Luca Zaia protagonista suo malgrado della scena politica degli ultimi giorni torna durante la sua intervista a Che Tempo Che Fa sul caso di Giulia Cecchettin, la giovane assassinata brutalmente dall’ex fidanzato arrestato in Germania dopo una lunga fuga. Un tema quello del femmincidio ampiamente trattato durante l’intervista con Fabio Fazio.
Luca Zaia a Che Tempo Che Fa, le parole sul femminicidio
Luca Zaia, che questa sera ha anche annunciato che la 16enne di Mestre Carol è stata ritrovata in salute, è tornato sul barbaro femmincidio di Giulia Cecchettin che torna a sconvolgere l’Italia dopo le recenti barbare uccisioi di Giulia Tramontano e Michelle Causo:
“Come comunità abbiamo sperato per sette giorni che Giulia potesse tornare a casa. Dopo sette giorni, purtroppo, l’epilogo è stato il ritrovamento del corpo di Giulia martoriato, sembra accoltellata. Penso che non ci siano parole per definire le barbarie e anche il comportamento di questo ragazzo. C’è una famiglia che sta patendo la sofferenza, il dolore e anche l’orrore di quello che è accaduto, che non è una roba da poco. Una combinazione astrale assolutamente negativa. Ricordo il papà di Giulia, la sorella Elena, la mamma non c’è più perché morta un anno fa. Spero che Giulia non diventi semplicemente la 105esima vittima di femminicidio di questo Paese in quest’anno”.
Il governatore della Regione Veneto ha spiegato come la lotta al femminicidio debba passare da un’educazione sentimentale sia a scuola che con attenzione in famiglia:
“Dobbiamo intervenire, l’ho detto in tempi non sospetti perché ci sono stati altri casi. La scuola rappresenta un grande opportunità e piattaforma di formazione, ma non si insegnano solo lettere, storia, geografia e matematica, ma anche la formazione di vita. Dobbiamo approfittare di questo grande network che abbiamo, che sono i ragazzi che vanno a scuola per fare l’educazione all’affettività, parlare del femminicidio, della violenza di genere e parlare di quella che sarà la giornata dedicata, perché il 25 novembre avremo la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Direi che sarebbe fondamentale fare sul serio. Questo è un Paese che vive molto spesso di alibi, questa non è una sfida solo dei giovani perché il femminicidio colpisce anche altre fasce di età, ma è una sfida della comunità, che inizia dalle famiglie”.
Una cosa fondamentale è anche insegnare a cogliere i segnali di atteggiamenti ossessivi spesso colpevolmente normalizzati:
“Sul tema dei segnali, lo dice uno che ha aperto uno sportello che esiste da 10 anni che ha avuto 2000 accessi e che – oltre ad avere fatto consulenza ad Antonio Albanese per il suo film – dà una consulenza gratuita con professionisti e psicologici in totale anonimato, è fondamentale che i genitori colgano aspetti che normalmente vengono sottovalutati come le ossessioni, le psicosi e il rapporto malato con i partner dei figli sono indicazioni fondamentali. Se un genitore vede questo, chiami il nostro sportello e parli con qualcuno, perché Giulia è vittima di questo”.
