Prosegue il processo nei confronti di M.C., l’uomo accusato di aver rubato le ceneri della giovane Elena Aubry dal cimitero del Verano. La 26enne, perse la vita il 6 maggio 2018 in un tragico incidente stradale a Roma mentre attraversava la Via Ostiense a bordo della sua motocicletta.

Sul 52enne necrofilo, cadono numerosi capi di accusa, tra cui: vilipendio e occultamento di cadavere, sottrazione e il furto di una moto giocattolo e un quaderno con i saluti, foto e ricordi firmato dagli amici della vittima.

L’uomo è stato sottoposto a perizia psichiatrica e dichiarato sano di mente nonché capace di intendere e di volere.

Tag24 ha intervistato Graziella Viviano, la madre di Elena Aubry riguardo questa dolorosa vicenda.

Le ceneri di Elena Aubry rubate dal cimitero: intervista alla madre Graziella Viviano

D. Le cronache parlano nuovamente del furto delle ceneri di sua figlia Elena, come e quando è accaduto?

R. È successo subito dopo il Covid, sono andata al cimitero il giorno dell’anniversario della morte di Elena. Era il 5 maggio del 2021, e sai quando soffri già tanto di tuo e aggiungono ancora altro dolore? Sono andata lì perché sapevo che poi sarebbero andati tanti motociclisti per ricordare mia figlia, e ho trovato un buco vuoto, come se nel cinerario non fosse mai stato deposto niente.

A terra c’era la lapide e il mazzo di rose rosse finte che avevo messo all’interno della bara, ma il resto era sparito. Le ceneri di mia figlia non c’erano più, inoltre era sparita anche una piccola motocicletta che degli amici le avevano regalato e un libro con le dediche di tutte le persone. Può immaginare il dolore che quest’uomo ha provocato?

D. Inizialmente ha pensato ad uno spostamento effettuato dal cimitero?

R. Sì, pensavo fosse legato al Covid o che ci fosse stato un problema. Mi sono detta: forse il cimitero ha spostato qualcosa, magari sono in corso dei lavori, come si può immaginare una cosa del genere? Nessuna mente normale può arrivare a qualcosa del genere.

D. Ricostruendo l’avvenimento, il profanatore della tomba è stato definito sano di mente, lei cosa ne pensa della perizia psichiatrica fatta a quest’uomo?

Io mi fido molto della magistratura e del risultato della perizia psichiatrica. Questa persona ha una perversione, è capace di intendere e di volere, e la sua parafilia è pari a quella che potrebbe avere un pedofilo. Il pedofilo è cosciente di ciò che fa e ha questa perversione a considerare squallidamente la questione di rapporti sessuali con bambini. E chi è malato di pedofilia la considera una reazione normale. E’ una devianza, come quella di quest’uomo che si innamora di donne morte. Ovviamente quest’uomo non è un pedofilo, da quel che sappiamo la pedofilia non centra nulla.

Il ladro è lo stesso che ha trafugato i resti di Katty Skerl?

D. Ritiene abbia bisogno di cure psicologiche o no, essendo capace di intendere e volere?

R. Quel che ha fatto ad Elena, è stato purtroppo il proseguimento di una carriera, è partito dal rubare delle foto, ed avere oltre 350 fotografie di donne morte, ha fatto un vero e proprio “salto”, ed è passato dagli scatti a prendere le ceneri di una ragazza, che ha conservato a casa sua, non è uno che lo fa casualmente e si annota tutto su un taccuino. È un habitué, per dirla in modo bonario.

D. Secondo lei, un caso del genere merita pene più severe, oltre la questione del furto? Un po’ come accaduto per il caso Katty Skerl, la 17enne uccisa a Grottaferrata nel gennaio 1984? Qual è la pena più giusta?

R. Riguardo la pena, una cosa è sicuramente certa, una persona che fa una cosa del genere crea dolore. Forse più di una ferita, di una coltellata, un dolore morale le assicuro, molto forte e pesante.
Dall’origine del mondo, dell’uomo, dalle piramidi, chi entrava dentro un sepolcro per rubare una salma, sappiamo a che cosa andava incontro.

È considerato in tutte le regioni di ogni cultura, il delitto più infame che ci possa commettere. Come le ho raccontato nell’intervista sul processo per il caso di Elena, le rispondo che io non sono un giudice. Non sono in grado di emettere una condanna, dare un quantum sulla pena. Posso solo dire una cosa che mi auguro sia una pena adeguata a evitare che a persone venga in mente di fare cose del genere.

D. Si dovrebbe pensare al dolore delle famiglie, è vero la persona non c’è più ma il corpo è un simbolo, che si trova all’interno del cimitero per ricordare i propri cari.

R. Si può fare male in tanti modi, tirando un pugno fisicamente o creare un male psicologico fortissimo. Sarei potuta morire d’infarto in quel momento, parliamoci chiaro, il cielo probabilmente mi protegge. Io sto cercando di fare il possibile per far sì che non muoiano altre persone e per fortuna sono ascoltata dalle istituzioni. Non si tratta di un simbolo, il corpo è l’unica cosa che rimane ai propri cari, è una questione di rispetto verso la famiglia che lo ha perso e verso il defunto.

