Si accende la discussione riguardante la carne sintetica, ovvero la carne coltivata in laboratorio da cellule animali, che ha suscitato dibattiti sia nel panorama politico che scientifico in Italia nelle scorse settimane.

La carne sintetica è sicura?

Questo tema rimane al centro dell’attenzione con la pubblicazione di un rapporto dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), incentrato sulla sicurezza della carne coltivata, e più in generale degli alimenti ottenuti attraverso questo processo. Il rapporto, intitolato “Aspetti di sicurezza alimentare dei cibi ottenuti da colture cellulari”, presenta una serie di importanti considerazioni che dovrebbero essere valutate in modo obiettivo e senza pregiudizi nelle discussioni sulle potenzialità della carne coltivata.


Il potenziale è evidente e significativo, senza dubbio. La prospettiva di adottare un sistema di produzione di proteine animali che riduca notevolmente la sofferenza degli animali, il consumo di suolo, acqua ed energia, e di conseguenza le emissioni di gas serra rispetto agli allevamenti tradizionali, rappresenta un’opportunità allettante, soprattutto considerando l’incremento costante della popolazione. Tuttavia, gli esperti sottolineano la necessità di un’indagine approfondita su questo tema, senza tralasciare gli aspetti relativi alla sicurezza alimentare, un punto su cui si concentra il rapporto della FAO e dell’OMS.

La pubblicazione evidenzia chiaramente che la sicurezza alimentare è solo una delle sfide che il cibo sintetico dovrà affrontare. Vi sono altre questioni cruciali da esaminare attentamente, come gli aspetti nutrizionali, le normative e l’accettazione da parte del pubblico. È un campo che richiederà una valutazione approfondita e olistica, poiché coinvolge molteplici dimensioni che devono essere considerate attentamente.

La carne sintetica fa male? Tutti i rischi

Gli esperti hanno individuato specifici pericoli e rischi associati alle quattro diverse fasi della produzione di cibo sintetico. Queste fasi includono l’estrazione delle cellule di partenza, che per la carne coltivata implica l’uso di cellule staminali provenienti dagli animali, insieme a tutte le procedure correlate di isolamento e conservazione. Vi è poi la fase della produzione, che comprende la crescita e l’espansione delle cellule all’interno dei bioreattori, seguita dalla fase di raccolta e infine dalla trasformazione alimentare.

Molti di questi rischi sono comuni a diverse pratiche di produzione alimentare, per i quali esistono già normative e sistemi di controllo consolidati come il sistema HACCP, sottolineano gli esperti. È importante evitare di considerare tali rischi come esclusivi del cibo sintetico. Anzi, gli esperti evidenziano che per ciascun pericolo individuato esistono rischi simili presenti in altri alimenti più tradizionali. In alcuni casi, tali rischi non sono ancora affrontati e gestiti in modo adeguato, rappresentando una sfida attuale anche per i cibi tradizionali.

Risalendo alle fasi iniziali, ossia dall’estrazione e dalla coltivazione delle cellule prelevate dai campioni animali di partenza, gli autori individuano vari rischi significativi. Questi includono il rischio di contaminazione con sostanze biologiche come virus, batteri, protozoi, parassiti e persino prioni, tossine o semplici capelli degli operatori. Vi è anche il rischio di contaminazione farmacologica con residui di farmaci veterinari, compresi gli antibiotici, oltre a contaminanti chimici, microplastiche, metalli pesanti e potenziali nuovi allergeni derivanti da modifiche genetiche.

Tali pericoli possono essere affrontati con approcci simili a quelli adottati per la produzione alimentare in altri settori. Questi includono estesi test, l’implementazione di adeguate procedure di igiene, controlli e certificazioni sugli animali di origine, insieme a un’etichettatura precisa per segnalare la presenza di eventuali allergeni. Tuttavia, analizzando attentamente le dettagliate tabelle redatte dagli esperti, emerge che gli stessi pericoli sono presenti anche nelle fasi successive di crescita delle cellule, raccolta e trasformazione alimentare.

La differenza fondamentale sta nel modo in cui varie contaminazioni possono entrare nel prodotto durante le diverse fasi del processo. Tuttavia, anche considerando l’origine dei pericoli, l’adozione di adeguate misure di controllo sui materiali impiegati per la crescita e la manipolazione delle cellule, insieme a test approfonditi, può contribuire a limitare i rischi. Quasi tutti i pericoli individuati dai ricercatori hanno equivalenti nelle tradizionali catene di produzione alimentare. Ciò non implica che la carne sintetica sia automaticamente sicura come i prodotti tradizionali, ma evidenzia piuttosto che si tratta di un prodotto che, nonostante l’innovazione, presenta problematiche che sono in gran parte già affrontate.

A meno che non si scelgano come fonte di cellule da coltivare animali recentemente consumati come cibo e potenzialmente fonti di tossine, per le quali si raccomanda una valutazione del rischio e un confronto con prodotti simili, la stragrande maggioranza delle problematiche è comune a diverse produzioni alimentari consolidate. Questo sottolinea la necessità di studiare attentamente tali situazioni e adottare misure preventive mirate.

Tumori e modifiche genetiche

Gli studiosi dedicano un capitolo specifico ai timori sollevati, anche da parte di individui non esperti, che però risultano estremamente improbabili nell’ambito della produzione di carne coltivata. Tra questi, il principale riguarda la possibilità che le cellule coltivate nei bioreattori possano sopravvivere durante tutto il processo di produzione e poi dar luogo a formazioni simili a tumori una volta ingerite. Tuttavia, gli esperti sottolineano che affinché ciò avvenga, dovrebbero verificarsi una serie di eventi estremamente improbabili, come la sopravvivenza delle cellule attraverso tutte le fasi e l’introduzione nel sistema digerente e circolatorio, rendendo questo scenario privo di plausibilità scientifica.

Allo stesso modo, gli esperti smentiscono il rischio che il DNA estraneo, potenzialmente derivante da modifiche genetiche, possa modificare le cellule di un consumatore. Sottolineano che eventi altrettanto improbabili dovrebbero verificarsi e, inoltre, il DNA estraneo derivante dal cibo è comunemente presente nel nostro intestino senza generare problematiche rilevanti.

Anche il pericolo di infezioni da Mycoplasma, batteri spesso presenti nella ricerca sulle colture cellulari, viene considerato poco credibile. Nonostante la loro crescita lenta e la limitata capacità distruttiva, sarebbe improbabile che passino inosservati durante i controlli e possano causare malattie nell’uomo dopo l’ingestione.

Tuttavia, la differenza tra pericoli reali e rischi meno concreti potrebbe essere determinata anche dalla comunicazione, come sottolineato dagli esperti che redigono il rapporto. Fattori come il “confirmation bias”, l’avversione a prodotti considerati innaturali o non familiari, insieme alla confusione tra pericoli controllabili e rischi da gestire nel settore, giocano un ruolo chiave. Una comunicazione trasparente, focalizzata sulla risposta alle domande delle persone, potrebbe contribuire a dissipare tali preoccupazioni, concludono gli esperti.