Aumento delle pensioni minime a 780 euro: è la richiesta dei sindacati al governo per difendere il potere d’acquisto dei pensionati più poveri.

Aumento pensioni minime a 780 euro, la richiesta dei sindacati

A luglio, 3 milioni di pensionati di età superiore ai 64 anni e con assegni inferiori a 1.100 euro vedranno il ritorno della quattordicesima mensilità. In aggiunta, è atteso l’aumento delle pensioni minime, soprattutto per gli ultra 75enni, con uno scatto a 600 euro come stabilito dalla legge di Bilancio. Questi sviluppi, ricorda Anp (Associazione nazionale pensionati) di Cia-Agricoltori Italiani, comporteranno anche il pagamento di tutti i ritardi accumulati a partire da gennaio, ancora non erogati.

Alessandro Del Carlo, presidente nazionale di Anp-Cia, sottolinea come questo incremento sia vitale per una fascia di popolazione che si trova in uno stato di grave difficoltà sociale, con crescente inflazione e costi energetici crescenti.

Le difficoltà affrontate dalla popolazione anziana sono ulteriormente confermate dall’Istat, che indica che 1 su 4 è a rischio povertà. L’aumento dei costi fissi incide pesantemente sui redditi più bassi, mentre si assiste a un declino dei diritti sociali, come l’accesso alle cure garantite dal Servizio Sanitario Nazionale.

Nonostante questi miglioramenti, Del Carlo sottolinea che la quattordicesima e gli incrementi degli assegni non sono sufficienti. Secondo Anp-Cia, servono misure strutturali, come l’aumento delle pensioni minime a 780 euro, l’adeguamento delle modalità di indicizzazione delle pensioni per proteggere il potere d’acquisto, e la creazione di una pensione di garanzia per i giovani.

Giovanna Gazzetta, vicepresidente nazionale di Anp-Cia, evidenzia la penalizzazione delle donne a causa di una pensione variabile in base alla loro contribuzione, spesso influenzata da carriere lavorative discontinue.

Il presidente di Anp-Cia sottolinea che, nonostante i miglioramenti, persiste la questione delle pensioni basse, mancando ancora un riconoscimento pieno del diritto a una pensione dignitosa, fondamentale per garantire l’autonomia economica delle famiglie. Difendere i diritti e la dignità dei pensionati rimane l’obiettivo di Anp, che prevede una nuova fase di mobilitazione per sensibilizzare parlamentari e governo in vista della nuova legge di Bilancio.

La decisione del governo

L’indice preliminare di rivalutazione dei trattamenti pensionistici nel 2024 è fissato al 5,4%. Questo valore, sarà ufficializzato nei prossimi giorni attraverso un decreto ministeriale congiunto dell’Economia e del Lavoro.

Basato sulla variazione percentuale degli indici dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati, esclusi i tabacchi, registrata dall’Istat nei primi nove mesi del 2023 e prevista per l’ultimo trimestre, l’indice si discosta leggermente dal 5,6% precedentemente considerato nella proposta di Bilancio 2024. Tale valore è utilizzato per calcolare gli effetti delle nuove norme di adeguamento all’inflazione che entreranno in vigore l’anno successivo.

L’incremento del 5,4% sarà applicato esclusivamente ai pensionati che percepiscono fino a quattro volte il minimo, mentre per importi superiori l’adeguamento sarà gradualmente ridotto.

Questi aumenti si applicheranno ai valori definitivi del 2023, confermati all’inizio di dicembre, quando verrà eseguito l’aggiornamento inflazionistico relativo al 2022. Finora è stato utilizzato un indice provvisorio dell’7,3%, ma a dicembre si applicherà un 8,1%, con conseguente riconoscimento degli arretrati per l’intero anno in corso. Questa rivalutazione tiene conto del cumulo perequativo, considerando come un unico trattamento l’insieme di tutte le pensioni percepite da un individuo, erogate dall’Inps e da altri enti previdenziali presenti nel casellario centrale delle pensioni.

Gli importi pensionistici saranno determinati in base al valore definitivo del minimo Inps 2023, attualmente pari a 567,94 euro, che, con l’aumento del 5,4%, nel 2024 potrebbe raggiungere i 598,61 euro. Per quanto riguarda l’assegno sociale, attualmente fissato a 503,27 euro con la rivalutazione provvisoria dell’7,3%, si prevede che con un’8,1% definitivo arrivi a 507,02 euro e, considerando un ulteriore 5,4% nel 2024, possa giungere a 534,40 euro in via preliminare.