D. Si riferisce alla legge sull’alcolock?

R. Sono stata convocata dal ministro Salvini e adesso c’è una collaborazione. Evidentemente in questi mesi devo aver dato una concreta dimostrazione di aver argomentato e trovato delle soluzioni a diverse problematiche, tra cui quella dell’alcolock, che è stata importante. Io ho solo un obiettivo: quello di salvare vite e per salvarle devo attuare delle azioni concrete. Non ci sono filosofie astratte.

Bisogna avere consapevolezza in qualsiasi cosa si faccia, a maggior ragione quando si è al volante di un mezzo che circola per le strade. Consapevolezza significa prestare attenzione ed entrare in quel percorso mentale che chiaramente ti porta ad una apertura verso gli altri. Altrimenti se non ti importa degli altri, perché dovresti averla? Detta praticamente: per richiedere consapevolezza bisogna che le persone abbiamo dei valori e portarli a loro, e che gli altri siano parte della propria vita, non solo ma anche del mondo intorno a noi e della nostra società. Possiamo dire che la consapevolezza è uguale all’amore, è un gesto d’amore.

Il ritrovamento delle ceneri di Elena Aubry

D. Invece, per quanto concerne sempre il discorso delle ceneri, sono state riconsegnate? Come anche il quaderno contenuto all’interno del loculo?

R. No, il quaderno non mi è stato mai restituito, l’unico oggetto è stata l’urna e la motocicletta giocattolo. Mi creda su una cosa, le strade in cielo sono infinite. Quando sono andata a scegliere l’urna per la cremazione di mia figlia, ne ho scelta una in particolare, non una di quelle standard, uguale a tutte quelle che danno al cimitero.

Un vaso unico, verde come il colore degli occhi di Elena perché dipinto a mano. Quando ho visto l’urna normale mi sono rifiutata all’idea di mettere all’interno i resti di mia figlia. Il ladro aveva tolto l’etichetta col nome di Elena, ma era rimasto il sigillo, quindi l’abbiamo ritrovata.

D. E cosa c’era scritto nel quaderno? Firme e pensieri di amici?

R. Scritti per Elena, e non solo da parte mia, ma di tutti gli amici di mia figlia. Sono venute tantissime persone per l’ultimo saluto al Verano, e ognuno ha scritto un pensiero per ricordarla. Ed Elena ha fatto il suo ultimo viaggio in moto fino alla sua sepoltura. E purtroppo quel quaderno è sparito. Qualche giorno prima avevo scattato le foto dell’intero quaderno, dei pensieri all’interno e lo abbiamo ricostruito, è stato un po’ più semplice ricrearlo.

D. Ha avuto qualche contatto con questa persona? Nel senso anche mediante i legali? Avete avuto un confronto?

R. Nessun contatto, ricordo il suo volto perché è stato trasmesso su Chi l’ha visto, è stato scioccante.

Il Cimitero del Verano necessita di un organo di controllo

D. Cosa rischia quest’uomo a livello processuale? L’accusa è solo di furto?

R. Questa volta non si tratta del furto di un oggetto, ma tutto ciò che è previsto dal codice istituzionale. Pagherà tutto quello che non ha pagato prima, questa volta si tratta di vilipendio di cadavere. Credo che non andrà molto bene questa volta. La cosa allucinante, è che questa persona scriveva in maniera molto precisa delle indicazioni che sono allarmanti. Una cosa che a me ha colpito è che il Verano, è stato definito una zona di Tizio e Caio, come se fosse stato lottizzato. Ci sono delle aree a disposizione dei saccheggi da parte di necrofili, ma non solo, anche furti di opere d’arte, statuine, marmi etc… Il Verano è come un museo, è come se noi lasciassimo aperto le porte di un museo al saccheggio a chiunque gli venga in mente ed è qualcosa di risaputo qui a Roma.

D. Lei pensa che il ladro delle ceneri sia lo stesso che ha trafugato la lapide di Katty Skerl?

R. Non credo sia stato lui, ma se si ruba il cadavere di una ragazza che è stata uccisa, si toglie la possibilità di poter analizzare anche con molto ritardo, di nuovo, quello che è rimasto e l’assassino se la cava. Non essendoci un corpo, dopo 30 anni ad oggi, tutte le tecniche di indagini si sono evolute e il caso poteva essere risolto. Le cose che non si vedevano all’epoca adesso possono essere analizzate. L’elemento regina sul quale fare ulteriori ricerche, era proprio la salma che non è stata più trovata.

D. Secondo lei ci vorrebbe uno organo di controllo del cimitero?

R. Il Verano è un cimitero monumentale, bisognerebbe salvaguardarlo come con un museo. I nostri defunti dovrebbero essere più importanti di un’opera d’arte. Se non riusciamo a giustificare un intervento di guardiania, facciamolo almeno le opere. È impressionante il fatto che questi soggetti siano a a piede libero. Spiegai già tempo fa, al precedente direttore del Verano, che si tratta di una situazione vergognosa e scandalosa. E non c’è bisogno di ingenti somme di denaro, perché ora come ora abbiamo i droni infrarossi che possono tranquillamente sorvolare il cimitero di notte. Ma come al solito c’è menefreghismo e facciamo morire i morti per menefreghismo. Scaviamo sul fondo del dolore delle persone e questo è indecente in un paese come il nostro. E consiglio alle famiglie di andare a trovare spesso i propri cari per vedere in che condizioni sono le tombe, per evitare ulteriori furti.