Il 28 novembre il Bureau International des Expositions (BIE) si riunirà a Parigi per decidere sull’organizzazione dell’Expo 2030. Tre le città in lizza: la sudcoreana Busan, l’italiana Roma e l’araba Riyad. Molti accreditano quest’ultima come la più probabile, ma il governo italiano negli ultimi mesi ha intensificato i propri sforzi diplomatici e commerciali per organizzare l’evento.

Sarebbe un grande risultato d’immagine non solo per Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida, ma anche per il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ed il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: anche se gli ostacoli sono molti, sembrano tutti pronti ad offrire la Città Eterna per l’Esposizione universale.

Expo 2030, a che punto sono le candidature di Riyad e Roma

Il tempo è quasi scaduto ed il governo italiano lo sa bene. Il 28 novembre ci saranno le votazioni del BIE e la speranza di Roma è riposta in tutti quei paesi indecisi che non si sono schierati fin da subito per la capitale italiana o per Riyad. Servono 120 voti se si vuole chiudere la pratica alla prima tornata, poi basterà la maggioranza semplice dei delegati fra i candidati rimasti in caso di stallo.

L’Arabia Saudita ha messo in campo tutte le sue risorse economiche e diplomatiche, inserendo l’Expo 2030 nella sua più ampia strategia di rebranding statale e di offerta culturale anche per i cittadini stranieri. L’Italia, dal canto suo, vuole offrire Roma in un contesto più ampio di “rigenerazione urbana, inclusione e innovazione“: ad esempio il quartiere di Tor Vergata verrà rinnovato in toto per ospitare i quartieri generali dell’Expo.

Secondo le ultime stime, l’Italia potrebbe contare su 50 voti, la Corea del Sud 30 e l’Arabia Saudita 90. Situazione che porterebbe al ballottaggio ed il governo italiano spera di convincere gli indecisi proprio in questa circostanza.

Considerati gli atavici problemi italiani nell’organizzare grandi manifestazioni che coinvolgono un territorio ristretto, ciò sembrerebbe un ostacolo importante, ma la giunta Gualtieri ha recentemente avviato profondi lavori di rinnovamento urbano. D’altro canto, l’Italia cerca di convincere quei paesi, come Francia e Grecia, che l’Arabia Saudita non può accaparrarsi tutti gli eventi culturali disponibili (come il Mondiale di calcio del 2034) e diversi paesi votanti non gradiscono che gli arabi stessero cercando di normalizzare i suoi rapporti con Israele.

Il governo di Giorgia Meloni ha ereditato il dossier per l’Expo 2030 da quello di Mario Draghi e ha affidato il tutto a Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore. Si stima, secondo il dossier di candidatura, che l’Italia potrebbe ricavare 50,6 miliardi di indotto economico.

Non resta che aspettare il 28 novembre per saperne di più.