Nell’ambito della DeFi (finanza decentralizzata) sono molti i progetti che si propongono di assumere un ruolo di rilievo nell’immediato futuro. Tra di essi anche Kava, che ha saputo farsi notare per una peculiarità notevole. Mentre la maggior parte dei progetti in questione si basa su Ethereum, Kava è invece stata costruita sulla blockchain di Cosmos. Si tratta di una scelta che, a detta del team di sviluppo, gli permette di evidenziare ulteriori funzionalità. Funzionalità che potrebbero sancirne il successo nell’immediato futuro.
Kava: di cosa si tratta
Kava è la prima blockchain Layer-1 in grado mixare la velocità e la scalabilità di Cosmos con la sicurezza tipica di Ethereum. La sua catena offre agli sviluppatori la possibilità di dare vita ad applicazioni per le tecnologie Web3 e le blockchain di prossima generazione, proprio grazie ad una architettura che mette insieme gli ecosistemi di Cosmos ed Ethereum, realizzando una perfetta interoperabilità tra di essi.
All’interno del sistema così congegnato KAVA, il token nativo, viene utilizzato nei processi di governo della rete e per lo staking. In tal modo diventa uno strumento essenziale per assicurare le desiderate dosi di decentralizzazione e sicurezza.
Il suo ecosistema prevede anche la presenza di un exchange decentralizzato (DEX), in cui gli utenti che offrono risorse in prestito e quelli che intendono approfittarne possono entrare in contatto diretto, senza alcuna figura di intermediario da remunerare, come avviene invece nel sistema finanziario tradizionale.
Gli utenti di Kava, in pratica, inseriscono le proprie risorse virtuali negli smart contract di Cosmos in modo da poter ottenere prestiti in USDX, una stablecoin ancorata alla quotazione del dollaro statunitense.
Come funziona Kava
A gestire la rete è Kava DAO, un’organizzazione autonoma decentralizzata composta da validatori e staker. Sono loro ad assicurare che siano conseguiti adeguati livelli di efficienza e sicurezza. Il modello adottato è quello tipico della democrazia liquida, in cui sono gli utenti a scegliere se esercitare direttamente i processi di governo o affidarli a delegati. In tal modo sono decise le eventuali modifiche da apportare alla rete e, in particolare, la ripartizione degli incentivi per gli sviluppatori delle due blockchain.
Kava fa leva su una funzione di Cosmos, denominata “zone”, nell’intento di gestire le valute virtuali che sono accettate. In tal modo è possibile allargare l’ecosistema a token come XRP (Ripple), Bitcoin, BNB e altri.
Gli utenti, a loro volta, possono fornire il collaterale per i prestiti e dare luogo al minting di USDX. Nel farlo sono premiati in ricompense settimanali, le quali sono corrisposte in KAVA. Gli importi ricevuti vanno in pratica a dipendere dalla quantità di USDX coniata e dal tipo di garanzia collaterale usata. Ogni settimana sono coniati 74mila KAVA da utilizzare in queste operazioni.
Le prospettive per il futuro
A fondare Kava sono stati Brian Kerr, Scott Stuart e Ruaridh O’Donnell, nel 2018. Proprio loro hanno proceduto alla creazione di Kava Labs, una società a scopo di lucro cui è stato affidato il compito di sovrintendere e guidare lo sviluppo della piattaforma.
Per finanziare i piani in tal senso nell’anno successivo è stata poi organizzata una una vendita pubblica di token, su Binance, con la cessione del 6,5% dell’offerta totale in cambio di circa 3 milioni di dollari. Mentre il 2020 è stato l’anno che ha visto il debutto ufficiale della piattaforma di prestiti decentralizzati.
Come è facile capire, Kava si propone con notevoli ambizioni, puntando in particolare a ritagliarsi un ruolo di rilievo nella finanza decentralizzata. Ovvero in quel filone del web3 che, secondo gli esperti, rappresenta una vera miniera d’oro.
Al momento Kava naviga al 64° posto della classifica di settore, una posizione che si prefigge di migliorare nell’immediato futuro. Un proposito il quale, peraltro, potrebbe essere agevolato anche dai primi segnali di ripresa del mercato crypto.