Il bullismo nelle scuole è un fenomeno ampiamente radicato e con l’avvicinarsi dei ragazzi alla tecnologia – soprattutto dopo il Covid, con la didattica a distanza – la diffusione degli episodi ha raggiunto una scala vastissima. E’ aumentato il ricorso a gruppi Whatsapp creati per prendere in giro i compagni; foto e video di abusi e schernimenti sono all’ordine del giorno su Facebook e Instagram.

Il bullismo è una piaga che affligge la nostra società: è necessario aiutare le vittime ma anche educare i ragazzi e sensibilizzarli nel tentativo di mettere a tacere per sempre questo fenomeno.

Tag24 ha raccolto le riflessioni e l’esperienza di Giovanna Pini, la presidente del Centro Nazionale Contro il Bullismo – Bulli Stop, che da anni in Italia si occupa di aiutare le vittime e i bulli con iniziative dedicate.

Bullismo nelle scuole, l’ultimo caso, il 13enne che si è suicidato a Palermo. L’emergenza nelle scuole italiane

La presidente del Centro Nazionale Contro il Bullismo – ‘Bulli stop’, ha raccontato l’emergenza del fenomeno nelle scuole italiane e sui social: tanti ragazzi soffrono perché vittime delle prese in giro dei compagni e non hanno il coraggio di parlare con la famiglia, per poi arrivare a gesti estremi, come la tragedia avvenuta di recente a Palermo, in cui un ragazzo di 13 anni si è suicidato.

D: Di recente si è verificato un ennesimo episodio di bullismo in seguito al quale un ragazzino di 13 anni si è suicidato a Palermo, all’interno della sua abitazione, mentre i suoi genitori non c’erano. Cosa può dirci al riguardo?

R: Ciò che più mi ha scosso in merito alla vicenda è stato leggere tra le notizie che la scuola aveva già segnalato alla famiglia il disagio di questo ragazzino. Lui è stato preso in giro più volte, in diverse occasioni i suoi compagni lo avevano deriso e sbeffeggiato per il suo orientamento sessuale. Nel 2023 ancora non c’è libertà nel proprio orientamento sessuale: è un fatto gravissimo.

Il ragazzino è stato istigato al suicidio, ha aspettato che i genitori non fossero in casa per potersi togliere la vita. Ogni giorno c’è un caso di cronaca diverso, ogni giorno c’è un caso di bullismo. I giovani stanno diventando molto violenti, non accettano nessun tipo di regola: possiamo notarlo da tutti gli articoli che escono quotidianamente.

C’è una grossa emergenza e non possiamo più stare fermi, bisogna fare qualcosa. I ragazzi sono cambiati, sicuramente anche per le complicazioni portate dal Covid, ma non possiamo dare la colpa sempre e solo alla pandemia. Esiste un disagio che fa parte dei ragazzi. C’è stata la didattica a distanza, per cui è aumentato anche il cyberbullismo, perché i giovani hanno acquisito più praticità con il mondo dei social, internet ed il computer, perché con questa didattica che ha fatto incrementare le conoscenze del web..

Ad oggi i dati del MIUR e del ministero della Salute sul bullismo indicano che per il 28% viene commesso alle superiori e il 30% alle medie. Il fatto più grave è che dal 2016 il fenomeno è aumentato in un modo veramente esponenziale. E’ un’emergenza nazionale che secondo me deve essere affrontata nelle sedi e nei modi giusti, perché si fa presto a parlare di bullismo o a farsi promotori dello stop alle violenze ma poi quello che conta sono i fatti, la realtà vera: essere costanti nel voler debellare questa piaga sociale.

L’omosessualità come stigma nelle scuole e la viralità degli episodi di bullismo sui social

D: Quanto l’orientamento sessuale dei ragazzi influisce nell’essere bersaglio dei bulli? L’omosessualità nella scuola è ancora uno stigma sociale?

R: Certo. è ancora uno stigma sociale, ancora c’è un’alta percentuale di prese in giro per questo. Si creano gruppi whatsapp per mettere facce o atteggiamenti del ragazzo che ha un altro orientamento sessuale per poterlo prendere in giro.

Nel 2023 ancora non si sono superate queste situazioni, ci sono ancora tante battaglie da portare avanti per far capire ai ragazzi che comunque ognuno può amare o essere chi vuole nella vita, basta che non si faccia del male agli altri. Chi siamo noi per giudicare l’orientamento sessuale di un bambino o di un ragazzo? A proposito di quanto successo a Palermo dovremmo tutti fermarci a riflettere sul dolore che può aver provato quel ragazzo di 13 anni per arrivare un sabato sera a togliersi la vita.

