Recenti indagini, come quella condotta da Formez, hanno evidenziato un significativo calo nel numero di dipendenti statali nel Nord Italia. Questo trend è emerso in diversi concorsi pubblici, inclusi quelli per l’Agenzia delle Entrate, dove il Nord ha mostrato una copertura dei posti significativamente inferiore rispetto al Centro e al Sud Italia.
Lavoratori statali scappano dal Nord Italia: dati e statistiche
L’ultima indagine di Formez mostra che, mentre al Nord il tasso di copertura dei posti messi a bando dalla Pubblica Amministrazione è solo del 75%, nelle regioni del Centro e del Sud Italia si raggiunge il 150%. Questo squilibrio si manifesta nonostante il numero simile di posti disponibili in regioni come Lombardia e Lazio.
Lavoratori statali in fuga dal Nord: perché?
Il maggior costo della vita al Nord Italia, inclusi trasporti, affitti e spese generali, sembra essere una delle principali cause di questo fenomeno. Questi fattori incidono sulla scelta dei candidati che, nonostante le retribuzioni uniformi nella Pubblica Amministrazione, tendono a preferire regioni dove il costo della vita è più basso.
Esempi di questa tendenza includono il mancato riempimento di posti per infermieri in Friuli Venezia Giulia e la mancanza di candidati per posizioni tecniche in comuni come Olgiate Comasco. Questa situazione rappresenta un’inversione rispetto al passato, quando si assisteva a una migrazione dal Sud al Nord per opportunità lavorative. A oggi, si preferisce andare soprattutto al Centro, dove si reputa esserci una migliore qualità della vita a un costo decisamente minore rispetto che al Settentrione.
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Le conseguenze per il Nord Italia
Lombardia e Veneto, in particolare, stanno affrontando le problematiche maggiori a causa di questo cambiamento. La diminuzione di personale disponibile per posizioni statali ha implicazioni dirette sulla qualità e l’efficienza dei servizi pubblici in queste regioni.
I lavoratori stanno quindi sempre più considerando fattori come l’affitto e il costo generale della vita nelle loro decisioni di lavoro. Questo spiega perché molte persone scelgano di lavorare nel Centro e nel Sud Italia, dove i costi sono più gestibili.
Il caso del concorso dell’Agenzia delle Entrate
Il concorso dell’Agenzia delle Entrate, uno dei più attesi, ha evidenziato questa tendenza. Con circa 188 mila domande presentate, i candidati hanno dovuto scegliere la regione in cui desiderano lavorare. I dati mostrano che, mentre il Veneto e la Lombardia registrano un minor numero di candidati, regioni come Abruzzo, Marche e Umbria hanno visto un afflusso notevole nonostante il limitato numero di posti a disposizione.
La differenza è più evidente quando si confrontano regioni come il Veneto e il Lazio. Nel Veneto, per 680 posti disponibili, solo diecimila persone hanno presentato domanda, rispetto ai quasi 50 mila candidati nel Lazio, per un numero simile di posti.
Il precedente e altri casi di “fughe”
Nel 2022, l’allora Ministro dei Trasporti Enrico Giovannini evidenziò una preoccupante mancanza di interesse nelle selezioni per posizioni nelle motorizzazioni e nei provveditorati, principalmente al Nord Italia.
Questa tendenza si è confermata in vari contesti, inclusi quelli già accennati, come il fallimento di un concorso regionale per reclutare 639 infermieri in Friuli Venezia Giulia e la difficoltà del Comune di Olgiate Comasco nel trovare candidati per due posti da geometra. Questi esempi riflettono una crescente riluttanza a trasferirsi lontano da casa per opportunità di lavoro nella Pubblica Amministrazione, nonostante le retribuzioni uniformi in tutta Italia.
Anche per i funzionari di servizi di pubblicità immobiliare, si è notato un pattern simile: su 188 mila domande, 58 mila provenivano dal Mezzogiorno, che tradizionalmente esporta dipendenti al Nord. Tuttavia, questa fonte sta diminuendo, come mostrato dai dati di Formez: circa il 20% dei posti a concorso nel 2021 e 2022 sono rimasti scoperti, con il Nord che copre solo il 75% dei posti a fronte del 150% al Sud e nelle isole.