Greta Scarano è una delle grandi protagoniste della nuova serie Rai che racconta il massacro del Circeo e quanto questo abbia sconvolto la vita di Donatella Colasanti.
L’attrice interpreta l’avvocata Teresa Capogrossi, che non è un personaggio reale ma racchiude al suo interno diverse donne che hanno affiancato Donatella negli anni del processo a seguito degli orribili fatti accaduti.
Una ricostruzione drammaturgica che non è piaciuta a molti creando non poche polemiche, ma Greta Scarano ha garantito che il loro lavoro di ricostruzione sia stato attento con un grande studio delle carte processuali. L’intervista dell’attrice a TAG24.
Greta Scarano è Teresa in Circeo, l’intervista video
Greta Scarano dimostra ai microfoni di TAG24 le qualità che l’hanno resa, negli ultimi anni, uno dei volti-simbolo del cinema e della serialità italiana. La passione, l’impegno civile e la preparazione con cui ha affrontato la serie Rai Circeo, incentrata sull’orribile vicenda del 1975, sono evidenti in ogni parola che pronuncia in merito al progetto.
D. Che emozione è stata per te interpretare Teresa che è un personaggio fittizio, pur raccogliendo al suo interno diverse altre figure femminili reali?
“È stato davvero un viaggio bellissimo, è un personaggio di finzione ma racchiude in sé le istanze delle donne femministe che hanno conosciuto Donatella nei vari processi ed è grazie a lei che la conosciamo meglio. Vediamo il ruolo che le femministe le hanno attribuito, lei è stata la miccia necessaria ad accendere la miccia sulla legge da cambiare facendo diventare il reato di stupro come reato contro la persona. Donatella Colasanti però si è ribellata a questa immagine di vittima che serviva al movimento, questa sua ribellione interna secondo me è molto attuale. All’interno degli stessi movimenti si generano delle discriminazioni e questo era accaduto anche nel movimento femminista perché lei voleva tornare a vivere dopo aver superato il dolore. Teresa comprende la voglia di Donatella di tornare ad essere sé stessa”.
D. Qual è stato il lavoro di ricerca storica e cosa sperate che sia arrivato a chi le ha conosciute davvero?
“Noi ci siamo completamente affidati al testo della sceneggiatura, era stata scritta con grande attenzione e cura, con un lavoro molto approfondito sulle carte del processo e sul momento storico. Le sceneggiatrici hanno visto documentari e letto giornali dell’epoca per poter studiare al meglio il periodo che va dal ‘75 all’ ‘80. Io mi sono fidata ciecamente del testo, poi ho visto dei documentari come Processo per stupro che racconta uno stupro successivo e che vede protagonista l’avvocata Tina Lagostena. Lei si è battuta molto per portare il processo sulla Rai perché le vittime venivano trasformate in carnefici e accade ancora oggi”.
D. Qual è l’aspetto che hai scoperto lavorando a Circeo che ti ha sconvolto di più?
“Il massacro in sé noi non lo raccontiamo, se non attraverso dei delicati momenti di flashback. Noi vogliamo raccontare il punto di vista della vittima e serviva un grande tatto per portare ciò che aveva subito. Al di là della cosa più cruda del massacro la cosa più sconvolgente è che l’avvocato dice che la ragazza se la poteva risparmiare con un ‘morsetto’. Questi erano i termini usati in aula, questa è la vittimizzazione secondaria che noi in Circeo raccontiamo molto bene. Questo è un qualcosa che accade ancora oggi ed è impressionante”.