Di origine etiope, Agitu Ideo Gudeta aveve 42 anni quando, il 29 dicembre del 2020, fu uccisa nella sua casa di Frassilongo, in provincia di Trento, da un suo dipendente: ecco la sua storia, chi era e com’è morta. In Italia e all’estero era diventata famosa per i prodotti caseari dell’azienda agricola biologica che aveva messo in piedi dopo tanti sacrifici e dopo essersi battuta con coraggio per i diritti dei contadini del suo Paese d’origine.

La storia di Agitu Ideo Gudeta, l’imprenditrice etiope uccisa in Trentino

Agitu era nata ad Addis Abeba, in Etiopia. In Italia era arrivata per la prima volta all’età di 18 anni, per frequentare l’università a Trento. Dopo gli studi era tornata nel suo Paese e con forza e coraggio aveva portato avanti le sue battaglie contro le campagne di violenza perpetrate contro i dissidenti e i contadini da parte del governo.

Quando la situazione era degenerata, e molti dei suoi compagni erano finiti in manette, aveva deciso che era arrivato il momento di seguire le orme del padre che, dopo aver fatto sentire la propria voce in patria, nel 2000, per motivi di sicurezza, era emigrato negli Stati Uniti per costruirsi un futuro migliore.

Lei scelse l’Italia perché c’era già stata: si era fatta degli amici ma, soprattutto, aveva imparato la lingua. Dal 2010 si era stabilita in Trentino, ottenendo lo status di rifugiata. Dopo anni di sacrifici e di pazienza aveva fondato l’azienda agricola “La Capra felice”, salvando dall’estinzione diverse razze di capre, allevate seguendo metodi biologici.

La ricostruzione dell’omicidio

Il 29 dicembre del 2020 la donna, di 42, era stata trovata morta all’interno della sua abitazione di Frassilongo, in provincia di Trento, da alcuni vicini di casa. A chiamarli, dando l’allarme, era stato un uomo con cui aveva appuntamento e che, non vedendola arrivare, si era preoccupato.

I sospetti si erano immediatamente concentrati su uno dei suoi collaboratori, un uomo originario del Ghana di 32 anni. Il 30 dicembre, Adams Suleimani, questo il suo nome, aveva confessato di essere il suo assassino. Da poco era stato portato in caserma dai carabinieri che l’avevano trovato in una stalla vicino al luogo del ritrovamento del cadavere.

Stando ai risultati dell’autopsia, l’avrebbe colpita con un martello alla testa per quattro o cinque volte, al culmine di una lite scoppiata per il mancato versamento di uno stipendio.

Gli ultimi sviluppi della vicenda: processo da rifare in Appello per il reato di violenza sessuale

Non è tutto. Il 32enne l’avrebbe anche violentata sessualmente. O almeno così avevano stabilito i giudici della Corte d’Appello di Bolzano, che lo avevano condannato a 15 anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario e a 4 anni per violenza.

La Cassazione ha da poco annullato parte della sentenza, accogliendo il ricorso del difensore di Suleimani, Nicola Zilio, che aveva contestato la violenza sessuale, parlando, piuttosto, di “vilipendio di cadavere“, visto che la donna al momento dei fatti era già morta.

La condanna a 15 anni per omicidio resta, quindi; decade quella a 4 anni, su cui dovranno esprimersi di nuovo in Appello: se venisse accolta la richiesta della difesa, la pena potrebbe essere ridotta. Una decisione che ha lasciato di stucco la famiglia della vittima, secondo cui Agitu sarebbe stata aggredita sessualmente dal ghanese prima di essere uccisa e non dopo.

Attendiamo il deposito delle motivazioni, ma manteniamo il convincimento, considerato il contenuto degli atti processuali, che Agitu Ideo Gudeta fosse ancora viva e che sia stata vittima di un’aggressione sessuale all’esito della quale è stata brutalmente uccisa,

ha spiegato l’avvocato dei familiari, Andrea De Bertolini. A riportarlo è il Corriere della Sera.

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