Ad Empoli, in provincia di Firenze, si è celebrato un matrimonio in un hospice della città. Ad unirsi è stata una coppia di ultrasessantenni residenti nell’Empolese Valdelsa, dopo tanti anni trascorsi insieme l’una al fianco dell’altro. La cerimonia si è celebrata nella camera di degenza dove, al momento, si trova la neosposa. Lei è ricoverata per una grave malattia che purtroppo ormai è in una fase particolarmente avanzata.

Empoli, matrimonio in hospice: paziente sposa il compagno in camera di degenza

Ad Empoli si è così celebrato un matrimonio presso un noto hospice della città. Lo ha raccontato in un post su Facebook l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Empoli (Firenze), Valentina Torrini. Quest’ultima ha fatto sapere che una coppia si è unita in matrimonio dopo tanti anni passati insieme.

La scelta dietro a questa unione è legata anche al fatto che la donna si trova ricoverata nell’hospice per una grave malattia terminale. Ma questo non è il primo matrimonio che si celebra in tale struttura. Il centro di cure palliative è stato inaugurato nell’ottobre del 2020 e da allora ci sono state ben tre cerimonie.

La coppia, un uomo e una donna di oltre 60 anni, hanno fatto richiesta per una procedura velocizzata per ottenere i documenti necessari e unirsi in matrimonio. Subito la coordinatrice della struttura di Empoli e gli operatori si sono messi al lavoro e si sono dati da fare per esaudire la volontà e il desiderio della loro paziente.

Così hanno contattato l’Ufficio di Stato Civile del Comune di Empoli, località in provincia di Firenze, in Toscana. Una volta ottenuto il via libera e i vari documenti obbligatori, hanno organizzato velocemente la cerimonia. Sono stati gli stessi membri del personale sanitario ad aiutare la donna nella fase di vestizione, nella ricerca del bouquet di fiori, dei confetti e di tutto il necessario.

La responsabile della struttura, la dottoressa Cinzia Casini, ha spiegato che, al giorno d’oggi, eventi come questo non sono poi così anomali. Ha ricordato che i pazienti che si trovano all’interno di un hospice sono malati terminali e sono soggetti a cure palliative. Spesso e volentieri la loro aspettativa di vita è di qualche mese o settimana, se non addirittura giorno.

La responsabile Cinzia Casini ha dunque affermato:

Eventi come questi non sono una cosa anomala. Quando si vive situazioni in cui il tempo è limitato, tutto viene ricondotto alle cose più importanti, come la famiglia. Si vuole vivere gli ultimi atti irripetibili nel modo migliore e positivo, e anche tutelare determinati aspetti sul piano pratico o affettivo.

Per la dottoressa ora, in Italia e nel resto del mondo, sarebbe il momento di “sdoganare” le cure palliative. Queste sono uno strumento per aiutare i pazienti a vivere la malattia nel modo migliore possibile, cercando di non pensare al tragico finale.

Gli hospice, presenti nel nostro Paese ma anche all’estero, offrono, grazie al lavoro di membri specializzati e professionisti del settore, grande aiuto e supporto alle persone malate terminali e ai loro familiari che devono affrontare momenti così difficili.

La celebrazione e i commenti

È stato sempre l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Empoli (Firenze) Valentina Torrini a celebrare il rito. Torrini ha sposato l’uomo e la donna presso la struttura per le cure palliative. E poi appunto ha raccontato quanto accaduto sul proprio profilo Facebook. Ha ribadito che ogni persona ha il diritto a tale possibilità.

Torrini ha inoltre ringraziato non solo la coppia per aver dimostrato, ancora una volta, che “l’amore è più forte della malattia”, ma anche tutto il personale dell’hospice per aver organizzato il matrimonio e per aver gioito con i neosposi e i loro familiari. Il post pubblicato su Facebook dall’assessore si conclude così:

Sono molto orgogliosa di avere questa struttura ad Empoli. Le persone hanno il diritto di essere accompagnate, qualunque percorso siano costrette a intraprendere ed è bello vedere la dedizione, i sorrisi e le attenzioni degli operatori, come la gioia e la voglia di festa dei familiari. Viva la vita e viva le persone.

Diversi sono i commenti apparsi sul web e sui social in merito a questa notizia. In molti hanno gioito con la coppia e la loro famiglia.

Che cos’è il matrimonio “in articulo mortis”

Non è la prima volta che sentiamo parlare di casi di questo tipo. La scorsa estate, in particolare in merito alla malattia e alla morte di Michela Murgia, la nota scrittrice italiana, molto si era discusso a proposito del matrimonio “in articulo mortis”. L’espressione, tradotta dal latino all’italiano significa “in punto di morte”.

Si tratta di una possibilità, presente sia in Italia che in tanti altri Paesi esteri, che un soggetto malato terminale ha: è quella di poter sposare il proprio compagno o la propria compagna prima del decesso. La legge italiana, per questa particolare situazione, consente di accelerare di molto tutte le procedure necessarie per celebrare il rito.

In questo caso non è necessario che a sposare due persone sia un ufficiale dello Stato civile. Questa tipologia di matrimonio è prevista dal Codice Civile italiano all’articolo 101. Per poterlo mettere in atto però sono necessari una serie di requisiti.

In primo luogo uno dei due sposi deve essere in imminente pericolo di morte. In secondo luogo entrambi devono essere consenzienti e in grado di esprimere le proprie volontà. Infine non devono esserci impedimenti di alcun tipo al matrimonio. Quest’ultimo allora poi viene celebrato ed è considerato valido a tutti gli effetti.