio, come riportato da Federpesca: il 50% della pesca è stata stata danneggiata. L’Italia è il più grande produttore di vongole in Europa e il terzo dopo Cina e Corea del Nord, uno degli alimenti più amati nella nostra nazione e all’estero.
TAG24 ha intervistato Alessandro Faccioli responsabile di Impresa Pesca Coldiretti Veneto in merito alle attuali problematiche legate al granchio blu.
Granchio blu in Veneto, intervista ad Alessandro Faccioli (Coldiretti)
D. Come state gestendo l’emergenza Granchio Blu?
R. La Marineria di Goro e di Porto Tolle con i relativi sindaci vogliono organizzare un’assemblea pubblica nello stadio di PT, alla presenza di circa 4300 pescatori. Parteciperò anche io, faremo il punto della situazione per capire come gestire l’emergenza granchio blu.
D. Ci sono margini di miglioramento?
R. No, i miglioramenti sono pochi, nonostante i provvedimenti del Governo con 10 milioni stanziati per l’acquisto della semina, la messa in sicurezza del prodotto e il decreto da 2 milioni e 9 di euro per costi di smaltimento e acquisto di attrezzature e reti. Secondo noi, l’unica soluzione al problema è rendere ufficiale lo stato di emergenza a causa del granchio blu. Confidiamo nella sensibilità del nostro Governo di comprendere la situazione e aiutare a rendere questo provvedimento realtà, visto il grande impegno della regione e delle istituzioni locali.
D. C’è stato una diminuzione di granchi blu in questo periodo, ce lo conferma?
R. Nella fase iniziale le quantità erano davvero elevate, circa 150 quintali al giorno di granchio blu pescato. Attualmente il numero si è ridotto, perché con l’arrivo del freddo il crostaceo si sposta in mare e va in zone più profonde, sui fondali, dove è più complesso pescarli. Ma appena riprenderà la stagione calda riemergeranno in tutta la loro massiva presenza.
D. Il granchio era presente già prima nei vostri mari o è arrivato successivamente?
R. C’è sempre stato ma in quantità minime. Per me e l’assessore Donazzan chi dice che “non può esserci lo stato d’emergenza perché il granchio era presente anche prima” sbaglia. La situazione è leggermente migliorata, ma da una iniziale decina di chili di granchi blu pescati siamo arrivati come le dicevo a 150 quintali al giorno. Abbiamo chiesto al Governo di aiutarci, perché l’emergenza è reale e c’è in quanto il granchio è stato trascinato da piene ed inondazioni e ha devastato i nostri ambienti lagunari. Il granchio non mangia le alghe, o gracilaria, ma le proteine animali che siano pesci, molluschi o altri crostacei, questa è la sua dieta. I pescatori usano come esca le frattaglie di altri animali, come il pollo, e attrae il granchio allo steso modo che tu metta, è onnivoro, mangia tutto.