C’è molto scherno, soprattutto sui social. I ragazzi sono pronti a creare profili fake per insultare il compagno o la compagna di classe gay, sbeffeggiandoli e deridendoli. Il problema è che il bullo non agisce mai da solo, ha sempre un gruppo di complici che stanno a guardare o che fomentano l’iniziativa. A scuola il bullismo resta in un ambiente circoscritto mentre sui social prende una rapidità enorme, che poi è difficile arrestare.

Magari un video con una presa in giro in un attimo fa settantamila visualizzazioni, like, commenti. E’ rapidissima la diffusione, quindi diviene complicato per il ragazzo che subisce il bullismo, riuscire poi a cancellare tutto. Se un episodio succede a scuola, si possono riprendere sia il bullo che i gregari e trovare una soluzione, ma sui social è molto più difficile.

D: Sembra che con tutte queste interazioni, like e commenti sui social alle persone piaccia guardare gli episodi di questo tipo, è vero? Ci si rende partecipi di una violenza così?

R: Quando viene pubblicato un video di questo tipo per esempio sulla nostra pagina Instagram, alcuni non li oscuriamo perché in tal modo possiamo aiutare la polizia postale ad individuare i colpevoli dell’episodio. Il video diventando virale ha (tolto questo è) uno scopo che può essere importante per i social, dobbiamo stare molto attenti ai commenti sotto ai video, perchè spesso può capitare che le persone scrivano parole offensive. Ci deve essere tanto controllo.

Contro chi agiscono i bulli? Chi sono e perché se la prendono con i più “deboli”

D: Il bullismo non si scaglia solo contro gli omosessuali ma anche contro le categorie considerate socialmente più “deboli”. Il modo di vestire, la religione, le disabilità: sono tutti fattori che incidono sull’esercizio della violenza?

R: Il bullismo è crudele. E’ un fenomeno che di solito colpisce le persone più deboli. Il disabile per esempio viene visto come una persona debole, quindi facile da prendere in giro, buttare in terra, spingere. Ricordiamo un caso recente dove un bambino disabile è stato aggredito dai compagni che hanno addirittura urinato su di lui. Siamo a dei livelli allucinanti. Questi ragazzi avrebbero avuto lo stesso comportamento su un altro compagno senza disabilità?

Si vanno a colpire sempre i più deboli, il bullo ha una grande furbizia: si scaglia contro la persona sola, quella che ha pochi amici o comunque qualcuno che può deridere in modo facile. Ecco perché colpiscono l’omossessuale, il disabile. Per loro è un divertimento. Spesso i bulli si giustificano dicendo: ‘Noi stavamo scherzando’. In realtà non si tratta di uno scherzo ma di pura cattiveria.

D: Si può tracciare l’identikit di un bullo? Come si può aiutare?

R: Bisogna guardare all’interno della famiglia, sempre. E’ importante come i genitori si relazionano con i ragazzi. Il bullo è un ragazzo che sicuramente ha una problematica e che ha bisogno di essere aiutato, perché magari in casa può avere un papà che lo tratta male, dei genitori che non esaltano le sue qualità e tanti altri disagi. Il ragazzo sfoga la sua aggressività facendo del bullismo, fuori dalle mura domestiche. Se magari sente i genitori che prendono in giro un gay, pensa che sia normale e lo fa anche lui. Manca proprio tutta la base dell’educazione familiare. Così come nella scuola, dove è necessario toccare questi temi con i ragazzi. La scuola deve essere la seconda istituzione educativa e non la prima.

D: Come si contrasta il bullismo? Il Centro come aiuta le vittime?

R: Noi con il nostro Centro abbiamo tantissime iniziative, andiamo in tutte le scuole d’Italia in forma gratuita a fare prevenzione e contrasto al bullismo. Andiamo lì per parlare con i ragazzi, insieme anche ad ex vittime ed ex bulli che vengono a raccontare le loro storie per far capire gli errori. Siamo stati i primi in Italia a portare questa metodologia comunicativa nelle scuole con delle vere testimonianze per fare entrare in empatia i ragazzi che ci ascoltano.

Abbiamo creato la Giornata Nazionale dei Giovani Contro il Bullismo che quest’ anno è alla sua decima edizione e che si tiene di solito nel mese di maggio. Quest’anno per l’occasione abbiamo realizzato un musical sul tema del bullismo, con la partecipazione di 250 ragazzi. Vogliamo ricordare che il Centro offre la prima assistenza gratuita: legale, psicologica, neuropsichiatrica e pedagogica alle vittime di bullismo.

Ecco un approfondimento sul tema del cyberbullismo con la Presidente di ‘Bulli stop’.