MMA: a Torino, il 18 novembre al Pala Gianni Asti, arriva la 26ima edizione di Oktagon: nell’attesa ecco la nostra intervista al Presidente ONE Championship Italia e fondatore dell’evento, Carlo Di Blasi

Di Blasi, Presidente ONE Championship Italia: “Se ci sono i migliori tennisti a Torino, ci saranno anche i migliori nomi internazionali della kick boxing”

Torino questa settimana Capitale dello sport: dal tennis con le ATP Finals 2023 con protagonista Jannik Sinner, all’Oktagon e l’imminente evento di sabato 18 novembre. E proprio nell’attesa del grande evento di mixed martial arts in scena al Pala Gianni Asti di Torino (zona Pozzo Strada), abbiamo intervistato niente meno che Presidente ONE Championship Italia nonchè fondatore dell’evento, ovvero Carlo Di Blasi. Abbiamo iniziato la nostra intervista, partendo proprio dalla location, da una Torino come non mai al centro dello sport italiano.

La scelta di Torino è stata una scelta che abbiamo maturato dopo una lunghissima analisi dei palazzetti e anche del nostro mercato in Italia. Abbiamo avuto un grande successo a Roma dove abbiamo realizzato, tra gli altri, un evento al Centrale del Tennis, riempito in ogni ordine di posti. Abbiamo realizzato due grandi eventi a Firenze e Milano, ovvero la nostra base storica. La scelta di Torino è determinata da tre elementi.”

“Uno: il fatto che il in passato abbiamo strariempito l’attuale Pala Alpitour. La fan base in Piemonte è molto grande. Questo è stato il primo motivo. Il secondo motivo è quello determinato dalla vicinanza tra Torino e Milano. Per noi è di una facilità incredibile venire a Torino con gli operatori. Ma soprattutto anche per il pubblico, avendo noi il grande pubblico a Torino. Il terzo motivo è stato legato alle istituzioni, che ci hanno aperto le porte in una maniera, devo dire straordinaria, concedendoci questo palazzetto che è davvero molto bello, creando un link anche con l’ATP, con cui condivideremo lo spazio della di comunicazione. Quando si parla di sport si parla di sport a tutto tondo sia che uno tiri un pugno o tiri una pallina, è sempre un gesto atletico, presuppone sacrificio, fatica. Se ci sono i migliori tennisti a Torino, ci saranno anche i migliori nomi internazionali della kick boxing.”

La discussione poi si sposta sullo scontro più atteso della serata, ovvero il match tra Mattia Faraoni e Bogdan Stoica. Chiediamo quindi a Di Blasi come è stato organizzato il tutto.

“Chiudere questo contratto è stata una delle cose più difficili che mi sia capitato in carriera, perché parliamo di due star internazionali. Quindi, come come tutti i grandi match – anche nella boxe viviamo questa cosa – ci sono tante variabili, vari passaggi. Devo dire che ha aiutato molto Faraoni, il quale ha indicato la volontà di affrontare Stoica. Pur non essendo Stoica il detentore, sulla carta è fortissimo. Quando un campione deve disputare un titolo volontario ha tempo sei mesi da un match all’altro per indicare lui il suo avversario. Oppure lo indica la Federazione. Questa era una difesa volontaria, e come tale Mattia poteva scegliere chiunque, anche un avversario più facile. Invece, ha chiesto espressamente di incontrare la Bestia Nera della kick, soprannominato The Bad Boy. Ma non è casuale: Stoica è uno che ha vinto in tutti i circuiti perché come nella Boxe esistono più federazioni mondiali. La ISKA è quella più prestigiosa, ma ne esistono anche altre. Stoica ha vinto tutte le altre per cui qui si tratta veramente di una sfida fra campioni in cui chi uscirà vincitore del match sarà una leggenda.”

Di Blasi: “Oggi noi viviamo un momento storico in cui l’atleta non deve essere solamente bravo, ma deve essere mediatico.”

Rimanendo su Mattia Faraoni, chiedi al Presidente ONE Championship Italia Carlo Di Blasi se il successo che hanno questi fighters sui social, e la sempre maggiore copertura mediatica di questi eventi, abbiamo ampliato il numero di persone che si approcciano a praticare questo sport.

Oggi noi viviamo un momento storico in cui l’atleta non deve essere solamente bravo, ma deve essere mediatico. Non come una volta, in cui la televisione accendeva la luce della telecamera e l’atleta o bucava lo schermo o non lo bucava. Ora usciamo da questo schema. Oggi l’atleta deve essere attivo sui social. Gli sponsor, la televisione guardano immediatamente quanti follower, quante interazioni fa, ect. Mattia nasce come Fighter: attenzione, non è un influencer prestato allo sport. Lui è un Fighter che nel periodo del Covid si è particolarmente applicato ed è diventato un personaggio social e quando è tornato alla fine del Covid sul ring ha capitalizzato questo incredibile seguito. Mattia Faraoni è sicuramente un campione, un grande.”

L’ultimo spunto della nostra chiacchierata riguarda un argomento già trattato in alcuni precedenti articoli, ovvero: anche la MMA – come la boxe e tanti altri sport – stà per prendere casa negli Emirati Arabi?

“Durante il match tra Fury e Ngonnou ero a Ryad in occasione dei World Combat Games a cui ho partecipato con una squadra. Quindi certo che, come diceva qualcuno, “follow the money”. Questo, da un lato, se devo essere sincero, mi mette un po di tristezza perché non vorrei vedere tutti gli eventi più importanti solo lì. Ma la verità è che se vogliamo avere un grande sport abbiamo bisogno di grandi risorse e lì ce ne sono molte. Hanno una forte volontà di spendere soldi nei vari settori di questa disciplina. Per cui la risposta è certamente sì. Già c’eravamo, ci siamo e io ritengo che saremo ancora più forti nel futuro.”