Sospesi per dodici mesi dal Grande ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Il provvedimento riguarda Pierpaolo Correale, primario della Divisione complessa di oncologia, e il suo vice del reparto, Rocco Giannicola. L’intervento della magistratura è maturato dopo una lunga e complessa attività di indagine, denominata “Narciso”, che ha chiarito le attività all’interno della struttura.

Sospesi il primario e vice del reparto di oncologia dell’ospedale Metropolitano di Reggio Calabria: diversi i reati contestati

I reati contestati a Correale e Giannicola riguardano la somministrazione di farmaci guasti, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa.

L’indagine, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche e ambientali, è partita dopo la segnalazione di un dirigente medico, che aveva notato alcune anomalie. Coinvolte anche altre 7 persone.

Sono state sequestrate oltre 300 cartelle cliniche e verificato alcune testimonianze: è stato accertato che, tra il 2017 e il 2018, a 13 pazienti oncologici avevano somministrato farmaci in riferimento a terapie sperimentali, senza autorizzazione. Oppure addirittura per patologie diverse da quelle previste nelle linee guida.

Il comportamento di Correale e Giannicola, secondo gli inquirenti aveva uno scopo preciso. Ossia divulgare i risultati delle prassi cliniche, da loro così effettuate, tramite pubblicazioni scientifiche per accrescere la loro notorietà e attrarre società ai convegni.

Inoltre, in concorso con la direttrice ed il responsabile dell’Unità Farmaci Antiblastici della Farmacia ospedaliera, gli indagati inserivano nel Registro AIFA dedicato ai “farmaci innovativi”, dosaggi superiori del Nivolumab, rispetto a quelli realmente somministrati. In questo modo riuscivano a ottenere, ovviamente a spese dell’Erario, quantitativi maggiori del medicinale, poi dispensato a pazienti privi dei requisiti richiesti per la rimborsabilità.

La truffa a Pfizer

I carabinieri del Nas, hanno inoltre scoperto una truffa ai danni della società farmaceutica Pfizer. Gli indagati, insieme a un dirigente medico, una psicologa e il presidente di una Onlus, avevano ottenuto un finanziamento di cinquemila euro per un progetto diretto a malati di cancro, in realtà mai realizzato.

L’azienda sanitaria, nei mesi scorsi, non aveva confermato l’incarico a Correale, che aveva fatto ricorso. Il giudice del Lavoro del Tribunale di Reggio Calabria lo aveva respinto lo scorso mese di ottobre.

Due giorni fa, sempre a Reggio Calabria, una dottoressa della guardia medica è stata uccisa in un agguato.