Nel mondo della globalizzazione e della tecnologia digitale la centralità dell’uomo e il suo esser diventato capitale immateriale lo pone alla ricerca di una nuova collocazione.
Centrale diventa il modo in cui avviene la crescita culturale dell’individuo, l’interazione tra mondo economico e finanziario con la scuola e le università pubbliche e private. Di questo e molto altro si è parlato ieri al ‘Centro studi americani’ di Roma, nel convegno “Il Capitale immateriale…nell’era della globalizzazione economica e finanziaria”.
Le nuove sfide del capitale immateriale
Tante le personalità intervenute al convegno voluto dal ‘Centro studi americani’ e presentato dal consigliere Mario Alì, già Direttore Generale MIUR, Consigliere e magistrato della Corte dei Conti.
Tra gli ospiti anche Carlo Cottarelli, Direttore Peses, Università Cattolica del Sacro Cuore, S.E. Mons. Fabio Fabene, Segretario del Dicastero delle cause dei santi. Giuseppe Novelli, Genetista, già Rettore dell’Università degli Studi di Roma, “Tor Vergata”, Alessandro Picardi, Presidente, Nexting Capital Investments. E Filippo Tortoriello, Presidente e Amministratore Delegato di Gala S.p.A.
Nella sala tanti giovani e anche alcune personalità del mondo della scuola e dell’università per una mattinata di interventi che hanno interessato quei campi di dialogo tra il mondo delle imprese e le università.
Un modo per ripensare alla salvaguardia del capitale immateriale sempre più a rischio isolamento nel mondo globalizzato. Ma non solo, anche un modo per approfondire quel dialogo e la cooperazione tra le università e il resto del sistema produttivo e sociale.
I lavori sono stati aperti dal consigliere Mario Alì che ha voluto sottolineare come sia stata proprio la globalizzazione a mettere in un angolo l’educazione e la formazione a scapito della finanza, dei mercati. “Tralasciando la crescita qualitativa, si sono lasciate indietro le istituzioni che producono quel capitale immateriale riconosciuto come la vera ricchezza delle nazioni”.
Non solo una questione di massimi sistemi globali ma anche riflessioni locali in un sistema come quello italiano dove ogni anno l’alta formazione si è sempre più legata al sistema economico.
Le imprese chiedono di aprire un dialogo accurato sul modo più efficace per far si che si apra un dialogo costruttivo, così che la formazione sia indirizzata verso il progresso economico finanziario.
“Un circuito virtuoso e quello che serve perché tutto l’impatto della frontiera digitale possa essere gestito in maniera produttiva. L’unico modo è mettere a sistema il knon how che abbiamo costruito”.
Tortoriello: “Le imprese hanno salvato questo paese”
Non solo il mondo accademico ma hanno partecipato al convegno soprattutto il mondo delle imprese, nel primo panel il punto è colto da Filippo Tortoriello, Presidente e Amministratore Delegato di Gala S.p.A.
“Fare ricerca e innovazione è l’unico modo per poter compere. Se questo paese fosse stato normale saremo i primi in Europa. Le imprese hanno salvato l’Italia”.
Anche per Tortoriello al centro del discorso bisogna collocare quel capitale immateriale che è il vero valore aggiunto per ogni sistema innovativo e tecnologico. Il sistema diventa virtuoso solo se la concentrazione della capacità formativa entra in connessione continua con la produttività delle imprese.
Cottarelli: “C’è bisogno di maggiori investimenti nell’istruzione”
Tra gli ospiti c’era anche il professor Cottarelli che alcune mesi fa si è dimesso da onorevole per dedicarsi ad alcuni progetti legati al mondo della scuola e dell’università. Lo stesso professore della Cattolica di Milano ha precisato come la scuola d’oggi sia lo specchio della grande disuguaglianza della società italiana.
Proprio grazie a questa nuova esperienza, anche di monitoraggio e studio del sistema scolastico italiano, ha portato il professore Cottarelli ha scovare uno dei grandi problemi della scuola. “Oggi i professori impiegano troppo tempo in pratiche burocratiche che fanno perdere tempo all’istruzione. Bisogna che questo venga invertito”.