A quasi un anno dall’omicidio di Alice Neri, la giovane mamma trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia, in provincia di Modena, la madre ha deciso di lanciare un appello sui social, chiedendo a tutti di ricordare lei e la sua storia accendendo una candela alla finestra e dicendo “no” alla violenza sulle donne.

L’appello della madre di Alice Neri a un anno dal suo omicidio a Modena

Sabato 18 novembre… Un anno che ci hanno portavo via Alice privandoci della gioia del suo sorriso… ricordiamolo mettendo un lumino sulla finestra per lei e per dire no alla violenza sulle donne,

è l’appello lanciato sui social da Patrizia Montorsi, la madre di Alice Neri, brutalmente uccisa la notte tra il 17 e il 18 novembre di un anno fa nel Modenese. Il suo corpo, ridotto a uno scheletro, era stato ritrovato dopo la denuncia di scomparsa presentata dal marito, che non l’aveva vista rientrare a casa dopo essere uscita a bere qualcosa con un collega.

Le indagini sono state lunghe e intricate e si sono concluse qualche settimana fa con il rinvio a giudizio del 29enne di origine tunisina Mohamed Gaaloul, l’uomo a cui la giovane mamma di Ravarino avrebbe dato un passaggio poco prima di trovare la morte. La speranza dei suoi familiari – che ancora aspettano di darle una degna sepoltura – è che la sua storia non venga dimenticata.

Gli indizi a carico di Mohamed Gaaloul, da poco rinviato a giudizio

Mohamed Gaaloul è accusato di aver ucciso e bruciato la 32enne dopo un tentativo di violenza sessuale. Stando ai risultati dell’autopsia, l’avrebbe accoltellata al cuore e, dopo averne nascosto il corpo nella sua auto, le avrebbe dato fuoco utilizzando della benzina e dell’olio esausto che aveva rinvenuto in una tanica nel terreno dove sarebbe stato ritrovato il corpo della donna, un luogo “ameno” che lui conosceva bene.

Ad incastrarlo ci sarebbero diverse prove: le macchie d’olio rinvenute sui suoi vestiti, insieme al Dna della vittima, presente all’interno del marsupio che indossava la sera dei fatti, ad esempio. Dopo il delitto era fuggito all’estero, arrivando in Francia, dove le autorità locali lo avevano tratto in arresto, riconsegnandolo all’Italia. Fin dall’inizio, nonostante l’iscrizione nel registro degli indagati di altre persone, è stato il principale sospettato.

I sospetti sul “terzo uomo del mistero”

La difesa del marito di Alice Neri, che era stato indagato come atto dovuto insieme al collega con cui la donna era uscita la sera dell’omicidio, sostiene che gli inquirenti debbano tornare a vagliare anche la posizione di un altro uomo, un secondo collega della vittima.

Sui giornali è stato spesso chiamato il “terzo uomo del mistero”. Si tratta della persona che avrebbe inviato ad Alice diverse lettere d’amore e con cui la stessa sarebbe stata vista litigare nei giorni precedenti al delitto. Sembra che l’alibi che ha fornito – e che ha permesso a chi indaga di escludere un suo coinvolgimento nei fatti – non regga.

Stando alle sue parole, la notte del femminicidio sarebbe rimasto a casa, insieme alla moglie. I suoi comportamenti, però, sarebbero quantomeno sospettosi: la mattina del 17 novembre avrebbe incontrato la 32enne; il 18, dopo essere uscito di casa, sarebbe arrivato sul luogo di lavoro in ritardo, come se avesse fatto una deviazione. E avrebbe anche riconsegnato degli indumenti sporchi in magazzino.

Dubbi su cui si dovrà fare chiarezza. Intanto partirà il processo a Gaaloul, che finora si è professato innocente. La prima udienza – prevista per oggi – è stata rinviata al 20 novembre prossimo per volere dell’avvocato Roberto Ghini, che lo difende. Non si esclude che l’imputato decida di chiedere il rito immediato, passando direttamente alla fase dibattimentale.

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