Lo staking è molto praticato, in quanto consente di ricavare una rendita passiva dal deposito dei propri token, alla stregua di un conto corrente bancario, prospettando peraltro notevoli ritorni nella maggior parte dei casi.

Ha però un inconveniente di non poco conto: obbliga a bloccare gli asset visuali per un determinato periodo di tempo, coi rischi connessi. Per bypassare almeno in parte questa eventualità, ne è stata proposta una forma alternativa, nota come liquid staking. Andiamo a vedere di cosa si tratti.

Liquid staking: cos’è e cosa si propone

Il liquid staking è la soluzione messa in campo da alcune blockchain incentrate sul Proof-of-Stake (PoS) per ovviare al principale inconveniente collegato al deposito di token. Quando si effettua quello normale, infatti, gli utenti devono bloccare le loro risorse per un determinato periodo di tempo. Ciò gli impedisce però di scambiarli o utilizzarli in veste di garanzia al fine di strappare un maggior rendimento in altri ecosistemi DeFi.

Il liquid staking, al contrario, permette ai possessori di accedere alla liquidità quando hanno depositato in staking i propri token. Ne consegue la possibilità di godere dello staking tradizionale, anche se in misura leggermente minore, senza dover bloccare del tutto gli asset.

Nel periodo di vincolo, infatti, gli utenti ricevono un LST (Liquid Staking Token), il quale può essere usato in altre blockchain al fine di dare vita a rendimenti aggiuntivi. In pratica, questa modalità si traduce in una vera e propria archiviazione dei fondi in conti di deposito a garanzia DeFi. Nel periodo in cui è in vigore lo staking, i legittimi possessori hanno facoltà di accedere ai fondi, da cui consegue la liquidità della formula.

Come funziona il liquid staking

Esattamente come avviene nei tradizionali protocolli Proof-of-Stake, il liquid staking viene condotto tramite il deposito di fondi su un conto di deposito a garanzia la cui gestione spetta ad un contratto intelligente. La piattaforma utilizzata emette in cambio versioni tokenizzate dei fondi che sono depositati, rappresentanti il controvalore equivalente.

È quindi possibile guadagnare una rendita passiva, senza però dover bloccare i token impiegati, che possono essere usati per altre operazioni. Naturalmente, per poter trasferirli fuori dalla blockchain occorre scambiare un analogo quantitativo delle versioni tokenizzate, i DLT. In tal modo, diversamente da quanto avviene su una piattaforma di staking tradizionale, ad esempio Ethereum, i token liquidi possono essere utilizzati in veste di garanzia per il lending, oppure per il trading.

Infine, è possibile annullare lo staking in qualsiasi momento e rientrare in possesso delle risorse. Una possibilità che può rivelarsi preziosa nel caso si presentassero improvvisi problemi di carattere finanziario tali da richiedere liquidità aggiuntiva.

Pro e contro

Il liquid staking comporta i vantaggi che abbiamo elencato, ma anche dei rischi da mettere in preventivo. Tra di essi, in particolare:

  • occorrono competenze tecniche di buon livello, che i nuovi utenti di questo particolare settore potrebbero non avere per poter condurre le operazioni in autonomia nelle piattaforme;
  • la pericolosità degli smart contract, in quanto i contratti intelligenti a volte sono resi permeabili ad attacchi hacker da bug;
  • il possibile depegging del prezzo,in quanto quello dei LST non è ancorato all’asset sottostante che rappresentano ed è quindi sottoposto alle costanti fibrillazioni del mercato crypto.

Per quanto riguarda le blockchain che propongono il liquid staking, la più nota è Rocket Pool. Al suo interno è possibile fare staking di Ethereum senza dover mettere a deposito il minimo canonico di 32 token per poter diventare un nodo della catena. I premi di staking previsti possono arrivare all’8,98% di APR. Ricorrendo allo staking liquido, gli utenti possono però depositare ETH e ricevere controvalore in rETH, con rendimenti pari al 3,15% in soli sette giorni. Un rendimento quindi estremamente interessante, che lascia aperta la possibilità di ulteriori impieghi dei token depositati.