L’invecchiamento della popolazione lavorativa in Italia sta portando a profondi cambiamenti nel panorama lavorativo e sociale del Paese. Una recente indagine Inapp su un campione rappresentativo di piccole e medie imprese italiane ha evidenziato che oltre il 20% degli imprenditori ha notato un invecchiamento del personale negli ultimi cinque anni, con più del 28% che considera questo trend uno svantaggio per la propria azienda.
L’incremento del numero di lavoratori anziani in Italia è un fenomeno che ha catturato l’attenzione non solo di sociologi e demografi, ma anche del mondo imprenditoriale. Una recente indagine dell’Inapp ha messo in luce questo trend, evidenziando preoccupazioni e sfide legate all’invecchiamento della forza lavoro.
Aumento dei lavoratori anziani in Italia: dati e implicazioni
Dal 2005 al 2022, si è registrato un notevole aumento della percentuale di lavoratori tra i 50 e i 64 anni. Mentre nel 2005 la quota era del 21%, nel 2022 è salita al 37%.
Più di un quarto degli imprenditori italiani vedono l’invecchiamento del personale come uno svantaggio, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei carichi di lavoro e l’adattabilità alle nuove tecnologie. La preoccupazione riguarda anche la flessibilità oraria e l’adattabilità a nuove mansioni. Il gap generazionale che si riflette sul mondo del lavoro è lo stesso gap che intercorre tra metodiche di lavoro passate e attuali.
La sfida non si limita alla sola gestione aziendale, ma riflette anche problemi più ampi come la carenza di competenze digitali tra i lavoratori più anziani. Una delle maggiori preoccupazioni, infatti, è legata proprio alle competenze digitali dei lavoratori più anziani. Il 41% degli imprenditori ritiene che le competenze digitali di questa fascia di età siano inadeguate, suggerendo la necessità di investire in formazione continua per svilupparle ulteriormente.
Collaborazione tra governo e Inapp: accordo triennale per l’invecchiamento attivo
Nell’ambito dell’impegno nazionale per affrontare le sfide demografiche, è stato stipulato un accordo triennale tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Inapp. Questo accordo si inserisce nel contesto del Piano di azione internazionale di Madrid sull’invecchiamento attivo e mira a individuare e implementare strategie a supporto dell’invecchiamento attivo.
L’accordo punta a sviluppare politiche e strategie che rispondano ai bisogni emergenti legati all’andamento demografico. Inoltre, si focalizza su determinanti chiave di diseguaglianza economica e sociale, tra cui l’approccio di genere.
L’Inapp svolge dunque un ruolo cruciale in queste iniziative, collaborando con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e partecipando a gruppi di lavoro internazionali come lo Standing Working Group on Ageing dell’Unece.
I punti di forza dei lavoratori anziani
Sebbene l’invecchiamento della forza lavoro possa essere visto come un problema, è importante riconoscere anche le potenzialità e le competenze uniche che i lavoratori più anziani possono portare.
Assumere o mantenere lavoratori anziani porta benefici tangibili alle aziende. Questi dipendenti tendono a essere più fedeli, risparmiando costi di turnover. Con la loro vasta esperienza, possiedono competenze cruciali come il problem solving e la comunicazione, preziose nella trasformazione digitale. La loro maturità fornisce stabilità e capacità di mentoraggio, specialmente in situazioni di pressione. La diversità d’età in azienda migliora la produttività, soprattutto in settori innovativi. Assumere personale “anziano” può richiedere adattamenti di ruoli e orari, ma arricchisce l’organizzazione con un’ampia gamma di competenze e prospettive.
Per assicurare che i lavoratori anziani rimangano competitivi e produttivi, tuttavia, resta essenziale investire in programmi di formazione e aggiornamento, soprattutto nelle aree delle competenze digitali.
Assistenza familiare e isolamento sociale
L’invecchiamento della popolazione ha implicazioni che vanno oltre il mercato del lavoro. Molti over 50 non lavorano a causa dell’impegno nell’assistenza ai familiari, e il 15% degli anziani vive in condizioni di isolamento sociale. Questi fattori contribuiscono a un aumento dei sintomi depressivi e dell’insoddisfazione tra gli anziani.
Inoltre, la disabilità colpisce il 13% degli anziani, con una prevalenza maggiore tra le donne e le persone economicamente svantaggiate o con basso livello di istruzione.