L’Aquila, buttata fuori dall’auto in corsa e costretta a prostituirsi: rinviato a giudizio il medico accusato di maltrattamenti familiari a L’Aquila. Secondo l’accusa, l’uomo sarebbe artefice di percosse, offese e aggressioni avvenute dal giugno 2020 al luglio 2021, a seguito della scoperta da parte della compagna di alcune chat erotiche.
Messo alle strette, il medico avrebbe sbattuto la testa della moglie contro il muso e afferrandola per i capelli. Il tutto corredato da aggressioni verbali e offese. Gli inquirenti hanno raccolto diverso materiale a carico dell’uomo e ora il Gup del Tribunale dell’Aquila ha fissato a dicembre il processo.
L’Aquila, buttata fuori dall’auto in corsa e costretta a prostituirsi, maltrattamenti anche alla figlia minorenne
Un quadro a dir poco agghiacciante è quello dipinto dal legale dell’accusa, Maria Teresa Di Rocco. Fra gli episodi descritti dalla vittima, il medico di 36 anni, originario dell’Aquila, avrebbe forzato la compagna a scendere dall’auto in corsa nei pressi della caserma Pasquali.
Durante il fatto, risalente a luglio 2021, l’imputato avrebbe detto: “Adesso vai a battere per strada, vai a guadagnarti la mesata“, costringendo la vittima a prostituirsi per 20 euro. In seguito, avrebbe spinto fuori dal veicolo in movimento la donna, buttandole la borsa dal finestrino e urlandole “Non ne posso più , sono esaurito, mi fai schifo“.
La donna, di 36 anni e originaria dell’Aquila, sarebbe stata costretta a rapporti sessuali altrimenti sarebbe andato con “altre cento più belle“ e aggredita davanti alla figlia. Il 36enne, inoltre, avrebbe ferito anche la minorenne nel tentativo di farle i buchi alle orecchie contro la sua volontà e continuando ad aggredire la madre con messaggi persecutori e vessatori, pur avendo lasciato la casa in cui convivevano nel 2022.
Il medico aquilano è assistito dagli avvocati Iole Maggitti e Angelina Campitelli e deve rispondere di maltrattamenti per futili motivi, minacce e lesioni alla figlia minorenne. Un resoconto desolante a pochi giorni dall’arresto a Matera di un altro uomo, di origini albanesi, reo di aver maltrattato e sequestrato la moglie e la figlia di otto anni.