I giovani che sono il futuro
Luca Zaia ha poi sottolineato come l’Italia oggi sia un paese dove i giovani fanno fatica, preferiscono scappare, mentre abbiamo il potenziale per essere invece hanno le potenzialità per diventare un luogo di arrivo piuttosto che di partenza:
“Questo non è un Paese per giovani. Il contratto sociale dice che il popolo ti delega a rappresentarlo e quando non lo rappresenti più, ti toglie la delega. Ma i ragazzi numericamente dal punto di vista del corpo elettorale non rappresentano una maggioranza o una buona massa critica. Quindi rischia di non essere mai rappresentato e quindi siamo noi adulti a dover decidere, a DOVER rinunciare a molte nostre prerogative per lasciare spazio ai ragazzi. I ragazzi subiscono una narrazione negativa quotidianamente, quindi noi dobbiamo difendere i nostri ragazzi. Usando una proporzione, mi piacerebbe dire che gli anziani stanno al Portogallo come i giovani all’Italia. Noi potremmo candidarci a essere il Paese dei giovani, ma non perché c’è la denatalità, ma perché siamo il Paese più bello al mondo. Non c’è cittadino al mondo che non nasca pensando di visitare l’Italia. Perché quindi non candidarci con politiche veramente aggressive a favore dei giovani. Faccio un esempio: e se dicessimo che lo Stato dà le garanzie in maniera tale che i ratei d’affitto diventino un progetto di vita, quindi rate di mutuo? I ragazzi, se sono precari, non riescono ad accedere a un mutuo. Se qualcuno non mette le garanzie, mai avranno un progetto di vita. I ragazzi di oggi sono più bravi di quelli di una volta. io conosco un sacco di ragazzi che studiano, che hanno un lavoro e un secondo lavoro part-time, che si danno da fare e che ci invidiano in tutto il mondo. Dobbiamo valorizzarli. Poi noi italiani abbiamo questo difetto di guardare nel giardino degli altri. Cominciamo a guardare casa nostra perché i giovani in gamba ce li abbiamo noi”.
Un tema piuttosto caldo nelle ultime settimane è stato quello del fine vita, su questo aspetto si discosta anche dalla maggioranza dato che ritiene necessario che si sviluppi una legge che lo regoli:
“È un argomento delicatissimo che si deve affrontare rispettando le idee di tutti, di chi difende il fine vita e di chi magari parla solo di cure palliative, che per altro ci sono. Io mi sono trovato ad affrontare questo tema perché non sono in tribuna a guardare la partita, io sono a bordocampo. In virtù di una sentenza del 2019 della Corte Costituzionale, la famosa sentenza per il DJ Fabo, viene fuori che i cittadini possono chiedere alle loro ASL di attivare il percorso di fine vita, con determinate prerogative stabilite dalla sentenza, ovviamente interpellando il comitato etico. Penso che non sia civile per un Paese esercitare e affrontare un tema così importante senza avere una legge. Chi si è rivolto a noi lo ha fatto perché malato terminale, con sofferenza, sapendo che le cure non avevano più effetto, il supporto psicologico non funzionava, le cure palliative non riuscivano a risolvere il problema. Se capitasse a me, io vorrei poter decidere. Faccio un appello: non chiamiamolo più suicidio assistito, ma gestione della parte finale della vita di un malato grave, di un malato terminale. Poi le garanzie ci vogliono ed è qui che servono le Istituzioni, per fare in modo che uno ci arrivi in totale libertà, in coscienza e non sia una modalità per spingere qualcuno a fare cose che non vorrebbe fare. Ma questo è il ruolo delle istituzioni, penso che i sistemi di garanzia ci siano. I giovani, ancora una volta, indicano la via. O consideriamo i ragazzi degli incapaci o probabilmente chi non la pensa come loro è un po’ antiquato”.
D’accordo con Salvini sul Ponte sullo Stretto
Luca Zaia è spesso stato dato come uno dei franchi tiratori contro Matteo Salvini, pronto a pugnalarlo alle spalle per poter prendere la guida della LEGA. In realtà però sull’opera del Ponte sullo Stretto su cui il vice premier ha puntato tutto la pensano allo stesso modo:
“Su questo sono assolutamente d’accordo con Salvini. C’è stata un’evoluzione rispetto al tema delle grandi opere nel nostro Paese. [Il cambio d’idea di Salvini su questo tema rispetto al 2016?] È un segno di intelligenza cambiare idea. Io provengo da una Regioni in cui il Mose era visto come una roba da non fare, ma adesso c’è e Venezia non va più sott’acqua. Questa è un’opera in cui hanno innescato un turbo. Si potrebbe utilizzare un po’ dei soldi del Fondo Sviluppo e Coesione perché si dice sempre che in questo Paese non si utilizzando i fondi comunitari. Ecco, gettare l’occhio anche lì permetterebbe di sbloccare qualche cifra a livello nazionale”.