La cultura e il linguaggio del patriarcato appartengono soltanto al mondo della comunicazione del passato, o c’è anche una dimensione nuova e virtuale, più moderna che può diffondere messaggi di violenza e svalutazione del corpo della donna?

Tag24 ha condotto un’accurata analisi, passando in rassegna alcuni testi di artisti appartenenti al mondo trap e rap italiano degli ultimi anni, ascoltati attualmente da migliaia di giovani, anche minorenni.

La musica, gli idoli, i messaggi continuamente presenti in rete, possono condizionare la mente di tantissimi utenti connessi ogni giorno e i genitori sono per la maggioranza esclusi o totalmente ignari del mondo visionato quotidianamente dai loro figli. A farci riflettere su questo tema è stata la psicologa esperta di criminologia Laura Volpini, che è stata intervistata da Tag24 dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin.

Cultura del patriarcato tra gli idoli trap non conosciuti dagli adulti

Le parole di alcuni artisti diffondono evidentemente concetti di disvalore culturale, spesso anche violenti e svalutanti nei confronti della donna.

Spunto della tesi sono state le parole della psicologa ed esperta di criminologia Laura Volpini, che dopo l’arresto di Filippo Turetta, ha rilasciato un’intervista a Tag24, spiegando quanto in realtà i genitori oggi siano esclusi dalla vita dei ragazzi, non educati all’empatia e sempre focalizzati sui loro smartphone:

“Ci sono retaggi culturali del passato e aspetti sociali nuovi che sono quelli di una socializzazione depersonalizzata e deumanizzata con un deficit emotivo e di empatia che si fa attraverso quella una massiccia socializzazione in rete,

Faccio riferimento ad alcuni trapper che spopolano, che non sono conosciuti dal grande pubblico, ma che sono conosciuti da migliaia di giovani. Mi riferisco anche alle sfide pericolose, dove il rischio senza calcolo, non sostenibile, viene assorto come un valore di riferimento.”

Cultura patriarcale, i testi delle canzoni

Abbiamo iniziato a cercare testi, ne abbiamo di alcuni artisti ascoltati dai giovani e riportato passaggi emblematici della cultura dello stupro, di cui ci ha parlato anche Elena Cecchettin, durante la fiaccolata in memoria della sorella Giulia a Vigonovo la sera del 19 novembre, rilasciando un’intervista per la trasmissione Dritto e Rovescio.

Un esempio è rappresentato da Massimo Pericolo, artista del brano Sai solo scopare.

Riportiamo di seguito alcuni passaggi della canzone:

“Se mi lasci stacci di me*da La tua fi*a è sempre più fredda (bi*ch)
Morire non mi spaventa perché questa vita mi stressa

[…] Tu vuoi i tuoi spazi, sono bravo solo a sco*arti […]

Tu mi lasci pronto, ma se mi lasci muoio
Se chiami e non rispondo chiama il pronto soccorso
Fumo un pacchetto al giorno, se muoio me ne fot*o

[…] Stron*a, non sai quanto sto male.”

Emblematico di questa cultura maschilista è il brano di Silent Bob, che ci colpisce già dal nome: è intitolato Zitta.

Le sue parole:

“È tutta un’illusione
Queste donne non son magiche (tro*e)

Se fingono un orgasmo sanno anche fingere di piangere

Non fare la sadica se poi hai la fi*a fragile
Non crederti importante, stron*a sbo**are è facile
Ho perso lacrime che potevo usare per altro
Però so che pure tu vuoi morire sco*ando Morire d’infarto, sul suo cu*o un grammo
Fai la stron*a in pubblico perché sai che non ti darò uno schiaffo.”

Ci colpiscono, in questo senso, anche le prime parole del brano di Icy Subzero, MUJER:

“Ho un solo colpo, fammi aggiustare la mira
Sai quanto costa fatica stare lontano da te,

[…] Se sei mia mami ti porto rispetto
Anche se provo gusto ad essere scorretto.”

Non da meno è Pippo Sowlo, il duo trap di Torre Gaia a Roma, formato da Filippo e Carlo che con il brano Sirvia si scaglia pesantemente contro una ragazza, cantando questo testo:

“Non riesco a realizzare, m’hai accannato co nvocale
Pare ieri se semo imbucati ar Siren
Non ingigantire Sirvia non drammatizzare
T’ho dato na cinquina mica t’ho ammazzato er cane

Poi che caz*o te l’ho data pure piano
Lo sai che si esci co le amiche me prude la mano
Ancora co sta storia de quella sera a Genzano
No che non t’ho seguita stavo lì pe puro caso
Bonsoir, come va, t’ho ricioccata ar Magic Bar
Te ne sei annata armeno sbloccame su Instagram
Te sei inquartata un po’ ma lo sai pure te
Sei bella che nceffone ma che è

[…] Ma che fai chiami le guardie
Era no scappellotto nun fa l’offesa dai [..]

Sur Mac ce sta ancora quel filmino
Si me gira me sa che lo metto in giro

Sirvia scherzo dai lo sai non sono il tipo
Anche se t’ho parcheggiato nber pullmino (sur viso)
Sur Mac ce sta ancora quel filmino
Ndo me fai quella cosetta cor ditino
L’ho rivisto amò ma lo sai che te dico
Eri bella co quer cinque sur faccino

Donne come oggetti nella musica hip hop

In merito a questi testi si riconferma la discussione portata avanti con la psicologa Volpini, che ha parlato di forme di depersonalizzazione e di de umanizzazione dei rapporti, nei quali le donne sono viste semplicemente come oggetti. Tutto questo può diventare particolarmente pericoloso in ambito affettivo e se si parla di relazioni interpersonali.

La psicologa ha spiegato:

“Ci sono retaggi culturali del passato e aspetti sociali nuovi che sono quelli di una socializzazione depersonalizzata e deumanizzata con un deficit emotivo e di empatia che si fa attraverso quella una massiccia socializzazione in rete, virtuale, i cui idoli spesso inneggiano alla violenza e alla svalutazione della donna, all’esaltazione delle droghe e delle sostanze stupefacenti”.