Giornata cruciale, quella di oggi, sul fronte delle pensioni anticipate che dovranno convergere verso un’unica età di uscita a 64 anni. E’ quanto raccomandano i giudici contabili della Corte dei Conti, in audizione il 15 novembre 2023 al Senato sulla legge di Bilancio 2024. Il governo, quindi, è chiamato a valutare una soglia anagrafica che sia uniforme sia per i lavoratori del sistema previdenziale contributivo puro che per coloro che rientrano nel sistema misto. Dovranno essere i ministeri interessati, in primis quello del Lavoro di Marina Elvira Calderone, a individuare correttivi all’attuale assetto della previdenza per ridurre le differenziazioni di requisiti dei lavoratori.

Anche gli ultimi sviluppi della legge di Bilancio 2024 hanno evidenziato il ricorso, ormai sempre più frequente, a limare i vantaggi del sistema retributivo in favore di un calcolo della pensione meno ottimistico quale è quello del sistema contributivo. Sarà cosi, nel 2024, per chi andrà in pensione con la nuova quota 103 che richiede il ricalcolo contributivo dei versamenti effettuati durante la vita lavorativa, con perdita dell’assegno mensile. In questo scenario si inserisce, quindi, la convergenza verso un’età unica di uscita anticipata – che potrebbe essere quella dei 64 anni – anche se continua a essere preoccupante la situazione contributiva delle più giovani generazioni, chiamate a periodi di non occupazione e di buchi contributivi.

Pensioni anticipate, ecco perché si va verso un’unica età di uscita a 64 anni

Una soglia di età standard per le pensioni anticipate. E’ quanto ha richiesto la Corte dei Conti al governo nella giornata di oggi nell’audizione al Senato sulla legge di Bilancio 2024. Il governo è chiamato, quindi, a individuare una sintesi in merito all’età di uscita anticipata, anche se non sarà facile dal momento che si contrappongono due monti previdenziali, quello di chi ha iniziato e a contribuire prima e rientri nel sistema misto, con una quota di retributivo più vantaggiosa per il calcolo della pensione, e i contributivi puri, cioè di coloro che hanno iniziato a lavorare in data successiva al 31 dicembre 1995.

Per entrambi il governo dovrà trovare un’età standard di uscita, che potrebbe essere individuata a 64 anni. E’ questa, infatti, l’età alla quale escono i lavoratori del sistema contributivo puro unitamente a 20 anni di versamenti minimi, purché la pensione abbia un importo di almeno 2,8 volte la pensione sociale, pari a 503 euro nel 2023.

Pensioni anticipate età 64 anni e assegni previdenziali più bassi

La legge di Bilancio 2024 aumenta questo indice a tre volte la pensione sociale stabilendo degli sconti per le donne con figli. I 64 anni di età dovrebbero rappresentare un’età ottimale per la pensione anticipata sia dei contributivi “puri” che dei “misti”. E a questo starebbe andando incontro il governo, iniziando proprio dalle misure incluse nella legge di Bilancio 2024, al capitolo delle pensioni.

Quota 103 peggiorerà nel 2024 rispetto alla misura in vigore fino al 31 dicembre 2023, con il ricalcolo della pensione, per chi esce dal prossimo 1° gennaio, con il metodo contributivo puro. Un taglio della pensione che toccherà anche chi abbia una quota di contributi versati nel sistema previdenziale retributivo.

Promossa la pensione a quota 103 del 2024

Il capitolo pensioni nella Manovra 2024 è stato promosso dai giudici contabili che ne hanno dato una valutazione tutto sommato positiva, soprattutto per quanto concerne il recupero delle risorse finanziarie e il restyling di quota 103.

Il prossimo passaggio è quello di rendere strutturali le misure di pensionamento che saranno introdotte (con quota 103 si è ancora nel campo delle sperimentazioni, peraltro di breve durata) e di correggere le misure troppo espansive per il buon mantenimento dei conti pubblici.