Sono passati 13 anni da quando M.C., un 52enne di Roma rubò più di 350 fotoceramiche di giovani donne con capelli lunghi all’interno del cimitero del Verano. Un episodio che gli costò l’arresto, ma che non gli impedito di realizzare un nuovo colpo: il furto delle ceneri di Elena Aubry.

La 26enne perse la vita in un tragico incidente il 6 maggio del 2018 sulla Via Ostiense a Roma, mentre era a bordo della sua motocicletta. Nel 2022, sei funzionari sono stati condannati al processo per la dipartita della giovane, insieme ai 2 tecnici delle imprese che si aggiudicarono l’appalto della strada. La madre della vittima, Graziella Viviano, persegue da anni la sua battaglia per la sicurezza stradale e per evitare che altre persone perdano la vita ingiustamente.

Tag24 ha intervistato la criminologa Roberta Sacchi per saperne di più sulla necrofilia e su questa perversione sessuale.

Ceneri Elena Aubry rubate, parla la criminologa Roberta Sacchi

D. Quali sono le motivazioni che hanno spinto l’uomo a rubare le ceneri di Elena Aubry?

R. Il soggetto è affetto da una parafilia, nota come necrofilia. Quest’uomo che è stato imputato per il furto delle ceneri di Aubry, ha iniziato questa attività circa 10 anni fa.

D. Ci può spiegare cos’è la necrofilia?

R. Il necrofilo prova attrazione e piacere sessuale per un cadavere o per parti di esso, inclusi oggetti appartenuti a persone decedute. È una perversione del comportamento sessuale insieme ad altre, tra cui il feticismo, il voyeurismo, il sadismo, la pedofilia, tutte principalmente di natura sessuale, con cui spesso si associa. La necrofilia è una perversione piuttosto rara, che affligge principalmente soggetti di sesso maschile. Seguendo la classificazione del famoso scienziato statunitense Aggrawal, che ha suddiviso in necrofili in 10 categorie, la persona che ha trafugato i resti della giovane Elena Aubry è un necrofilo feticista.

D. Chi sono i necrofili feticisti?

R. Sono soggetti che non praticano attività copulatoria con i cadaveri, ma possono prenderne alcune parti oppure prendere oggetti appartenuti persone decedute per praticare, diciamo, in solitudine, attività autoerotiche. Spesso i necrofili feticisti scelgono “vittime” sconosciute recandosi appunto nei cimiteri.

Dalla perizia il necrofilo è capace d’intendere e di volere

D. Il trafugatore delle ceneri di Aubry è capace d’intendere e volere?

La perizia condotta su M.C, imputato per aver trafugato l’urna con le ceneri della Aubry è stato dichiarato pienamente capace di intendere e volere. Questo risultato non mi stupisce perché la maggior parte dei necrofili non presenta alterazioni gravi della psiche o ritardi intellettivi che inficiano la loro corretta percezione della realtà o la possibilità di comprendere la portata delle loro azioni.

D. La perizia sull’uomo che ha rubato le ceneri di Aubry è corretta?

R. Non ho elementi per dire il contrario.

La necrofilia è un reato?

D. Secondo lei c’è bisogno di pene più severe? Ci sono leggi per la necrofilia o la condanna è solamente per furto?

R. Non c’è un reato di necrofilia. Queste persone possono essere accusate di furto, di vilipendio di cadavere, oppure di omicidio nel caso di necrofili che uccidono per soddisfare le loro esigenza di contatto con il cadavere per ottenerne piacere sessuale. Alcuni di questi soggetti uccidono per manipolare le parti interne di un cadavere, per smembrarlo, come fece in modo emblematico Jack lo squartatore o Jeffrey Dahmer. Tra questi soggetti, spaventosi ma rari, rientra secondo me il killer di Pamela Mastropietro, che ha sezionato il cadavere e successivamente lo ha messo all’interno di una valigia smembrandolo ben oltre “il necessario” che sarebbe bastato per occultarlo.

D. Cos’è che spinge queste persone a non coltivare una relazione normale?

R. Questi soggetti non tollerano il rifiuto, quindi una persona deceduta per definizione non può rifiutarli. Sono molto spesso degli incompetenti relazionali, per non dire sessuali. Per esempio Danilo Restivo, che è stato un feticista, tagliava ciocche di capelli alle ragazze. Il feticista è un insicuro per cui preferisce rapportarsi con parti del corpo piuttosto che con il soggetto intero, perché questo gli dà maggiore sicurezza.

La necrofilia si può curare?

D. Esiste un percorso terapeutico o una cura da queste malattie?

R. Le parafilie sono una classe di malattie piuttosto difficili da trattare, specialmente perché questi soggetti non ritengono di essere malati quindi non cercano aiuto. I soggetti affetti da parafilie che commettono reati presentano un altissimo tasso di recidiva. L’entità della pena non è minimamente in grado di fare da deterrente perché il loro impulso va molto oltre la valutazione del rischio.

D. In conclusione, c’è qualcosa che si può fare per prevenire questi comportamenti e questi reati?

R. Ci sono delle raccomandazioni che possono evitare questo tipo di situazioni. Ad esempio l’esposizione di salme imbalsamate di santi, di beati e quant’altro, è una pratica che stimola moltissimo questi soggetti. I necrofili si recano nei luoghi dove le salme sono esposte per praticare attività autoerotica e ogni tanto qualcuno viene anche arrestato in flagranza di reato. È bene sapere che alcuni operatori mortuari “scelgono” questo lavoro per soddisfare questa particolare esigenza quindi la selezione di questi soggetti deve essere attenta. La chiave del giallo del trafugamento della bara di Katy Skerl può essere questa. Se fosse stato M.C. ne avremmo trovato traccia nel materiale sequestrato in casa sua, perché, come dicevo, il necrofilo conserva il cadavere o gli oggetti trafugati per trarne piacere sessuale e rinnovarlo continuamente.