La blockchain più leggera al mondo: questo è il biglietto di visita con cui si presenta Mina al mercato delle criptovalute. In effetti la sua rete è progettata in maniera da conservare una dimensione costante pari ad appena 22 kB, indipendentemente dal numero di transazioni in lavorazione all’interno del network. Una dimensione tale da rendere possibile a chiunque sia intenzionato a farlo di gestire un nodo e apportare il suo lavoro per garantire la sicurezza del sistema, senza far ricorso ad hardware sofisticato. Non stupisce, quindi, l’attenzione che ha saputo attirare Mina sin dal suo esordio.

Mina: cos’è e cosa si propone

Mina si propone di dare vita ad un vero processo di decentralizzazione. Per capire meglio, basterà ricordare come la blockchain di Bitcoin pesi centinaia di GB, rendendo di fatto impossibile l’assunzione del ruolo di nodo senza essere dotati di apparecchiature estremamente costose. Da ciò discende la concentrazione del mining nelle mani di poche grandi società, che si traduce in una vera e propria centralizzazione contraria agli intenti espressi da Satoshi Nakamoto nel suo celebre white paper.

A fronte di questi dati mina contrappone i soli 22 kB della sua blockhain, in pratica il peso di una immagine o di due tweet. Un dato il quale permette a chiunque sia intenzionato a farlo di diventare un nodo, senza dover spendere un occhio della testa.

Per assumere tale funzione, in effetti, possono bastare un processore A 8 Core e 16 GB di RAM. Se si possiedono tali requisiti di sistema basta seguire la procedura indicata sul sito ufficiale dell’azienda. In particolare, basta eseguire poche e semplici righe di codice su una Docker Virtual Machine. In alternativa, è possibile ricorrere al cloud, provvedendo al lancio del proprio nodo tramite Google Cloud Platform, Amazon Web Service, Digital ocean oppure Microsoft Azure.

Altra caratteristica di Mina è poi il ricorso a Zero-Knowledge Succinct Non-Interactive Arguments of Knowledge (zk-SNARKS), una prova crittografica che permette l’autenticazione di informazioni senza doverle rivelare. Si tratta di un concetto informatico che è stato sviluppato da Silvio Micali, il fondatore di Algorand e che viene utilizzato anche da una privacy coin, Zcash.

Mina, però, adotta un accorgimento che conduce ad un calcolo incrementale degli SNARKS, in modo tale da concentrarli esclusivamente sugli ultimi blocchi. In pratica, quindi, i validatori si limitano a controllare soltanto la prova compressa al posto della cronologia integrale delle transazioni contenute in un blocco.

Come funziona Mina

Nel modo di gestire le transazioni Mina presenta numerosi punti di contatto con Bitcoin, oltre ad impiegare il modello di conto che è usato all’interno di Ethereum. Quest’ultimo, a differenza di quanto accade nella blockchain di BTC, ove è presente una lista di token che non sono stati spesi, contiene i saldi dei vari conti.

Per quanto concerne il meccanismo di consenso, la sua blockchain impiega Ouroboros Samasika, un meccanismo di tipo Proof-of-Stake che è stato espressamente creato per servire reti decentralizzate minimali.

Infine, Mina per poter funzionare in maniera realmente efficace prevede la presenza di due figure di nodo specializzate all’interno del network:

  • i produttori dei blocchi, cui spetta il compito di selezionare le transazioni che devono essere incluse nel blocco successivo venendo ricompensati per l’operazione. Si tratta in pratica dell’equivalente dei minatori o dei validatori di altre catene;
  • gli snark workers, o snarkers, i quali apportano la necessaria potenza di calcolo al fine di aiutare nella compressione dei dati del network e nella generazione delle prove delle transazioni. Questi nodi vengono remunerati dai produttori di blocchi in MINA.

Le prospettive per il futuro

Le caratteristiche tecnologiche di Mina sono estremamente interessanti. Non solo permettono di avere una blockchain di dimensioni irrisorie, ma riescono a muoversi anche in un ambito particolare come quello della decentralizzazione con grande efficacia. In pratica chiunque può diventare un nodo e questo, in definitiva, può risultare decisivo nella formazione di una comunità appassionata intorno al progetto.

Proprio questa capacità di inclusione potrebbe in effetti giocare un ruolo chiave nella definitiva affermazione di Mina, nell’immediato futuro. Soprattutto alla luce del fatto che la decentralizzazione viene spesso sbandierata come una semplice bandierina, senza tradursi in fatti concreti, da parte di altri progetti crypto.