Dovrà presto affrontare un processo per furto con destrezza, Miguel Angel Romero Chicclo, il padre della piccola Kata, scomparsa a Firenze il 10 giugno scorso. Le telecamere di videosorveglianza di via Maragliano, dove si trova anche l’ex hotel Astor occupato, lo avrebbero infatti ripreso mentre sottrae il telefono cellulare a una turista olandese insieme ad un suo connazionale. Proseguono, intanto, le ricerche di sua figlia.

Ancora problemi per il padre di Kata, scomparsa a Firenze da giugno

L’uomo, da poco tornato in carcere per aver violato l’obbligo di firma (era stato scarcerato poco dopo la scomparsa della figlia), è accusato di aver borseggiato una turista insieme ad un suo connazionale. Ad incastrarli sarebbero stati i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate su via Maragliano: Chicclo e l’altro avrebbero approfittato di un momento di distrazione della donna per sottrarle il telefonino contenuto nel vano portaoggetti del passeggino che stava spingendo.

A riportarlo è La Nazione, secondo cui i fatti risalirebbero al mese di maggio del 2021. All’epoca la famiglia di Kata non si era ancora trasferita all’interno dello stabile occupato abusivamente, l’ex hotel dove la bimba di cinque anni è stata avvistata per l’ultima volta il pomeriggio del 10 giugno scorso. Erano da poco passate le 15. Dopo essere rincasata dal lavoro, la madre, che qualche giorno fa ha tentato di nuovo il suicidio, si era accorta della sua assenza, dando l’allarme.

Aveva affidato la piccola al fratello Abel, noto a tutti come “Dominique”, finito in manette nell’ambito di un’indagine – parallela a quella del presunto rapimento della nipote -, relativa al racket degli affitti dell’edificio. Insieme ad altre quattro persone risulta indagato per la scomparsa della bambina, di cui, nonostante le serrate ricerche, da mesi non si hanno notizie.

Le ultime notizie sul rapimento della bambina

Tra gli altri indagati compare anche lo zio paterno di Kata, il fratello del padre, attualmente detenuto. Poi ci sono tre ex occupanti dell’hotel, persone che il giorno della scomparsa della bimba erano state viste lasciare lo stabile con grandi borsoni.

L’ipotesi era che al loro interno potesse celarsi il corpo della piccola, ma le analisi condotte dal genetista Ugo Ricci lo avrebbero escluso, facendo pensare che presto le loro posizioni saranno archiviate. Resta da capire, a questo punto, come abbia fatto Kata ad uscire dall’hotel: di sicuro al suo interno non c’è.

Gli inquirenti, supportati dai “cacciatori di Calabria” dell’Arma, l’hanno cercata ovunque, anche dietro le intercapedini, senza successo. Nei filmati delle telecamere di lei e dei suoi rapitori non ci sono tracce.

Nell’unica e ultima immagine che la ritrae, qualche minuto dopo le 15 del 10 giugno, sta salendo le scale che la riportano all’interno dell’edificio e qualcosa sembra attirare la sua attenzione. Una testimone ha riferito di aver sentito una donna chiamarla. Di chi si trattava e perché non si sarebbe ancora fatta avanti?

I presunti testimoni della vicenda

L’ipotesi dei legali che sostengono i genitori della bambina, gli avvocati Filippo Zanasi e Sharon Matteoni, è che qualcuno sappia la verità e la stia nascondendo, forse per timore. Più volte, insieme ai loro assistiti, hanno lanciato appelli a farsi avanti e a parlare, spesso riferendosi a Lidia, la donna che all’interno del condominio “tutto sapeva” e amministrava.

Interrogata dagli inquirenti, lei ha sempre sostenuto di aver trascorso il pomeriggio di quel giorno a riposare, dopo essersi sottoposta a una seduta di chemio. È possibile che non sia venuta a conoscenza di qualcosa? E gli altri? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui si sta cercando di rispondere. Il caso, però, sembra essere fermo.