In un comunicato diramato da Hamas, il gruppo terroristico ha ribadito di ritenere Joe Biden direttamente responsabile di quanto è attualmente in corso all’ospedale al-Shifa.
“Quello che sta accadendo al complesso medico di al-Shifa, uno sterminio sistematico di tutti coloro che si trovano all’interno dell’ospedale, sta accadendo davanti agli occhi e alle orecchie del mondo. Riteniamo il presidente Biden e la sua Amministrazione direttamente responsabili del crimine di pulizia etnica compiuto dall’occupazione nell’ospedale. Si tratta di un crimine barbaro contro una struttura medica protetta dalla Quarta Convenzione di Ginevra.”
Guerra a Gaza, Hamas dichiara altri 24 morti nell’ospedale di al-Shifa
Il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto il decesso di altri 24 pazienti all’interno dell’ospedale di al-Shifa, morti a causa delle interruzioni di corrente prolungate.
“Ventiquattro pazienti in diversi reparti sono morti nelle ultime 48 ore poiché apparecchiature mediche vitali hanno smesso di funzionare a causa dell’interruzione di corrente.”
La diplomazia internazionale è al lavoro per trovare la pace
Lo scacchiere internazionale attorno a Israele e Gaza si muove in maniera frenetica per evitare un allargamento del conflitto e soprattutto ottenere una tregua umanitaria. Dentro la Striscia continuano ad essere presenti quasi 2 milioni di abitanti e le condizioni umane sono al limite della sopravvivenza. Mancano cibo, acqua, medicinali, carburante e di conseguenza corrente elettrica: tutto materiale presente al di là del valico di Rafah, con decine di camion incolonnati che attendono solo la riapertura.
Sulle ipotesi di un allargamento del conflitto, interviene direttamente l’Iran, che si rivolge agli Stati Uniti.
“In risposta agli Stati Uniti abbiamo detto che l’Iran non vuole che la guerra si allarghi ma, visto l’approccio adottato dagli Usa e da Israele nell’area, se i crimini contro la popolazione di Gaza e della Cisgiordania non si fermano, allora ogni possibilità potrebbe essere considerata, e un conflitto più ampio potrebbe rivelarsi inevitabile.”
Riguardo invece ai tentativi di pace, è Josep Borrell (Alto rappresentante Ue per la politica estera) a presentare un piano di pace.
“Posso riassumere in tre no e in tre sì alcune idee. Il primo no” del piano Ue “e’ il no ad uno spostamento forzato delle persone fuori da Gaza. Poi, no a cambiamenti territoriali. No alla separazione di Gaza dal tema palestinese complessivo, la soluzione per Gaza è dentro la soluzione della questione palestinese. Il primo sì è il ritorno dell’Autorità palestinese a Gaza. Sto dicendo l’Autorità, quindi voi, voi che siete già lì e non avete mai lasciato Gaza, che state dando servizi alla popolazione con il nostro sostegno.”