Chi è Sergei Khadzhikurbanov? Si tratta dell’ex-investigatore del dipartimento per la lotta contro la criminalità organizzata condannato nel 2014 a 20 anni di carcere per l’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya.
Dopo anni di silenzio il suo nome è ora tornato agli onori della cronaca perché nella giornata di ieri ha ricevuto la grazia da parte del presidente russo Vladimir Putin dopo aver combattuto per sei mesi nel conflitto contro l’Ucraina.
Finendo così di scontare la sua pena la cui conclusione era prevista per il 2034.
Chi è Sergei Khadzhikurbanov: la condanna
Nel 2014 l’uomo era stato condannato a 20 anni di prigione con l’accusa di aver organizzato l’omicidio della giornalista della “Novaya Gazeta”, giornale oggi censurato in tutta la Russia.
La donna era nota soprattutto per aver raccontato gli abusi portati avanti dai soldati russi durante la seconda guerra in Cecenia avvenuta tra il 1999 e il 2009. Attività che conduceva nonostante le molte minacce di morte ricevute negli anni e le continue fughe a cui era costretta.
Condannati poi per l’omicidio, oltre a Khadzhikurbanov, anche altri quattro uomini ceceni.
Pochi anni dopo la condanna di Khadzhikurbanov e degli altri complici, la Corte Europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo avviò delle indagini. Si scoprì che, nonostante le autorità avessero incriminato e arrestato il gruppo di cinque uomini direttamente coinvolto nell’esecuzione dell’omicidio, i mandanti in realtà erano e ancora oggi sono sconosciuti.
La liberazione
L’ufficialità della notizia è arrivata proprio da Anton Gerashenko, consigliere del ministero dell’Interno di Kiev.
Con un post su X ha reso nota la liberazione di Khadzhikurbanov citando anche l’avvocato del condannato, Alexei Mikhalchik.
Il legale ha infatti dichiarato che l’ex agente delle forze dell’ordine avrebbe approfittato di un meccanismo che gli ha permesso di arruolarsi nell’esercito russo direttamente dal carcere, come detenuto.
Sistema utilizzato soprattutto dalla brigata Wagner all’inizio del conflitto con l’Ucraina per armare quante più truppe possibili da mandare in zona di guerra.
Così facendo Sergei ha potuto ricevere la grazia continuando a prendere parte all’“operazione militare speciale”. Dopo aver stipulato un contratto con il ministro della difesa.
L’uomo ha inoltre un passato nelle forze speciali, proprio grazie alla sua esperienza infatti ha ottenuto immediatamente una posizione di comando all’interno dell’esercito russo.
Dopo l’inaspettata notizia della grazia concessa a Khadzhikurbanov non sono mancate le reazioni della famiglia della giornalista.
I parenti e il quotidiano russo per cui lavorava hanno definito il condono della pena “un’ingiustizia enorme”.
Per i familiari di Anna infatti la grazia ottenuta da Sergei non è la prova della redenzione e del rimorso dell’assassino ma solo un modo per sfuggire agli anni di detenzione ancora da scontare.
L’omicidio di Anna Politkovskaya
La drammatica vicenda ha inizio il 7 Ottobre 2006 quando Anna Politkovskaya, giornalista russa famosa per le sue inchieste scomode e per le critiche a Vladimir Putin, viene uccisa a Mosca.
L’assassinio della donna è avvenuto donna durante il rientro nella propria abitazione. Il corpo senza vita della giornalista venne infatti ritrovato all’interno dell’ascensore dell’appartamento di Mosca dove viveva.
La causa della morte fu senza dubbio un colpo di pistola all’altezza della testa. Subito dopo il suo assassinio la polizia russa sequestrò il suo computer e vi trovò molto materiale riguardante le varie inchieste che stava portando avanti.
Due giorni dopo la morte della donna, Dmitry Muratov, direttore di “Novaja Gazeta” e vincitore del Premio Nobel per la pace nel 2021, raccontò che la giornalista stava per pubblicare, proprio il giorno della sua morte, un articolo incentrato sulle torture commesse dalle forze di sicurezza russe.
Arrestato nel 2011 anche Rustam Makhmudov, l’uomo considerato l’artefice dell’omicidio. Pochi mesi dopo vennero poi accusati dell’omicidio anche il boss criminale ceceno Lom-Ali Gajtukaev e lo stesso Sergei Khadzhikurbanov, condannato ufficialmente solo nel 2014.
Interrogato e arrestato anche l’ex tenente colonnello della polizia Dmitrij Pavljuchenkov. Dichiaratosi colpevole dell’organizzazione dell’omicidio e accettando anche di collaborare durante una futura riapertura del caso.