Carlo Cottarelli è uno dei volti amici di “Che Tempo Che Fa” e la situazione non è cambiata con il passaggio del programma di Fabio Fazio sul Nove. L’economista, che ricordiamo era stato anche indicato in passato come presidente del consiglio da Mattarella per un’ipotetico governo prima dell’accordo gialloverde che portò a Palazzo Chigi l’avvocato Giuseppe Conte, si è soffermato sulla manovra economica varata dall’esecutivo e sul recente sciopero generale di venerdì scorso precettato da Salvini.

Carlo Cottarelli a Che Tempo Che Fa, le parole su manovra e sciopero

Carlo Cottarelli intervistato da Fabio Fazio si è subito soffermato sulla manovra economica sottolineando come lo sciopero generale gli sia sembrata una decisione esagerata, al netto di una parziale bocciatura su quanto varato dal Governo Meloni:

“A me sinceramente la manovra non piace molto, non credo fosse giustificato uno sciopero generale, però a me la manovra non piace per due motivi: il primo è che la maggior parte delle cose fatte sono temporanee. Il taglio delle tasse è temporaneo perché non c’erano soldi e non c’erano soldi perché non hanno cominciato a fare una revisione della spesa un anno prima, magari si fosse cominciato prima qualche soldo in più veniva fuori”.

L’economista ha sottolineato come la parte più critica è quella riguardante le pensioni, che vengono “salvaguardate” solo per un anno con un continuo navigare a vista senza alcuna programmazione a suo avviso:

“La decisione presa sulle pensioni è per un anno soltanto; i pensionati dovrebbero avere un po’ di stabilità mentre invece si va avanti di anno in anno per non tornare alla legge Fornero, facendo cose che per alcuni, non per tutti, sono peggio della legga Fornero. Quindi c’è questo elemento di precarietà e si vede anche dal fatto che una buona parte è finanziata in deficit”.

Il debito italiano non scende più

Carlo Cottarelli ha poi spento parzialmente i facili entusiasmi che si erano alzati dopo la valutazione positiva delle agenzie di ratings come Moody’s:

“L’altro problema grosso è che il debito pubblico non scende, è fermo al 140% del PIL, che è uno dei motivi per cui, tornando alle decisioni prese da Moody’s, rimaniamo su un livello di valutazione dei titoli di stato che non è particolarmente alto”.