In Spagna c’era grande attesa per la seconda giornata della seduta del Parlamento: il verdetto ha conferito la fiducia a Pedro Sanchez, di fatto il nuovo premier del Paese. Per il primo ministro uscente è il terzo governo di fila.
Il leader socialista è stato eletto alla prima votazione con i fatidici 179 voti, superando la maggioranza assoluta di 176 e tornando a capo del governo iberico. Se non avesse raggiunto questa soglia se ne sarebbe riparlato domani.
Durante la mattinata, in Parlamento, si sono susseguiti una serie di interventi. A cominciare dai rappresentanti del partito nazionalista basco (Pnv), dell’Union del Pueblo Navarro (Upn), del Bloque Nacionalista Galego (Bng) e infine la deputata della Coalicion Canaria (Cc), Cristina Valido.
Sanchez ha concluso i dibattiti rivolgendo un ultimo appello all’aula, in attesa del voto dei 350 deputati. Ha promesso un governo “legittimo, democratico e costituzionale“.
Spagna, il Parlamento pone la fiducia a Pedro Sanchez: disordini vicino al Congresso, Herminio Sancho colpito da uova
Dopo le turbolenze e gli scontri notturni presso la sede del Psoe, stamane le forze dell’ordine si sono dispiegate nei pressi della sede del Parlamento della Capitale.
Il deputato del Psoe Herminio Sancho è stato vittima di un’aggressione vicino al Congresso dei deputati. Stava facendo colazione in un bar, in compagnia di altri quattro membri del gruppo parlamentare, quando un gruppo di individui ha lanciato al loro indirizzo delle uova. Una di queste ha colpito Sancho alla testa.
Da ieri sera alla mattinata di oggi, giovedì 16 novembre, il bilancio degli arresti a seguito delle proteste è salito a 15 persone.
Leader Psoe nella bufera per l’amnistia
Ieri, le proteste dei manifestanti si sono concentrate in particolare contro la legge sull’amnistia per gli indipendentisti catalani. Il segretario generale del Psoe ha infatti promesso un’amnistia per i leader separatisti catalani, in cambio dell’appoggio degli indipendentisti di Junts (Uniti per la Catalogna). Alcuni membri dei collettivi di estrema destra hanno parlato di “dittatura” insultando Sanchez.
Grazie all’accordo stipulato con la coalizione indipendentista Junts, Sanchez ha potuto contare sui voti di ben sette partiti oltre al suo. La condizione inderogabile dei separatisti è quella di mantenere le promesse fatte.
Dal canto suo, il leader del Psoe aveva parlato chiaro ieri nel suo discorso al Parlamento.
Concederemo l’amnistia perché le circostanze sono quelle che sono: tocca fare di necessità virtù in nome della Spagna, dell’interesse nazionale, per difendere il progresso sociale, per superare le fratture del passato. Il problema del Pp e di Vox non è l’amnistia ma che non hanno accettato il risultato elettorale.
Le accuse della destra a Sanchez
Più di quattro mesi dopo le elezioni di luglio, la fiducia al nuovo governo si è rivelata parecchio complicata. Dopo il buco nell’acqua del Partito Popolare, vincitore alle elezioni, Sanchez ha ricevuto l’incarico di formare una coalizione sufficientemente ampia per ottenere la maggioranza parlamentare.
Indispensabile l’appoggio di numerosi partiti autonomisti e indipendentisti per il risultato finale. Una mossa che ha destato le critiche della destra, secondo cui Sanchez avrebbe agito solo per garantire la propria sopravvivenza politica.