Andrea Brandolini, Vice Capo Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, certifica una crescita del 2023 molto moderata e una stima al ribasso per quanto riguarda il 2024. L’ipotesi è quella di un rafforzamento guardando al prossimo biennio, confidando in una maggiore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

“Le nuove informazioni non alterano le valutazioni pubblicate lo scorso ottobre dalla Banca d’Italia, secondo le quali la crescita del prodotto si attesterebbe allo 0,7% quest’anno. L’attività si rinforzerebbe  gradualmente nel corso del prossimo biennio, grazie soprattutto al recupero del potere d’acquisto delle famiglie,  all’irrobustimento degli scambi internazionali e all’attuazione delle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e  resilienza. Le nostre previsioni pubblicate sul bollettino economico sono leggermente inferiori a quelle che dà il  governo: per il 2023 sono lo 0,7% e per il 2024 allo 0,8%.”

Bankitalia: “Opportuno definire l’orientamento per il medio termine riguardo la voce contributi”

Il tema del potere d’acquisto delle famiglie è centrale per Bankitalia, perché rappresenta un dato che può fare da volano a tutta l’economia. Nella Manovra 2024 è prevista una riduzione del cuneo fiscale, ma Bankitalia pone l’accento riguardo al fatto che questa sia una misura transitoria.

Lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse  nell’attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. Per  evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine“.

Critiche anche riguardo al capitolo sanità

Anche Bankitalia non risparmia critiche verso la gestione del Sistema Sanitario Nazionale. In particolare, si evidenzia come si preveda una diminuzione della spesa nel prossimo triennio. Questo a fronte, però, di fattori che lascerebbero presupporre come necessaria una marcia in senso opposto. I tanti aspetti critici della Legge di Bilancio hanno indotto, infatti, i medici ad incrociare le braccia, proclamando uno sciopero il prossimo 5 dicembre.

“Le tendenze illustrate nella NADEF e l’aumento del finanziamento al Servizio sanitario nazionale indicano che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL nel prossimo triennio diminuirebbe gradualmente, al di sotto del livello medio nel quinquennio precedente la pandemia (6,5 per cento). In prospettiva l’invecchiamento della popolazione italiana, tra i più pronunciati al mondo, e l’associata diffusione di patologie croniche genereranno ulteriori pressioni per un incremento dell’offerta pubblica di prestazioni sanitarie.”