Arrivano le prime simulazioni sul taglio del cuneo contributivo, la misura che il governo di Giorgia Meloni ha confermato per il 2024 nella legge di Bilancio per aumentare gli stipendi dei lavoratori alle dipendenze. La soglia di applicazione della bonus contributivo è pari a 35.000 euro al lordo annuali. Stante alle simulazioni dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), superando anche di un solo euro questo limite, si andrebbero a perdere 1.100 euro all’anno.

La perdita riguarderebbe tutti quei lavoratori dipendenti che, durante il prossimo anno, potrebbero ricevere degli aumenti di stipendio dovuti ad avanzamenti di carriera. In caso di sforamento della soglia di 35.000 euro, il maggiore aumento dello stipendio verrebbe azzerato dalla perdita del bonus.

Peraltro, da quanto rileva l’Ufficio parlamentare di bilancio, nel caso in cui la misura del taglio del cuneo contributivo diventasse permanente, si produrrebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più problematico il processo di accordo per il rinnovo dei contratti di lavoro.

Taglio cuneo contributivo 2024, quanto si perde superando 35.000 euro di reddito?

Il taglio del cuneo contributivo, confermato dalla legge di Bilancio 2024 per il prossimo anno, rischia di avere un effetto boomerang in corrispondenza del limite della misura, fissato a 35.000 euro all’anno lordi, pari a 2.692 euro lordi mensili. Al superamento, anche di un solo euro, di questo tetto, si perderebbero 1.100 euro all’anno, per effetto della perdita della misura a sostegno del reddito.

Questa situazione può capitare a chi ottiene degli aumenti di stipendio, ad esempio per un avanzamento di carriera. L’Upb calcola che, per compensare la perdita del bonus, l’aumento del reddito annuale dovrebbe attestarsi sui 2.000 euro.

Taglio cuneo contributivo 2024, i calcoli sugli aumenti degli stipendi

Il calcolo si basa su quanto siano favoriti gli stipendi per effetto del taglio del cuneo contributivo, ovvero la misura – già in vigore sulle buste paga da luglio a dicembre 2023 e confermata per tutto il 2024 – che consente di ottenere uno sconto sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti.

Per effetto dello sconto, la quota contributiva del 9,19% a carico dei lavoratori, viene ridotta di 7 punti percentuali (divenendo il 2,19%) per redditi fino a 25.000 euro all’anno, pari a stipendi di 1.923 euro mensili al lordo, e di 6 punti percentuali (divenendo il 3,19%) per redditi da 25.000 a 35.000 euro lordi all’anno, pari a stipendi da 1.923 a 2.692 euro mensili.

Bonus contributivi, cosa succede se si superano i 25.000 euro all’anno?

Lo sconto contributivo ha il suo massimo di riduzione dei versamenti a carico dei dipendenti, in termini assoluti, in corrispondenza di redditi di 1.600 euro lordi mensili (pari a 20.000 euro all’anno) per la fascia che riceve il bonus del 7%, e di poco più di 1.900 euro in corrispondenza della fascia con bonus del 6%.

Il meccanismo per fasce di reddito (e non per scaglioni), comporta che lo sforamento delle fasce anche di un solo euro comporti una perdita di 150 euro per chi si trovi nella prima fascia e, con un aumento, arrivi alla seconda (per chi passi da meno di 25.000 euro all’anno a più di 25.000 euro), mentre la non applicazione del bonus per il superamento dei 35.000 euro comporta un perdita di 1.100 euro.

Bonus contributivi e rinnovo contratti

Peraltro, l’Ufficio parlamentare di bilancio rileva anche le conseguenze della misura qualora dovesse diventare strutturale, e cioè non avere più scadenze. Per effetto della decontribuzione e del timore di perdere il taglio sui contributi previdenziali, vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale, questione che assume particolare importanza in una fase caratterizzata dall’elevata inflazione.