Ci sono novità sull’omicidio di Rimini: la sera del 3 ottobre scorso, poco prima che Pierina Paganelli venisse uccisa a coltellate sulla rampa d’accesso al garage di via del Ciclamino, la nuora Manuela e l’amante, Louis Dassilva, vicino di casa dell’anziana, si sarebbero scambiati dei messaggi intimi, parole d’amore ma anche di ansia, in cui Manuela si diceva preoccupata per la riunione con i Testimoni di Geova che avrebbe dovuto tenersi l’indomani sera sul suo destino.

Il giallo dei messaggi tra Manuela Bianchi e Louis Dassilva prima dell’omicidio di Pierina Paganelli a Rimini

Gli anziani della congregazione, venuti a conoscenza della sua relazione extraconiugale, avrebbero dovuto decidere se perdonarla oppure dissociarla (cosa che non avrebbe influito, comunque, sui suoi rapporti familiari, come è stato messo in luce dalla congregazione stessa).

Non era una questione di poco conto e Manuela Bianchi lo sapeva bene. Anzi, ne era preoccupata, come avrebbe rivelato all’amante e vicino di casa Louis in alcuni messaggi che i due si sarebbero scambiati poco prima dell’omicidio di Pierina Paganelli, consumatosi attorno alle 22.15 del 3 ottobre scorso.

L’anziana era da poco rincasata dopo aver partecipato a un incontro di preghiera a bordo della sua Fiat Panda di colore rosso, ripresa dalla telecamera di videosorveglianza di una farmacia situata nei pressi del garage dello stabile.

Dopo averla attesa accanto alla porta tagliafuoco che dà accesso all’ascensore e alle scale, il suo assassino l’avrebbe salutata con un “ciao” e poi colpita ripetutamente con un coltello da carne dalla lama di 15 centimetri. Poi avrebbe simulato una violenza sessuale, strappandole la gonna e l’intimo. Gli inquirenti sono convinti che la conoscesse.

I principali sospettati e i loro alibi

A trovare il cadavere della 78enne riverso a terra nel garage del condominio era stata proprio la nuora Manuela, uscita di casa per portare a scuola la figlia di 16 anni. Agli inquirenti la donna ha riferito di non aver riconosciuto subito sua suocera: a causa del buio aveva pensato che si trattasse di un’altra persona e che fosse semplicemente caduta.

Dopo aver visto il corpo aveva quindi chiesto aiuto e anche Louis era sceso a controllare. Così si erano resi conto che la donna era morta, risalendo alla sua identità. Una versione dei fatti che non ha mai convinto chi indaga, secondo cui i due, insieme al fratello di lei e alla moglie di lui, sarebbero in qualche modo coinvolti nel delitto.

I fratelli Bianchi sostengono di aver tracorso la sera dell’omicidio nell’abitazione della donna, insieme alla figlia di 16 anni. I dirimpettai di Pierina dicono invece di aver guardato un film a casa, perché Louis, da poco incidentato, era dolorante e zoppicava (cosa che le telecamere hanno smentito). Su loro quattro si concentrano i sospetti.

Il possibile movente, le contraddizioni

Tra loro e Pierina, infatti, i rapporti erano tutt’altro che distesi. Lo hanno ammesso loro stessi, raccontando di come Valeria avesse origliato le conversazioni avute dall’anziana con i figli, nel corso delle quali si sarebbe riferita a Manuela con l’appellativo di “donna facile”.

Ci si chiede se non sia possibile che i rancori provati dalla donna non siano stati la miccia, il movente del delitto. E se le contraddizioni emerse dalle dichiarazioni che lei e gli altri hanno finora rilasciato non siano semplicemente frutto di un tentativo di depistaggio. È ciò su cui si sta lavorando per fare luce sul caso.

Ne parlavamo in questa intervista esclusiva: Omicidio Paganelli a Rimini, l’investigatore Ezio Denti: “Chi ha ucciso Pierina la odiava, che non ci siano indagati non significa che non ci siano forti sospetti”