A poche dall’inizio della 26ima edizione di Oktagon in scena a Torino, abbiamo intervistato Yuri Farcas, astro nascente dalla kick boxing

Oktagon Torino, Yuri Farcas: “Quando si inizia una carriera sportiva agonistica si creano degli obiettivi. Nel mio caso, l’obiettivo è lasciare un impronta.”

Alla conferenza stampa della 26ima edizione di Oktagon, tenutasi presso la Cupola geodetica di piazza Castello a Torino, tra i protagonisti dell’evento impegnati alla stampa, c’era anche Yuri Farcas. A teneregli compagnia il fondatore di Oktagon Carlo Di Blasi da noi recentemente intervistato, l’assessore allo sport di Torino Domenico Carretta, l’AD di Oktagon Paolo Biotti e altri due protagonisti dalla serata, ovvero Mattia Faraoni e Bogdan Stoica. Il torinese Farcas – da poco vincitore del “RoadtoOneEurope”- sarà impegnato nella sfida dei pesi massimi Fight Code Rules 105 kg contro il connazionale contro Matei Florin.

Vieni da successi importanti e stai per combattere in un evento dalla portata importante: come ti sei preparato a tutto questo? 

Quando si inizia una carriera sportiva agonistica si creano degli obiettivi. Nel mio caso, l’obiettivo è lasciare un impronta. Vincere qualcosa di importante. Mi sono posto il l’obiettivo di vincere un titolo italiano, poi sono andato oltre, ho vinto il titolo di ISKA mondiale di full contact. Per me adesso combattere significa  confermare il mio livello. Dovevo combattere in un altro evento, poi c’è stata una disdetta e sono stato chiamato ad Oktagon. La preparazione è continuata ma non siamo usciti a fare molto sparring perché essendo un peso massimo dalle mie parti è difficile trovare con chi farlo. Ci siamo dovuti adattare. C’è stato molto studio tecnico: siamo pronti a tutto, abbiamo tante soluzioni per dare il meglio.

Quanto influire la location, l’essere in un evento così importante, il fatto che sono stati confermati più di quattromila spettatori?

Il palcoscenico può incidere molto, hai molti occhi addosso, ci sono tanti circuiti esteri che sono lì a guardare gli atleti, quindi è una vetrina: non si può sbagliare, bisogna dare e dimostrare tutto.

Ripercorriamo però la tua storia prima di Okatagon: quando hai iniziato il tuo percorso nei Combat sport? 

Ero un ragazzo molto robusto ma non mi era mai venuta l’idea di combattere. I miei amici mi spronavano , uno mi ha addirittura  regalato il materiale per la kick boxing e mi fa: “Vai perché secondo me puoi spaccare.”  Ho iniziato, ho fatto un mesetto. Poi ho smesso e ripreso un anno dopo. Nel 2015 – 2016. Nel 2017 ho iniziato  a combattere con i dilettanti. Ho vinto, ho avuto questa scarica di adrenalina che mi ha molto motivato e mi sono posto l’obiettivo di lasciare un segno in questa disciplina. 

I miei primi match da professionista sono andati malissimo. Non trovando incontri tra i dilettanti, siamo passati al professionismo. Ed è stato molto difficile perché in questa disciplina non c’è una via di mezzo. Fortissimi o  scarsi? Io ovviamente sono andato da quelli forti. In Francia il mio secondo match da professionista è stato contro un rivale appartenente ad un circuito internazionale situato in Olanda. Comunque il mio primo incontro è andato male, anche il secondo… il terzo, sono andato benissimo. Da là ho spiegato il volo. 

Tornando all’evento di questa, c’è qualche fighter presente che segui o che semplicemente sei solo curioso di veder combattere?

Ne conosco tanti e io prima mi pongo come uno spettatore: se non avessi combattuto sarei stato lì a vederli.

Oktagon 2023, Torino, Yuri Farcas: “Adesso molta gente guarda chi combatte in l’Italia”

Chiediamo poi a Yuri Farcas se l’Italia progressivamente e grazie a questi eventi stia appianando il gap con i circuiti internazioaneli

Si, stiamo iniziando ad avere una bella una bella vetrina. c’è molta visibilità anche per un atleta, una volta combattevamo in palazzetti dove c’erano 100 persone. Adesso molta gente guarda chi combatte in l’Italia.

E riguardo i match, ormai tanto in voga e seguiti, in cui si incontrano fighter appartenenti a due mondi diversi, come nel caso della Battle of The Baddest tra Ngannou e Fury, tacciato spesso di essere solo spettacolo, senza sostanza?

Non sono finti: si menano davvero. E’ comunque uno spettacolo che fa avvicinare tante persone al mondo degli sport da combattimento.

Spettacoli sempre di più targati Emirati Arabi…

Si tratta di soldi, è il denaro che comanda e li ti puoi permettere di fare certi eventi. I main event sono tutti la perchè hanno la possibilità economica per farlo. Sono una potenza. 

Oktagon sarà la fine della stagione… o lo stimolo per un nuovo match?

A gennaio – ancora non è ufficiale – dovremmo avere una nuova data. Io ancora un match sono disposto a farlo, essendo un atleta che ha ancora poco esperienza con i professionisti ho voglia di combattere.