Nel tardo XVIII secolo, e più precisamente nell’anno 1799, l’isola di Nantucket, situata nello Stato del Massachusetts, fu testimone del varo della baleniera Essex. Questa imbarcazione non solo giocò un ruolo cruciale nella storia marittima, ma divenne anche una fonte di ispirazione per alcuni dei romanzi più influenti della letteratura americana dell’Ottocento. Andiamo a ripercorrere la storia dell’attacco della balena alla Essex, che ispirò Herman Melville per la scrittura di Moby Dick.
L’attacco della balena alla Essex: le origini
Nantucket, un piccolo arcipelago che include anche le isole di Tuckernuck e Muskeget, era un centro vitale per la pesca e la caccia alla balena. La popolazione locale dipendeva economicamente da queste attività, nonostante i pericoli e le sfide che comportavano.
La caccia alla balena era un’attività remunerativa ma pericolosa. I marinai sapevano che avrebbero potuto passare anni in mare prima di ritornare a casa, con le stive piene di grasso di balena. Questa economia, basata sull’utilizzo del grasso di balena come combustibile per lampade ad olio, era la forza trainante dell’isola prima dell’era dell’elettricità e del petrolio.
L’attacco della balena alla Essex: dalla partenza della baleniera alla catastrofe
L’Essex, lunga 27 metri e con un peso di 238 tonnellate, lasciò il porto di Nantucket nell’agosto del 1819 sotto il comando del capitano George Pollard. Il viaggio, inizialmente previsto per una durata di circa due anni, mirava alla caccia di balene nel Pacifico, con l’obiettivo di raccogliere grasso di balena, che come già detto era un prezioso combustibile per le lampade ad olio in un’era priva di elettricità e prodotti petroliferi.
Il 20 novembre 1820 segnò una svolta nella storia dell’Essex. Dopo una stagione di caccia deludente, l’equipaggio avvistò un branco di capodogli. Nel corso dell’inseguimento, un enorme capodoglio maschio, lungo oltre 85 piedi, colpì la nave, causando gravi danni. L’animale, con un attacco a sorpresa di inaudita violenza, provocò una falla irreparabile nello scafo della nave, che iniziò a imbarcare acqua. Nonostante i tentativi disperati di salvare la nave, l’Essex iniziò il suo lento e inevitabile affondamento.
Il naufragio dell’Essex lasciò venti marinai alla deriva su tre scialuppe. In una lotta estrema per la sopravvivenza, questi uomini furono costretti a compiere atti disperati, inclusa la scelta agghiacciante di ricorrere al cannibalismo.
L’episodio di cannibalismo e il ritorno sulla terraferma
La disperazione dell’equipaggio si trasformò in una lotta estrema per la sopravvivenza. I sopravvissuti riuscirono a recuperare cibo, acqua e alcune tartarughe dalle stive della nave prima che affondasse. Ventuno uomini si divisero in tre lance baleniere, affrontando le avversità del Pacifico. Isolati e privi di risorse, furono costretti a ricorrere al cannibalismo per sopravvivere.
Dopo un acceso dibattito sulla rotta da seguire, l’equipaggio decise di navigare verso il Sud America, un viaggio lungo e pericoloso a bordo delle scialuppe. Tuttavia, la paura di incontrare cannibali li spinse a cambiare direzione, portandoli verso l’isola disabitata di Henderson.
Dopo aver raggiunto l’isola di Henderson, l’equipaggio dovette prendere decisioni difficili. Qui, l’equipaggio trovò una fonte di acqua dolce e risorse limitate per il sostentamento. Tuttavia, le scorte si esaurirono rapidamente, e il 26 dicembre 1820, decisero di riprendere il mare. Tre marinai scelsero di rimanere sull’isola, sperando nei soccorsi, mentre gli altri ripartirono in mare aperto. La scelta di riprendere il mare si rivelò fatale per molti, poiché la lotta per la sopravvivenza divenne sempre più disperata.
Nel vasto e ostile Oceano Pacifico, senza cibo né acqua sufficienti, i marinai dovettero affrontare la dura realtà della fame e della sete. La disperazione portò all’impensabile: il cannibalismo dei compagni morti per sopravvivere. Il cannibalismo divenne pertanto una necessità orribile per l’equipaggio, che dovette anche ricorrere al sorteggio per decidere chi sacrificare per la sopravvivenza del gruppo.
Dopo mesi di agonia in mare, solo alcuni sopravvissuti furono salvati da navi di passaggio. La terza lancia, che si era separata dal resto del gruppo, non fu mai ritrovata. Gli uomini salvati tornarono a Nantucket, ma il trauma del naufragio e del cannibalismo li segnò per sempre.
Dopo 78 giorni di agonia in mare, quindi, solo pochi sopravvissuti furono salvati. Questo evento tragico lasciò un segno indelebile sui sopravvissuti e sulla comunità di Nantucket. Il comandante Pollard affrontò un altro naufragio in futuro, ritirandosi poi dalla vita di mare, mentre Owen Chase continuò a navigare nonostante fosse profondamente segnato dagli eventi.
Una fonte di ispirazione per Moby Dick, ma non solo
L’incredibile storia della Essex non solo fece scalpore a livello internazionale ma anche ispirò grandi opere letterarie. Herman Melville si basò su questi eventi per il suo celebre Moby Dick, mentre Edgar Allan Poe li utilizzò come spunto per La Storia di Gordon Pym. Inoltre, Le montagne della follia di H.P. Lovecraft e il resoconto biografico di Owen Chase, primo ufficiale dell’Essex, e del ragazzo di cabina Thomas Nickerson arricchirono ulteriormente il patrimonio culturale legato a questa tragedia, influenzando profondamente la narrativa americana.