Meno di 18 anni, esattamente 17 anni e 9 mesi, per arrivare agli Australian Open del 1988. Diego Nargiso detiene ancora oggi il record per essere stato il più giovane tennista italiano ad aver disputato un Grande Slam. L’anno prima aveva già raggiunto livelli pazzeschi, affacciandosi nel tennis internazionale e vincendo il torneo Juniores di Wimbledon contro Jason Stoltenberg. Di soddisfazioni, finchè era in campo, se n’è levate tantissime e lo stesso ha fatto intraprendendo la carriera di allenatore. Dal 2014 ad oggi, Diego ha vinto oltre 30 tornei e ha formato almeno un centinaio di giocatori. Per commentare la straordinaria vittoria di Sinner contro Djokovic, alle ATP Finals di Torino, Nargiso è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Sinner batte Djokovic, Nargiso a Tag24

Quella di Sinner è stata una serata magica. Che il tennista italiano avesse un talento fuori dal comune e fosse in ascesa era già ben chiaro a tutti, ma da qui a battere il numero uno al mondo ce ne passa. Eppure Jannik finalmente ci è riuscito, ha vinto contro Djokovic, ha conquistato Torino e ha fatto gioire il Paese intero. Tre set sudati, 7-5 6-7 7-6 disputati in tre ore, con la concentrazione massima, senza mai abbassare la guardia neanche per un istante. Il minimo errore sarebbe stato fatale. Jannik lo sapeva bene visto che ci aveva già provato tre volte. Per commentare la partita vinta da Sinner contro Djokovic, alle ATP Finals di Torino, Nargiso, ex tennista, maestro e commentatore, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Serata magica per Sinner, se l’aspettava una prestazione del genere?

“Questa vittoria era nell’aria, perché Sinner veniva da una serie di tornei nei quali aveva già giocato in maniera eccelsa. Si è presentato a queste Finals con tutte le credenziali per poter fare bene e noi addetti ai lavori lo avevamo accreditato come uno dei protagonisti. Dopo la vittoria con Tsitsipas mi aveva già convinto. Quello con il greco era sembrato quasi un allenamento e aveva dimostrato tutta la sua superiorità. Tutto si stava allineando per arrivare ad una serata perfetta. È chiaro che poi bisogna farlo e Jannik ha portato a termina una partita eccezionale. Djokovic ha provato fino alla fine a non farlo accadere, ma Sinner è riuscito a giocare un tennis strepitoso, andando sopra al numero uno del mondo a livello qualitativo”.

Sinner ha mantenuto anche una certa calma mentre Djokovic provava a deconcentrarlo. Quanto ha influito la parte emotiva?

“E’ un aspetto fondamentale, è la parte che alla fine indirizza le partite. Novak ha cercato in ogni modo di innervosire e distrarre Jannik ma senza successo. Djokovic da questo punto di vista è un maestro, ma Sinner da sempre ha mostrato un equilibrio, fuori e dentro il campo, molto importante e anche ieri è riuscito a non farsi influenzare. È sempre presente al momento che vive e vive perfettamente ogni match. È chiaro che anche lui avrà avuto ansia e paura, ma nonostante questo riesce sempre ad essere sereno. Prende la parte positiva anche di un eventuale fallimento, anche all’interno della gara, e questo gli dà la giusta calma e il giusto equilibrio per affrontare sempre il punto, il set, il match successivo”.

Era già capitato in passato però che Sinner partisse forte e poi Djokovic decidesse di salire in cattedra riprendendosi il match. Ieri però è andata diversamente. Che potesse vincere si è capito nel secondo set, quello che ha perso?

“Altre volte è vero, è successo perché è normale che succeda. Novak è un diesel, poi tira su il livello e fermarlo diventa difficile. Però ieri non c’era nulla da fare perché anche quando lui ha dato il meglio di sé, Jannik ha risposto alla perfezione. Probabilmente Djokovic non se lo aspettava ed è andato su di giri quando Sinner ha messo a segno le prime giocate. A quel punto ha perso lui equilibrio”.

Dove può arrivare adesso Sinner?

Nessuno di noi può dirlo, probabilmente neanche lui. Il tetto si sposta in base alle prestazioni, un po’ come era successo anni fa con Djokovic. Lui si è inserito quando Nadal e Federer sembravano imbattibili e Sinner ora può fare lo stesso. Dobbiamo solo godercelo e vedremo come andranno le cose. Più si andrà avanti e più ci sarà voglia di farlo continuare, senza porsi alcun limite”.

A che punto è il movimento maschile?

“Questi ultimi anni sono stati fenomenali e stanno arrivando anche tanti altri ragazzi. Cavalchiamo questa onda lunga: Jannik è 2001, Mosetti 2022, Nardi 2003 e poi ci sono Arnaldi e tanti altri di grande talento. Per i prossimi 14 o 15 anni siamo a posto e ce la possiamo godere”.