Stiamo vivendo giorni molto caldi in vista dello sciopero del trasporto pubblico previsto per venerdì 17 novembre: è utile quindi sapere qualcosa in più sul diritto allo sciopero e su cos’è la precettazione.
Intanto, ricordiamo che il diritto allo sciopero è costituzionalmente tutelato dall’articolo 40 della Costituzione e rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la partecipazione dei lavoratori alla vita del Paese e la libertà d’azione dei sindacati.
D’altra parte, bisogna anche tenere in considerazione la precettazione, ovvero l’atto amministrativo utilizzabile per attenuare eventuali conseguente negative di uno sciopero, qualora minacci di ledere i diritti costituzionali della persona.
Con tale atto amministrativo si può disporre una posticipazione dello sciopero oppure una riduzione della sua durata.
Nel testo, parleremo del diritto di sciopero, concentrando la nostra attenzione sulla precettazione e su cosa accade in caso di violazione, contestualizzando la normativa di legge nel caso dello sciopero previsto per il 17 novembre.
Diritto di sciopero: cosa prevede l’articolo 40 della Costituzione
Lo sciopero è un diritto dei lavoratori che viene disciplinato dall’articolo 40 della Costituzione italiana. Il riconoscimento costituzionale comporta le seguenti questioni:
- La tutela dell’azione sindacale;
- La differenza netta col regime corporativo fascista.
Il diritto di sciopero riconosciuto dalla Costituzione serve per rafforzare lo scopo legislativo di come, questo strumento, sia una garanzia dell’effettiva libertà dei lavoratori e dell’azione dei sindacati. Si tratta, inoltre, di un mezzo per rendere effettiva la partecipazione dei lavoratori alla vita sociale ed economica italiana.
Da sottolineare la differenza con il precedente regime corporativo, nel quale il diritto di sciopero era considerato reato.
Cos’è, quindi, lo sciopero? È l’astensione collettiva dal lavoro da parte dei lavoratori dipendenti, promossa o meno dai sindacati, e ha l’obiettivo di ottenere un miglioramento delle condizioni lavorative.
È opportuno fare anche le dovute differenze con la serrata, la quale indica l’astensione o l’impedimento al lavoro che viene promossa direttamente dall’azienda per far pressione sui lavoratori.
Cos’è e come funziona la precettazione
In relazione allo sciopero generale promosso per venerdì 17 novembre, si sta sentendo parlare della possibilità di una precettazione.
Con questo termine, si indica l’atto amministrativo che può essere emanato dall’autorità pubblica al fine di mitigare le possibili conseguenze negative dello sciopero a garanzia dei diritti costituzionali della persona.
Uno sciopero prolungato, infatti, può minare i diritti della persona, a causa del mancato funzionamento dei servizi.
La precettazione è una possibilità prevista dalla Legge n. 146/1990, articolo 8. Nello specifico, se un primo tentativo di conciliazione con le parti sociali non va a buon fine e i diritti costituzionali potrebbero essere lesi o pregiudicati, allora l’autorità competente può disporre che lo sciopero venga posticipato, ridotto oppure svolto con diverse modalità.
Si tratta di un’ordinanza posta a garanzia delle prestazioni indispensabili, imponendo all’amministrazione che le eroga di assicurare adeguati livelli di funzionamento del servizio.
Chi può disporre la precettazione? In caso di conflitto nazionale o interregionale, la precettazione può essere disposta dallo stesso Presidente del Consiglio oppure da un suo ministro. In tutti gli altri casi, può essere disposta dal prefetto o dal corrispondente organo nelle regioni a statuto speciale.
Cosa succede in caso di violazione
Con una nota del Mit è stato reso noto che la mobilitazione di venerdì 17 novembre, per il trasporto pubblico, sarà consentita dalle ore 9:00 alle ore 13:00.
Chi sciopera senza rispettare i termini previsti dalla legge rischia di incorrere in una sanzione amministrativa pecuniaria, che va da un minimo di 500 euro ad un massimo di 1000 euro, per ogni giorno di mancata ottemperanza. La sanzione viene stabilita in base alla gravità dell’infrazione.
Non solo i lavoratori rischiano di essere sanzionati, ma anche gli stessi sindacati se non rispettano l’ordinanza di precettazione. I sindacati sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria, che va da euro 2.500 a 50mila euro per ogni giorno di mancata ottemperanza, a seconda della consistenza dell’associazione sindacale e della gravità delle conseguenze dell’infrazione.
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